Man mano che il Führer procede con la narrazione, il mio cuore perde un battito.
«...con la figlia al proprio fianco.
Fine.» conclude l'uomo spegnendo la sigaretta nel posacenere.È tutto un gioco, uno stupido scherzo. Si sta prendendo gioco di te.
Probabilmente è un esperimento che stanno conducendo per vedere quanto ci mette un ebreo ad impazzire completamente.«Allora, Eva Ilsemann. La storiella che ti ho appena raccontato è vera o falsa?» procede oltre il Kaiser.
«Falsa.» rispondo con convinzione. «È tutto falso!» esclamo alzando un po' troppo la voce.
«E invece, mia cara, è tutto vero. Tu, Mila Eva Ilsemann, sei mia figlia. Tu sei la figlia di Adolf Hitler ed Eva Braun. Il tuo cognome, Ilsemann, appartiene alla famiglia a cui sei stata affidata. Tu sei Mila Eva Hitler.»
Gli occhi mi si inumidiscono di lacrime.
No.
No.
NO.«Sono tutte stronzate!» gli grido in faccia, piangendo a dirotto. Non mi interessa del linguaggio poco decoroso, non mi interessa se mi fucileranno per questo. «Io non sono vostra figlia e non lo sarò mai!»
Adolf Hitler mi guarda con compassione e poi si alza dalla scrivania, venendomi in contro.
Mi alzo all'istante.
Non voglio neanche respirare la sua stessa aria.
Devo uscire di qui.«Eva...» mi richiama lui, ma non lo ascolto.
Gli dò le spalle e corro verso la porta, aprendola con uno scatto repentino.
Sguscio fuori in mezzo agli sguardi stralunati dei soldati e corro, corro il più velocemente possibile.
Probabilmente le SS si stanno chiedendo cosa dovrebbero fare, se puntarmi contro l'arma e premere il grilletto oppure aspettare un qualsiasi ordine.«Prendetela e portatela nella sua stanza. - impartisce il Führer - Ah, e non fatele del male.» aggiunge poi in un secondo momento.
Scendo le rampe di scale saltando addirittura gli ultimi tre gradini.
Mi devo allontanare da questo posto, voglio tornarmene a casa.Nella foga del momento dò una spallata al comandante Müller che, ovviamente, mi afferra per un polso. «Dove state andando così di fretta?» domanda, in un misto tra la perplessità e l'irritazione.
«Lasciatemi andare!» piagnucolo cercando di sottrarmi alla presa, ma lui non demorde.
Proprio mentre sta per ribattere, un'orda di soldati ci accerchia.
«Herr kommandant, il Führer vuole che la conduciamo nelle sue stanze.»
Il comandante mi fissa per qualche secondo e poi annuisce. «La accompagnerò io stesso e mi assicurerò che varchi la soglia prima di lasciarla.»
Con il polso libero mi asciugo le lacrime salate e tiro su col naso.
Mamma, papà, Hans, perdonatemi.Cammino in silenzio guardando dritto davanti a me. Gli scalini si succedono tutti uguali ed allo stesso ritmo lento.
I passi del comandante Müller dietro di me rimbombano per tutta la casa.
Neanche una mosca sta volando.
I soldati sembrano delle statue con un meccanismo che si accende non appena capita qualcosa di imprevisto.«Avete scoperto la verità?»
La voce di Müller mi arriva ovattata alle orecchie.
Non rispondo.
Non è la verità, è ciò che vogliono farti credere.
Non posso essere la figlia di Adolf Hitler. Non lo sono e non lo sarò mai.
Se fossi davvero sua figlia, sicuramente mi ricorderei di lui e invece, nel mio passato, non c'è neanche un frammento di momenti passati con quell'uomo.
È uno sconosciuto e deve rimanere tale.«Fermatevi. Siamo arrivati.»
Mi blocco esattamente sul posto.
Siamo davanti ad una porta a due ante alta quasi tre metri. Sembra che conduca in una sala.Mi volto verso il comandante. «Grazie.»
«Grazie?» chiede, visibilmente curioso.
Annuisco. «Sì. Grazie per avermi accompagnata fin qua. Può sembrare ridicolo, ma voi siete l'unica persona che, sebbene mi abbia trattata sgarbatamente, ha avuto la decenza di rispondere a qualche mia domanda.»
«Siete una ragazza davvero strana. Vi auguro di sopravvivere.» borbotta facendomi poi un cenno di saluto.
Alzo la mano e la lascio ricadere prima di aprire la porta e chiudermi all'interno della stanza.
La vita, a volte, gioca davvero brutti tiri.
Cosa farò d'ora in poi?
Non sarò mai la figlia del mostro che ha ucciso la mia stessa gente. Per me è un disonore.
Ora, qui, in questa stanza, giuro che farò di tutto per ritrovare la mia famiglia e per salvarli.
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La figlia del Führer
Historical Fiction[COMPLETATA]. Eva Ilsemann è la primogenita di una comune famiglia ebrea rinchiusa nel ghetto di Varsavia. O meglio, questo è quel che pensa. In realtà lei è nientemeno che Mila Eva Hitler, la figlia dello spietato comandante del Terzo Reich ed Eva...