Una pessima sorpresa

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Wilhelm continuava a pensare a ciò che gli aveva suggerito Sebastian prima che partissero.

«Non avere paura, non frenarti e buttati. Una ragazza come Mila non si incontra tutti i giorni.» 

Aveva dannatamente ragione, ma non era sicuro che Mila ricambiasse i suoi sentimenti. Se da una parte aveva voglia di sbilanciarsi per capire se fosse corrisposto, dall'altra era frenato. Era davvero pronto ad un rifiuto?

Siccome non era sicuro di ciò che voleva fare, si limitava a fare la parte dell'amico e a nascondere i sentimenti, cosa che gli risultava più facile.

«Wil?» lo richiamò Mila. Da qualche tempo aveva iniziato ad abbreviare il suo nome, cosa che non aveva mai fatto prima.

«Mh?»

«Tu mi ami?»

Quella domanda lo lasciò spiazzato.

La amava? Era davvero amore quello che provava o solo attrazione fisica?

Non sapeva cosa rispondere. «Perché mi fai una domanda simile?»

«Non rispondere alla mia domanda con un'altra domanda. Tu mi ami, sì o no?»

Perché negare l'evidenza? Mantenendo sempre lo sguardo fisso sulla strada, Wilhelm compì il gesto più coraggioso che potesse mai fare ed annuì. «Sì, da quella sera al ballo. Lo so che sembra difficile da credere, ma...»

Ma Mila non lo stava più ascoltando. Dopo il "sì", le sue orecchie avevano smesso di sentire. Come poteva?

Si voltò con viso rivolto verso il finestrino, mentre Wilhelm si perdeva in un monologo su quanto fosse innamorato di lei.

Una lacrima silenziosa scese lungo la sua guancia, quasi come se le fosse andato qualcosa nell'occhio.

«Mila?» la richiamò Wilhelm «Stai bene?»

Non rispose. Per usare un francesismo, si sentiva una merda, dentro e fuori.

Da qualche tempo temeva che il ragazzo potesse provare qualcosa per lei e ne ebbe la conferma il giorno prima con Sebastian. 

Ora, come poteva anche solo guardarlo? Era giusto che lei non ricambiasse i sentimenti? Sì, sarebbe stato giusto se gli avesse rivelato il suo segreto, ma, non avendolo fatto, i sensi di colpa iniziarono a tormentarla. Non aveva il diritto di giocare con i sentimenti umani di Wil.

«Io...» esordì, ma la voce le venne meno.

«Tu cosa?»

«Mi dispiace.» si scusò voltandosi completamente verso di lui. «Mi dispiace tanto, Wil.»

Le lacrime avevano iniziato a sgorgare a fiumi, senza che lei potesse fermarle.

Il ragazzo frenò bruscamente ed accostò. Una volta spento il motore, si voltò anch'egli verso di lei. «Ti dispiace? Ma che stai dicendo Mila?»

«Mi dispiace di averti illuso, non sai quanto.»

Scusarsi serve davvero a qualcosa a questo punto?

Wilhelm continuava a non capire. «Ti dispiace per cosa?»

Possibile che non ci fosse ancora arrivato? «PER NON AMARTI! MI DISPIACE, MA IO NON TI AMO!» buttò fuori tutto d'un fiato, alzando il tono di voce di un'ottava.

Lui la guardò per qualche secondo e poi scoppiò a ridere. «E stai piangendo per questo?»

Mila annuì. «Sì. Credimi, mi dispiace di averti illuso con il mio comportamento, non ne avevo il diritto.» disse e poi aggiunse a voce bassa. «Ah, se solo sapessi...»

La figlia del FührerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora