8

58 2 8
                                    

È facile odiare tutti: basta odiare quelli che ci piacciono perché non stanno sempre con noi, quelli che non ci piacciono perché stanno un po' con noi e quelli che non ci fanno né caldo né freddo perché, appunto, non hanno niente di particolare. E infine si odia se stessi perché si fanno questi stupidi pensieri filosofici.

Toc, toc.

Bussa alla porta.

IO -Entra pure.-

Sto finendo di vedere un episodio, sdraiata a per terra a pancia in giù. Alzarmi per aprirgli sarebbe troppa fatica. Di solito non lascio che gli altri si facciano largo nella mia stanza, ma ormai lui è di casa. Non mi preoccupo nemmeno di nascondermi sotto la felpa.

Appena Elia mette un piede sul parquet della stanza, il piccolo demonietto abbandona la mia coperta, che ormai è diventata il suo giaciglio abituale e si precipita annusare l'intruso allungando zampate più in alto che può lungo i suoi pantaloni.
Parte la sigla finale ma la conosco a memoria e non mi piace, quindi chiudo il video.

IO -Credo sia ceco.-

ELIA -Perché?-

IO -Non guarda mai verso qualcosa ma annusa e tocca tutto quello che può.- dico girandomi verso il duo.

ELIA -Lo porterò da un veterinario prima di cercare qualcun altro a cui darlo.-

IO -Lo tengo io.-

Il cane baipassa Elia ed esce in corridoio, immagino sia diretto in cucina.

IO -Purtroppo per lui mia madre non è in casa, dubito riesca ad aprire il frigo.-

Lui ridacchia.

IO -A proposito, come hai fatto ad entrare?-

ELIA -L'ho raggiunta fuori e mi ha dato le chiavi.-

Io lo dicevo che ormai era di casa. Certo che per dargli le chiavi mia madre deve riporre davvero tanta speranza in lui.

IO -Io ti avverto, se si affeziona diventa appiccicosa.-

ELIA -In effetti è sempre così carina.- dice raccogliendo un videogioco da terra e rigirandoselo tra le mani.

IO -La tua non lo è?-

ELIA -Non così tanto.- rimette il videogioco dove l'aveva preso.

IO -Ossia?-

Si siede vicino a me.

ELIA -Trova sempre qualcosa da ridire su quello che faccio.-

Silenzio. Non so che dirgli.

ELIA -Ma parliamo del cane, gli hai dato un nome?-

IO -Yasha.-

ELIA -Yasha... Immagino sia una di quelle cose giapponesi, anime e panda.-

IO -Manga.-

ELIA -Che ti manca?-

Spiritoso.

IO -Si dice manga.-

ELIA -Tanga?-

IO -Ma almeno sai che sono?-

ELIA -I tanga?-

IO -I manga!- urlò.

Lui si indietreggia.

ELIA -Cartoni animati, no?-

Poi uno dice l'ignoranza.

IO -Allora, i cartoni sono gli "anime", dall'inglese "animated", i "manga" invece sono i fumetti e non so perché si chiamino così.-

ELIA -Sembra che abbiamo trovato qualcosa di cui ti piace parlare. Comunque i fumetti li posso pure capire, ma i cartoni animati alla tua età.-

"I cartoni animati alla tua età", questa è una frase che mi da proprio sui nervi. Faccio un respiro profondo.

IO -Spesso sono tratti dagli stessi fumetti, quindi non vedo perché dovrebbero essere più infantili.-

Anzi...

ELIA -Sarà, e cosa ci sarebbe di bello in questa roba?-

IO -Boh, la trama, i personaggi, le riflessioni... dipende.-

ELIA -Sai, la mia prima impressione quando vedo quelli come te è che vogliono sembrare alternativi facendo cose molto acab tipo guadare i cartoni a sedici anni.-

Che sta insinuando?
No, un attimo. Ha detto "la sua prima impressione".

IO -E la seconda impressione invece?-

ELIA -Dipende.-

IO -In che senso?-

ELIA -Dipende dai casi, ad esempio guardando te penso che alcune di queste cose ti interessino mentre altre te le fai piacere per ingannare il tempo.-

IO -Ma questa è solo un impressione, giusto?-

ELIA -Vedi che non ce l'ho con te.-

Tomb, pom, crashhh...!
Un suono di cocci è appena arrivato dalla cucina. Yasha! Io e Elia ci affrettiamo nell'altra stanza. Il cane è intento a leccare il brodo che mia madre aveva riposto in un barattolo di vetro, ora infranto per terra.

ELIA -Si mangerà i vetri! Peraltro neanche può vederli probabilmente.-

Prende il cane e lo porta in corridoio.

ELIA -Dai aiutami a pulire.-

Pulire, da quant'è che non lo faccio. Mentre lui raccoglie a mano i vetri più grandi, io prendo la scopa e comincio a radunare le scheggie. Infine con uno straccio leviamo il brodo. Fa uno strano effetto, dopo tanto tempo, adoperarsi per risolvere un problema.

ELIA -Che vuol dire "Yasha"?- chiede mentre mette lo straccio ad asciugare sul lavandino.

IO -Vuol dire "demone" in giapponese, almeno per quel che ne so.-

ELIA -Lo hai chiamato "demone"... Vabbe.-

IO -Ho le mie ragioni.-

ELIA -Beh, dopo quello che ha combinato.- dice mentre ci avviamo in corridoio. -Comunque finalmente ti vedo fuori da quella stanza.-

Non rispondo.

Lui entra per primo.

ELIA -Azz.-

IO -Che c'è?-

Entro e vedo Yasha che continua a strisciare la zampa sulla lingua, macchiando di sangue lui e la mia coperta.

ELIA -Lo porto da un veterinario.-

In un attimo lo prende ed è di nuovo sulla porta. Mi guarda.

ELIA -Beh?-

Scuoto la testa.

IO -Mi dispiace.-

Lui sospira.

ELIA -Figuriamoci.-

Lo guardo schizzare fuori casa.

Come ci arriva adesso da un veterinario? Non penso sia in macchina. Sarei dovuta andare con lui. Potevo aiutarlo. Sarebbe stato meglio.
Ma perché sbaglio sempre?

Lo so, fa caldo, i telefoni si surriscaldano, il mio computer ha un calo di zuccheri...
Dieci punti a chi mi sa dire il riferimento a un anime/manga che sta in questo capitolo. Non è tanto difficile.
Come al solito... fatemi sapere impressioni e consigli.

(Ri)uscire al giorno. Storia di una hikikomoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora