capitolo 4

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Beh, ammetto che questa situazione è assurda.

Togliermi la benda e trovarmi davanti tutti e 7 i BTS, pronti per provare, è forse l'ultima cosa che mi sarei aspettata.
Quando Jin parla rabbrividisco, e mi immobilizzo alla loro visione.

Non so davvero cosa dire, ne cosa fare.
Mi sento in trappola, perché loro bloccano l'unica porta e io in questo momento vorrei scappare lontano.

Tae mi si avvicina e mi tende una mano.
-posso aiutarti?-
Dice, regalandomi un sorriso meraviglioso. Lo osservo, come un idiota, senza dire nulla, senza essere capace di muovermi.
Mormoro un -no..- per poi indietreggiare.

Quando realizzo la situazione, mi alzo di scatto, facendomi girare la testa, e appannare gli occhi.

Le pillole.
Sei una stupida.
Non me ne sono ricordata.
Dovresti stare più attenta.

La vista mi si fa sempre più appannata, finché non crollo per terra vedendo solo nero.

Quando riapro gli occhi sono sdraiata con la testa sopra le gambe di Jimin.

Di.. Aspettate di chi?!

Alzo velocemente il busto. Ho il cuore che batte all'impazzata e sento che sto per avere una crisi di nervi.

Jimin, che è seduto affianco a me, mi abbraccia da dietro.

Mi tiene stretto in vita, con le braccia che mi circondano tutto il busto, cercando di calmarmi.
-non preoccuparti, ci sono io qui adesso-
La sua voce è rassicurante e in un momento mi tranquillizzo.
Mentre mi sta ancora abbracciando, noto che nella stanza ci siamo sono noi due, poi mi rendo conto che nella palestra c'è la musica accesa e immagino che gli altri stiano provando.

-dovresti essere con gli altri.- dico in quasi un sussurro.

In realtà non voglio che se ne vada. Ho paura che, quando mi lascerà, mi sveglierò dal bellissimo sogno che sto vivendo.
-ero in pensiero per te, allora ho detto agli altri che avrei aspettato che ti svegliassi. Svenire cosi, in mezzo alla palestra, mi hai fatto venire un infarto. Non sapevo se chiamare l'ambulanza o no.-
Quando parla il suo tono sembra davvero preoccupato.
-grazie- mormoro, staccandolo da me, girandomi e dandogli un bacio sulla guancia.
Non so cosa mi sia preso, quindi arrossisco e mi alzo.
Poi, mi inchino, scusandomi.
-non preoccuparti- dice, alzandosi a sua volta. Quando me lo trovo davanti noto la sua altezza rispetto alla mia, e mi sento un po' a disagio.
-dimmi, tu sei Jessica vero?- mi chiede, e io rimango un attimo spiazzata.
-come fai a conoscermi?- domando
-ehm, pensavo tuo padre te l'avesse detto. Beh allora, sorpresa! La nostra palestra è inutilizzabile e allora ci alleniamo qui. Noi tutti sapevamo del tuo arrivo. Ci dispiace averti spaventato- dice inchinandosi.
Le sue parole mi hanno davvero fatto rimanere pietrificata.
Mi conoscono? Davvero? Mi sembra impossibile. Mio padre avrebbe dovuto avvertirmi. Almeno mi sarei presentata in modo decente, senza prendere un infarto.
Almeno non avrei decorato la palestra.

Oddio.
Ouch, questa l'ho sentita anche io.

La mia faccia si fa rosso peperone e Jimin mi guarda preoccupato.
-ti senti bene?- chiede sfiorandomi la fronte con il dorso della mano.
Al tocco rabbrividisco e d'istinto mi allontano.
-sto bene- dico cercando di sembrare in più convincente possibile.
-sicura?- mi chiede guardandomi dritta negli occhi.
-si...-

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