Sette

76 5 0
                                    

Resto immobile di fronte alla persone che mi ritrovo davanti; in tutta sincerità mi aspettavo di trovarmi Jason, invece...non capisco ancora cosa voglia da me. Dopo un paio di minuti finalmente parla "possiamo parlare?" annuisco e ci andiamo a sedere in un divanetto di fronte a noi. "Sei ancora arrabbiata con me?" ha la voce spezzata, non voglio che pianga ma non mi va di fare 'buon viso a cattivo gioco', abbasso lo sguardo "si Hope" fa un respiro profondo prima di parlare. "Lo so che non è stato il mio primo errore, so anche che ogni volta faccio gli stessi, e ti chiedo scusa, però non voglio perderti per queste cazzate" dopo l'ultima parola pronunciata mi alzo di scatto furiosa dal divanetto puntandole un dito contro "Cazzate?" faccio una risata isterica "Davvero Hope? Sai, sono contenta che per l'ennesima volta tu mi abbia confermato di quanto tu sia egocentrica, mi hai lasciata da sola al mio compleanno, l'unica persona con cui ho deciso di passare il mio compleanno, ti sei ritirata di mattina senza nemmeno preoccuparti del fatto che io non avevo la minima idea di dove potessi essere e adesso ti presenti qui con la tua faccia di merda sperando che tutto si possa risolvere e tornare come prima con un semplice 'scusa'. Hai proprio sbagliato persona" dico tutto d'un fiato.

Mi accorgo che tutti hanno gli occhi puntati su di noi, c'è anche Jason che si sta avvicinando con un passo svelto e deciso, si siede accanto a Hope e la abbraccia. Adesso la sta baciando.

Ma che cazzo di problemi ha questo? Ne cambia una al secondo.

Poi mi squadra dalla testa ai piedi con la faccia disgustata, "fai proprio schifo come amica" mi avvicino al lui e adesso il mio viso è ad un centimetro di distanza dal suo, poi mi avvicino al suo orecchio "sei tu che fai schifo come ragazzo, mmmh fammi indovinare... lei è un'altra della tua scorta di fidanzate?" sussurro. Dopodiché mi allontano e intravedo in lontananza Eveline, mi avvicino a lei velocemente con il fiatone, "ei scusami, ma ho scordato la chiave dentro" faccio un sorriso tirato per non far vedere la rabbia in viso, spero che non abbia visto né sentito nulla. Annuisce e apre la porta, appena entrata vado subito in bagno, apro l'acqua della doccia aspettando che si riscaldi mentre mi spoglio; ho l'abitudine di fare tante docce al giorno perché mi aiuta a scacciare via i pensieri brutti e mi fa riflettere. Mezz'ora dopo esco dalla doccia, metto il pigiama e mi corico nel letto ad occhi aperti a pensare. Ho notato che Eveline da quando siamo entrate non ha spiccicato una parola.

Dille qualcosa, ancora stai aspettando?

Momento momento.
Mi metto a sedere girata verso di lei e la osservo; ha lo sguardo perso nel vuoto, triste. Vorrei poterla aiutare però non è che abbiamo così tanta confidenza, non troverei le parole adatte...

Tu intanto parla!

"Eveline, è successo qualcosa? Ti vedo pensierosa" le chiedo preoccupata, si gira verso di me e noto che ha gli occhi lucidi e il naso arrossato. Mi fiondo subito vicino a lei e l'abbraccio, passano vari secondi e mi sposto, "so che forse non sarò esattamente la persona che vorresti vicino in questo momento, ci conosciamo da meno di un giorno ma ti puoi fidare, siamo compagne di stanza e dovremo dividere la stanza" abbassa lo sguardo "mi ha lasciata" si copre il viso con le mani e comincia a piangere, poi  continua a parlare "lo abbiamo fatto e due giorni dopo mi dice di non provare più nulla per me" le trema la voce; l'abbraccio di nuovo, questa volta un po' più forte. Faccio un lungo respiro prima di parlare, "non sono la tua migliore amica e non saprei di preciso cosa dire per farti tirare su il morale soprattutto in queste circostanze, però posso dirti che tu non ci hai perso nulla, sei stata sincera e hai fatto ciò che ti sentivi di fare, non ti pentire di nulla anche se le cose non sono andate come volevi che andassero" le faccio un sorriso per rassicurarla e in tutta risposta ne accenna uno anche lei. "Buonanotte e non piangere che sei più bella quando sorridi" le asciugo una lacrima e mi vado a sdraiare di nuovo nel mio letto; dopo una decina di minuti gli occhi si fanno pesanti e mi si chiudono da soli.

L'indomani mi sveglio da sola nella stanza, ci metto un po' per svegliarmi e organizzare la giornata. Non mi viene in mente nulla e ma mi preparo.
Quando esco dalla stanza cammino con la testa abbassata per evitare certe occhiatine da altre persone a causa della scenata di ieri. Prendo un taxi per andare in un bar a fare colazione. Mi siedo su uno dei tanti tavolini liberi, non è pienissimo di gente e questa cosa un po' mi preoccupa ma ormai sono qui. A un certo punto mentre leggo il menù un ragazzo dai capelli scuri si avvicina al mio tavolo "ti spiace se mi siedo? ho visto che sei sola e-'' non gli lascio finire la frase "accomodati", accenno un sorriso. "Roberto" mi porge la mano e io ricambio "jenny. Ehm...Jennifer, Jennifer Peterson" scoppia a ridere, rido anche io imbarazzata. "Sei di qua? Hai un accento strano" mi chiede "New Orleans, sono qui per l'università" poi mi chiede "può essere che ti ho visto alla Loyola?" annuisco "si, io però non ti ho mai visto". Continuiamo a parlare per tutta la mattinata, poi decidiamo di tornare insieme all'università; mi stupisco di me stessa che non ci sia stato imbarazzo o silenzi imbarazzanti.

Entriamo insieme nel cortile della scuola e noto che Jason ci sta guardando con sguardo truce.

Ma che problemi ha?

Lo ignoro e continuo a camminare per i fatti miei "io vado in camera a riposare, se ti va stasera potremo farci un giro o stare qui" faccio finta di pensarci su, poi scoppio a ridere "certo, a stasera". Non appena se ne va mi suona il cellulare. Mi siedo in muretto poco più alto di me e rispondo. "Mamma" la saluto "tesoro tutto apposto?" mi chiede "si mamma tutto apposto. Ho una compagna di stanza simpaticissima" e come se non le importasse "ok tesoro sta attenta, mi stanno chiamando a lavoro" e riattacca. "Stronza" borbotto. "Che ci facevi con quello?" non ci credo. "Che ti importa?" rispondo irritata "non ci devi stare", i suoi occhi sono fissi sui miei "sono serio" continua "non obbedisco ai tuoi ordini, Jason" dico anch'io in tutta serietà. Mi afferra il braccio e avvicina la sua faccia alla mia "lo conosco, e ho i miei motivi per dire questo. Stagli alla larga" mi stringe un po' più forte il braccio per poi lasciarmelo e andarsene.

My best mistake was you☯️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora