Il respiro mi si blocca non appena realizzo cosa sta per succedere.
Di fronte a me c'è un soldato della Wehrmacht, pronto a spararmi da un momento all'altro.
Non so cosa fare, la paura mi attanaglia.«Io...» riesco a pronunciare.
Io cosa? Cos'hai intenzione di dirgli? Io... mi trovo qui per sbaglio?
Il soldato non accenna a muoversi.
I suoi occhi carichi d'odio mi fissano insistentemente, come un leone con la sua preda. Aspetta, guardingo, un solo passo falso per attaccare.
Ho la gola secca, mi sento impotente e vorrei riuscire anche solo a parlare.«Nascondetevi.» dice abbassando l'arma che mi ha puntato contro fin'ora.
«Co...come?» balbetto. Non credo di aver capito bene.
Il soldato mi si avvicina con due falcate e mi prende per i capelli.
Il dolore si propaga lungo la nuca, ma non dico nulla. Non merita di vedere il minimo segno di sofferenza.«Ho detto, - scandisce parola per parola - nascondetevi, se tenete alla vostra vita.» così dicendo, mi strattona verso la libreria e molla la presa.
La mia testa va a sbattere contro lo spigolo del mobile, provocando un suono sordo che a me sembra amplificato al massimo.
Per un momento la vista si annebbia e vedo tutto nero.
In ginocchio sguscio dentro al mio nascondiglio e, appena un attimo dopo, il soldato mi chiude dentro.
Mi massaggio la parte lesa in religioso silenzio.
Perché?
Perché non mi ha sparato?
Perché esitare? Sono una sporca ebrea, le SS non ci odiano per questo?
Nella mia mente si annidano pensieri, timori, ansie, insicurezze... Il gesto di quest'uomo mi ha lasciata perplessa.Uno sparo e la voce del soldato rompono il silenzio.
Ben presto sento il rumore di scarpe e il vociare di quello che intuisco sia il comandante di una truppa della Wehrmacht.«Signore, sono rimasto in attesa, ma nessuno si è fatto vivo. Questo ratto ha provocato gli scricchiolii che sentivamo.» comunica il soldato.
Silenzio. «Ottimo. Procediamo con le perquisizioni, ci saranno di sicuro ancora ebrei nascosti e dovete stanarli.» la voce roca del comandante mi fa accapponare la pelle.
«Signor sì signore!» esclamano in coro i soldati, prima di allontanarsi dal mio nascondiglio.
——————
Ormai è sera.
È da molto tempo che non sento più baccano, forse dovrei uscire allo scoperto.
Ripeto esattamente gli stessi movimenti compiuti oggi pomeriggio e, una volta fuori, tiro un respiro profondo.
E ora? Mi ritrovo a domandarmi.
Precisamente, cosa dovrei fare? Dove dovrei andare? In quale luogo un ebreo è ben accetto?
Scendo cautamente le scale fino al piano inferiore dove vi sono la cucina ed il salotto.
Cerco invano i membri della mia famiglia. Sono scomparsi, volatilizzati. I loro nascondigli sono vuoti.
Ottimo. Sono sola senza la benché minima idea di cosa fare.
Apro la porta di casa e mi affaccio circospetta prima di recarmi in strada.La scena che mi si presenta davanti è troppo.
Migliaia di ebrei sono a terra.
I loro corpi sembrano guardarmi, anche se privi di vita.
Perché tu sì e noi no? Sembrano gridare.
Un nodo alla gola mi fa quasi mancare il respiro.
Mi aggrappo disperatamente alla porta di casa.
Eva Ilsemann, perché tu sei stata graziata? Cosa ti rende speciale, anzi, diversa?
Devo andare via di qua, non resisto.
A poco a poco mi trascino lontano dal vicolo dove abitavo.
Esatto, abitavo. Ora chissà quale sarà la mia nuova casa, se mai ne troverò una.
Più mi guardo intorno, più un senso di vuoto e desolazione si fa spazio in me.
Vorrei gridare "c'è nessuno?" a squarciagola, ma attirerei troppa attenzione.Immersa nei miei pensieri e totalmente sotto shock, non mi accorgo di essere seguita fin quando qualcuno non mi strattona il braccio.
Urlo per lo spavento e mi volto per incontrare di nuovo quello sguardo freddo carico d'ira del soldato di prima.«Lasciatemi andare! Che cosa volete? Perché non mi avete fucilata insieme agli altri? Perché?» gli sputo in faccia acida, come se le mie grida potessero ferirlo in qualche modo.
«Fate troppe domande.»
Di nuovo quel tono austero ed ufficioso, privo di qualsiasi sfumatura di emozione.
Le parole non si fermano ed un coraggio che non pensavo di avere si impossessa di me. «Certo che faccio domande! Voglio sapere perché, chiaro?!»
Un sonoro schiaffo colpisce in pieno la mia guancia, facendomi perdere l'equilibrio.
Ruzzolo a terra, proprio ai piedi del soldato.«Voi non siete nessuno per pretendere qualcosa da qualcuno. Ora, siete pregata di seguirmi senza aprire bocca.»
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La figlia del Führer
Ficción histórica[COMPLETATA]. Eva Ilsemann è la primogenita di una comune famiglia ebrea rinchiusa nel ghetto di Varsavia. O meglio, questo è quel che pensa. In realtà lei è nientemeno che Mila Eva Hitler, la figlia dello spietato comandante del Terzo Reich ed Eva...