Incubi e discussioni

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«Wilhelm, - esordì Mila - tu non immagini neanche quanto Sebastian sia divertente!»

Wilhelm avrebbe voluto tapparsi le orecchie e sprofondare nel cuscino. «Ti prego Mila, fammi dormire. Domani mattina dobbiamo riprendere il viaggio e non faremo più soste, quindi è meglio se ti riposi.»

La testa di Mila sbucò dietro il paravento dietro cui si stava cambiando. «Ma non ho ancora parlato!»

«Senti, io stavo dormendo e già mi hai svegliato accendendo la luce, potresti almeno stare zitta?» rispose piccato il ragazzo dandole la schiena.

Ma che cosa gli stava succedendo? Mila non aveva mai visto Wilhelm così scontroso da quando avevano stretto amicizia, cosa gli prendeva?
Decise di non infierire ulteriormente e di infilarsi sotto le coperte.
Spense la luce e scivolò al di sotto del piumino, sfiorando involontariamente la schiena di Wilhelm che, di tutta risposta, si spostò più in là.
La ragazza sospirò tristemente prima di cadere in un sonno profondo.

———————

«Mila! Mila, svegliati!»

Wilhelm la stava scuotendo bruscamente per una spalla poiché la fanciulla stava avendo un incubo.
Continuava a dimenarsi, gridare, invocare aiuto e nulla sembrava svegliarla.

Perfino Sebastian accorse e bussò ripetutamente alla porta della stanza. «Ehi, che sta succedendo?» chiese preoccupato.

Effettivamente pareva che Wilhelm la stesse picchiando, per non dire peggio.
Il ragazzo le prese una mano e, accarezzandone il dorso, le sussurrò piano. «Mila, è solo un sogno, ci sono qui io, calmati.»

La ragazza spalancò gli occhi e si mise a sedere, ansimante. «Wil, dobbiamo arrivare ad Auschwitz il prima possibile!» disse con una faccia sconvolta. «Dobbiamo partire immediatamente!» e così dicendo saltò giù dal letto, infilandosi le scarpe che aveva portato. 

Wilhelm la imitò e si inginocchiò di fronte a lei. «Mila, tutto quello che hai sognato era solo un incubo. - cominciò con voce calma - Perché è di questo che si tratta, no? Hai sognato Auschwitz ed hai paura che sia realmente successo qualcosa.»

 «E tu come fai a saperlo?» 

Wilhelm era un esperto del campo incubi notturni. Ogni notte, soprattutto quando era ancora al fronte, sognava le innumerevoli vite umane che si era portato via con la sua pistola. Ogni volto che aveva ucciso, ogni persona, riaffioravano nella sua mente nel momento in cui chiudeva gli occhi. Sembravano tutti chiedergli "perché? Cosa ti abbiamo fatto di male?", ma, raccontare una cosa del genere a Mila, non gli pareva una buona idea, perciò si limitò a rispondere: «Semplice intuizione.»

Intanto, dietro la porta, il povero Sebastian attendeva ancora una spiegazione delle urla che aveva udito dalla stanza adiacente, che era per l'appunto la sua.    

Anche se risultava difficile crederlo, si era da subito interessato ai due ragazzi appena li aveva visti varcare la soglia a braccetto. Mila era indubbiamente di rara bellezza e quel ragazzo che la accompagnava, Wilhelm, gli ricordava suo fratello Peter, disperso in battaglia da ormai tre anni. Anche lui era moro, posato, non sapeva mentire e, in primis, era un vero gentleman.

Se c'era una cosa che a Sebastian Strapfords riusciva magnificamente era osservare. Da semplici movimenti era in grado di dedurre tante, troppe cose. In quel caso, dai gesti e le premure nei confronti della ragazza, aveva intuito che il moro provasse dei sentimenti per lei, che però cercava di mascherare. Forse era proprio quello che l'aveva fatto scattare.

Tormentato dai sensi di colpa per ciò che era accaduto con la moglie del fratello Peter, Sebastian aveva deciso di cogliere la palla al balzo e di aiutare, a modo suo, Wilhelm.

La figlia del FührerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora