XIII capitolo

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Aveva deciso di fare finta di niente, come se gli eventi appena successi non si fossero in realtà mai verificati, nemmeno nella sua testa. E la cosa le costava decisamente fatica. Cancellare quel drammatico pomeriggio a Hogsmeade sembrava peggio di una missione impossibile.

Subito dopo essere scappata dal villaggio, lasciando Malfoy a fissarla mentre si allontanava, era tornata immediatamente nella sala comune di grifondoro, senza soste o distrazioni. Nemmeno Hugo che correva per i corridoi imprecando sonoramente, causa dimenticanza in biblioteca di un libro essenziale per il suo tema, era riuscita a farla sorridere.

Non che poi fosse arrabbiata sul serio. Durante il quarto d'ora di corsa leggera dai Tre manici di scopa al portone principale aveva convenuto con sé stessa che Scorpius avesse dei grossi problemi di relazione, oltre che di cervello. Lei non aveva fatto nulla, dopotutto, era lui che aveva improvvisamente dato di matto. Quindi se c'era qualcuno che doveva sentirsi in colpa o in difetto, non era sicuramente lei.

L'avrebbe semplicemente ignorato, cosa che ultimamente non le riusciva troppo bene, ma era convinta che anche lui, una volta rinsavito, avrebbe fatto esattamente lo stesso.

***

«Stai scherzando?»

Il tono glaciale con cui Albus aveva parlato non aveva paragoni nella storia. Il giovane Malfoy, alla vista della vena pulsante sulla fronte di uno dei suoi due migliori amici, si stava chiedendo se mettere al corrente Albus e Derek di ciò che era successo quel pomeriggio fosse stata una mossa saggia.

Inizialmente, spinto dall'istinto di conservazione proprio di ogni serpeverde, aveva pensato di fare elegantemente finta di nulla, sia con la Potter che con il resto del mondo. Poi, però, un dubbio gli era sorto spontaneo: e se quella dannata grifondoro avesse spifferato tutto a Derek e Albus per il suo innato spirito di nobiltà e onore?

Così Scorpius si era detto che forse, almeno per una volta, era il caso di prendere il toro per le corna e divulgare la sua versione dei fatti, prima che la Potter infangasse il suo buon nome con i suoi amici e per tutta la scuola.

«Ehm, ho baciato tua sorella» ripeté lentamente, non più certo del suo ragionamento.

E dire che aveva aspettato il momento giusto per fare parola della cosa: non aveva detto nulla quando Derec era uscito dai Tre manici di scopa ridendo con la Weasley e lo aveva trovato impalato in mezzo alla strada. Non aveva nemmeno cercato di liberarsi la coscienza quando, sulla via del ritorno, aveva incrociato Albus mentre tubava amorevolmente con Cassandra Nott, visibilmente felice di tali attenzioni. Aveva aspettato che i due amici lo raggiungessero in dormitorio, felici e appagati dal pomeriggio appena trascorso e quindi più bendisposti verso la sua persona.

«Che cosa diamine hai nella testa?» scandì lentamente Albus, con un espressione così spaventosa che Scorpius pensò che volesse veramente aprirlo in due per controllare cosa ci fosse all'interno della sua scatola cranica.

«Ehm, il cervello?» rispose scioccamente, incapace di non fare del sarcasmo.

«E allora usalo, accidenti! Mia sorella» ripeté Albus, leggermente più calmo.

«Non l'ho fatto apposta - provò a giustificarsi, notando con orrore che lo sguardo di Al si era fatto ancora più duro - Mi dispiace, ok?»

Per tutta risposta il giovane Potter lo scrutò come se gli volesse saltare alla gola da un momento all'altro, senza proferire verbo, facendo scoppiare a ridere Derek.

«Che diamine hai da ridere?» chiesero Scorpius e Albus, voltandosi entrambi in direzione dell'amico, pigramente sdraiato sul suo letto.

«Siete ridicoli. Tu – disse, apostrofando Scorpius – Ti sei preso una cotta per Lily, ma non hai il coraggio di ammetterlo neanche a te stesso, mentre tu – proseguì, rivolgendosi ad Albus – fai tanto il protettivo ma sotto sotto ti fidi abbastanza di Scorpius per sapere che se ha avuto il coraggio di baciarla e soprattutto di dirtelo vuol dire che forse non è così imbecille.»

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