Dieci

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Scelgo un tavolo in fondo al locale, non isolato ma abbastanza per non farmi vedere da Jason e i suoi amici. Un ragazzo vestito di nero, con un'agenda in mano si avvicina al tavolo chiedendomi cosa ordino, "un mojito grazie" rispondo e lui annuisce sorridendomi.

No, senti, strano tizio vestito di nero non sono proprio in vena. Penso nella mia testa sperando che si allontani al più presto prima che mi venga un esaurimento nervoso.

Dopo un paio di minuti ragazzo di prima mi porta il cocktail; mentre sorseggio, ripenso a tutto ciò che mi è capitato oggi. Che giornata movimentata.

Dio...come ho fatto a cadere così in basso, credendo di potermi fidare di lui? Beh, evidentemente mi sbagliavo su di lui.

"A che pensi?" Jason si siede di fronte a me. "Oddio sei un controsenso" sputo non degnandolo nemmeno di uno sguardo; odio dannatamente questo lato del suo carattere: il fatto che dopo avermi letteralmente presa in giro torna come se non fosse successo proprio nulla.

Mi alzo dal tavolo dirigendomi verso la cassa per pagare il mio Mojito.                                                         Senza spostare lo sguardo da un'altra direzione per evitare incontri spiacevoli, esco dal bar ma solo dopo aver realizzato di non avere un'auto, mi fermo di botto.

Jason si scontra con la mia schiena spingendomi in avanti e quasi cado ma ovviamente ha anche dei bei riflessi: le sue braccia circondano la mia vita sorreggendomi per evitare di cadere. Solo dopo aver realizzato cosa stesse accadendo mi dimeno dalla sua presa. "Idiota..." mormoro. Non so se mi abbia sentito o meno, ma francamente poco mi importa.

Cosi decido di camminare, magari con un po' di fortuna troverò un taxi, o nella peggiore delle ipotesi sarò costretta a farmela a piedi. Jason mi sta ancora seguendo ma adesso con una tale insistenza un po' strana da parte sua.

Questa volta non attacca.

"Dove vai a quest'ora della notte? Poi non hai nemmeno l'auto" mi stuzzica, "posso cavarmela anche senza di te" rispondo, e mi sorprendo di me stessa per l'indifferenza con cui gli parlo. "Adesso fermati" mi blocca il braccio facendomi girare verso di lui, "Ti prego. Lascia almeno che ti accompagni." mi guarda con quegli occhi.

Non posso.

Distolgo lo sguardo, "Sai forse avevi ragione, oggi è stato uno sbaglio." mollo la presa e mi incammino di nuovo.

Ad un certo punto mi fermo a causa di un tonfo, come se qualcuno avesse tirato un pugno contro qualcosa e subito dopo scattare l'allarme di un'auto. Mi giro.

Ah Jason, perché ti cacci sempre nei guai?

Cosa dovrei fare adesso? Andare lì, prenderlo per mano e aiutarlo o continuare a camminare in cerca di un po' di fortuna, facendo finta che non fosse successo nul-

come fa lui d'altronde. Mi ricorda il mio subsconcio.

***
Ho chiesto dove avesse parcheggiato la macchina e adesso sto guidando con Jason seduto nel posto del passeggero con una mano sanguinante.

"È questo l'effetto che mi fai, okay? Un minuto prima ho voglia di stuzzicarti e un minuto dopo vorrei spaccare il mondo intero" mi giro a guardarlo per alcuni istanti e sposto di nuovo lo sguardo sulla strada. "Sono abituato a ragazze che mi sbavano dietro e che fanno tutto ciò che voglio che loro facciano;  tu invece sei diversa, mi sai tenere testa e se una cosa non ti sta bene mi vieni contro. Questa cosa mi fa impazzire giuro."

Quando arriviamo non riesco ancora a dire nulla a causa di questi suoi sbalzi d'umore, quindi scendo e mi cammino verso il mio dormitorio, non preoccupandomi di lui. Dopo un po' sento i suoi passi farsi più veloci fino a quando non si affianca vicino a me; continuiamo a camminare in silenzio e arrivati davanti la porta della camera mi fermo appoggiandomi con le  spalle alla porta e lui in quella di fronte.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 23, 2017 ⏰

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