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Ho convinto mia madre a sederci nell'unico angolo ombroso della gradinata e così mentre gli altri si sbracciano a maniche corte sotto il sole io mi stringo nel felpone e cerco di coprire il frastuono esterno con la musica negli auricolari. Evito il sole, evito il freddo, evito il rumore.
Un respiro profondo.
Elia mi fa una linguaccia dalla panchina. Contento lui, spero solo che nessuno lo abbia notato, o meglio che nessuno abbia di conseguenza notato me.

Il secondo tempo inizia sullo zero a zero.
Giorgio è il classico egocentrico che osa a sproposito e si lamenta con i compagni quando l'azione non gli riesce, ossia sempre.
La sua ragazza assieme ad un'amica spettegola dai gradoni. Indossa jeans a vita bassa e un top nero sopra l'ombelico. Ho capito che finalmente c'è un po' di sole e che non tutti sono ariafiboci come me, ma una t-shirt normale la poteva anche mettere. Vabbe, dopotutto sono affari suoi.
Per tutto il primo tempo le due non hanno staccato gli occhi da uno degli avversari, un bell'imbusto che ha guardato verso di loro un paio di volte. Evidentemente lo trovano interessante.
Insomma fanno un tifo davvero affiatato.

Non che io sia un granché.
Mia madre ha fatto qualche commento. Mi sono limitata ad annuire. Il fatto che sia finalmente uscita di casa la rende sorridente come una bambina. Impressionante a vedersi ma non sorprendente.
Mentre mi sposto un po' più a destra per il sole, un fischio sotto le note di Eyes riporta la mia attenzione sul campo. Giorgio ha fatto un fallo, un altro fallo. Mi chiedo se ci faccia apposta o semplicemente sia negato con i piedi.
L'arbitro estrae il giallo.
Qualche spettatore protesta.
I compagni di Giorgio invece tacciono. Lo guardano come preoccupati. Un paio gli si avvicinano mentre ancora discute con l'arbitro. Non so cosa gli dicano, fatto sta che riescono a fargli ingoiare l'oltraggio.
La partita riprende ma non passa molto che un fischio ferma di nuovo il gioco. Un cambio.
Esce il 10, entra il 7.
Il 7 è Elia, il 10 Giorgio.

Era ora!
Si però... Adesso sarà ancora meno incline a ridarci Yasha.

Nonostante ciò Elia entra il campo con il sorriso stampato. Sostituire Giorgio dopo che ha giocato da schifo è già una vittoria per lui.
Io mi sposto di nuovo per il sole.

MAMMA -Avrebbe dovuto farlo entrare prima.-

Ormai manca poco alla fine. Mia madre non sa del fatto che Giorgio è mezzo raccomandato e si fa il figo (o almeno ci prova) lasciando in panchina chi gli sta antipatico.

Un ottimo assist manda la palla tra i piedi di Elia in area di rigore. Il portiere avversario respinge il primo tiro ma così facendo lo rimette in condizione di tirare. Non si è ancora completamente riposizionato che sempre Elia, deciso nella mischia confusa, tira di sinistro. Il portiere si butta. La ferma tra le mani e la scaglia lontano.
Peccato.
Qualcuno esulta. Mia madre si concede un contenuto "bravo!".

E i genitori di Elia?
Chissà quali sono. Chissà se ci sono suoi amici a vedere la partita.

Ormai sono ridotta all'unico angolo d'ombra rimasto sugli spalti.
Il fischio finale rintocca, ancora sullo zero a zero.

IO -Vado a salutarlo.- annuncio a mamma con candido sorriso.

In realtà non so bene dove andare. I giocatori si ritirano oltre una porta a doppio battente. Non potrà mica portare direttamente agli spogliatoi no?
Per raggiungerla devo percorrere il campo assolato e c'è ancora gente sui gradoni. Dovrei supporre che non gliene importi nulla se un'ignota figura incappucciata raggiunge i giocatori. E se qualcuno venisse a dirmi qualcosa? Se agli spettatori fosse vietato entrare? E poi comunque mi noteranno.

MAMMA -Beh?-

Mi alzo.
A volte la migliore soluzione è non pensare.
Scendo dei gradini, cammino veloce ripetendomi nella testa la prima filastrocca che mi viene in mente e arrivo alla soglia.
Entro senza guardarmi indietro.

Mi ritrovo in un anticamera con due porte. A destra le femmine, a sinistra i maschi. Prendo il telefono per scrivere a Elia ma neanche faccio in tempo ad aprire la chat che sento una discussione provenire dallo spogliatoio.

GIORGIO -Che vuoi fare? Chiami la polizia? "Scusi agente appena finisce con i gattini sull'albero puoi venire a recuperarmi il cane." Ma andiamo.-

ELIA -Hai intenzione di tenertelo per sempre?-

GIORGIO -Solo finché non se lo mangia Ettore.- ribatte con una risata prepotente.

Ecco come si chiama quel bestione che Giulia stava abbracciando nelle foto mostrate da Elia all'assemblea condominiale. Se l'indole del cane rispecchia quella del padrone Yasha non se la deve essere passata molto bene negli ultimi giorni.

-Ragazzi forse è meglio se risolvete fuori.- interviene una voce leggermente annoiata, senz'altro uno dei compagni.

GIORGIO -Chi ti ha chiesto niente!?- esclama.

ELIA -Dimmi dov'è Yasha!-

GIORGIO -A casa mia, ora fammi andare a salutare i fan.-

ELIA -Mi porti a casa tua e mi riprendo il cane.- dice facendo la voce grossa.

GIORGIO -Sì e poi prendiamo il tè con i pasticcini.-

ELIA -Dove stai andando?-

GIORGIO -Affari miei. Ci vediamo sfigato.-

E mentre dice questo spalanca la porta. Mi ritrovo davanti a uno scorcio di ragazzi in mutande. Almeno spero lo siano ma non voglio controllare. Tutti guardano verso Giorgio e quindi verso di me.
Almeno ho il cappuccio.
In un istante mi sento arrossire e inizio a sudare.
Chissà se se ne accorgono.
Abbasso lo sguardo facendomi da parte.
Giorgio mi riconosce.

GIORGIO -Che ci fai qui tu?- dice girandosi verso di me. -Non lo sai che si aspetta sugli spalti?-

Mi sento gelare.
Devo rispondere? Cosa?
Vorrei sparire.
Mi viene da piangere.
Mormoro uno "scusa" e corro via, ma non credo abbia sentito.
E tutti gli altri giocatori che mi hanno visto.
Che figura di merda.
Sto piangendo.
Non posso tornare da mia madre in questo stato.
Salgo dal lato opposto degli spalti e aggiro il centro sportivo.
Trovo una panca all'ombra seminascosta da una siepe.
Mi siedo.

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Il capitolo precendente risale a Pasqua. Ops...
Ma la scuola è finita (evviva) e io voglio finire questa storia quindi cercherò di darmi da fare.
Intanto buona estate a tutti 🌴🌴🌴

(Ri)uscire al giorno. Storia di una hikikomoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora