Dopo una settimana intera di viaggio, sia Mila che Wilhelm erano parecchio demoralizzati.
Ognuno sembrava assorto nei propri pensieri e la tanto agognata meta non compariva all'orizzonte.
Almeno, fino a quella mattina.
«Mila!» esclamò Wilhelm ad un tratto, cominciando ad accelerare. «Ci siamo, finalmente!»
Ed era proprio così.
Dopo aver attraversato di nuovo la Germania, erano finalmente giunti in Alta Austria, al campo di Mauthausen.
Mila non sembrava molto convinta. «Mh.»
Wilhelm parcheggiò l'auto e poi si voltò a guardare la ragazza.
Era spenta, pallida. Un fantasma, in pratica.
Per tutta la durata del viaggio ed anche le soste, non aveva aperto bocca se non interpellata.
«Mila, mi potresti dire che cos'hai?»
«Niente, Wil, niente.»
«Certo, niente, sicuro. Non parli più, non sorridi mai, non mi guardi mai. Tieni gli occhi fissi davanti a te, raramente ti scomponi. Che cosa ti turba?»
Mila sbuffò. «Sono stufa, va bene? Stufa! Ho passato anni a cercare la mia vera famiglia, e, quando li ho trovati, ho corso come una matta per raggiungerli, per cosa? Sapere che sono stati trasferiti!»
«Be', cosa ti aspettavi? La vita non è facile e troverai sempre qualche ostacolo sul tuo cammino, ma non per questo ti devi abbattere! Ora scendi e recita la tua parte al meglio, proprio come ad Auschwitz. So che ne sei capace.»
La ragazza, per la prima volta dopo giorni, sorrise. «Scommetto che stai pensando "Ma tu guarda questa ragazzina viziata!", non è vero?»
«Sinceramente? Sì, da una come te mi aspetto molto di più.»
«E io ti dimostrerò che valgo di più! Che cosa stiamo aspettando? Muoviamoci!» e così dicendo schizzò fuori dalla macchina, animata da una nuova fiamma ardente.
Mila era così: se cadeva nello sconforto, bastavano le parole giuste e voilà!, eccola di nuovo in pista, pronta a sfidare anche il diavolo in persona.
Giunti davanti all'ingresso del lager, Mila recitò la stessa ed identica parte alle SS di guardia, come se stesse leggendo un copione.
«Mi dispiace signorina, ma lei non è autorizzata ad entrare.» le rispose atono un soldato.
Forse non aveva sentito bene. «Impossibile. Ho l'autorizzazione firmata da Adolf Hitler in persona.»
«Ed io ho ricevuto l'ordine del Führer in persona.» ribattè l'uomo, incrociando le braccia al petto.
L'ordine del Führer in persona?
«L'ordine del Führer? È impossibile.» ribadì Mila, cercando di autoconvincersi.
«Niente è impossibile, mio dolce fringuello.» disse qualcuno alle sue spalle.
Conosceva troppo bene quella voce.
Mila girò lentamente su se stessa fino ad incontrare gli occhi pieni di collera di Adolf Hitler.
Le si seccò la gola. «Come...»
«Come ho fatto a scoprire dove fossi? Mila, ormai dovresti conoscere tuo padre. Forse puoi ingannare questi stolti, ma non me.»
Intanto Wilhelm era stato accerchiato dalla Gestapo.
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La figlia del Führer
Historical Fiction[COMPLETATA]. Eva Ilsemann è la primogenita di una comune famiglia ebrea rinchiusa nel ghetto di Varsavia. O meglio, questo è quel che pensa. In realtà lei è nientemeno che Mila Eva Hitler, la figlia dello spietato comandante del Terzo Reich ed Eva...