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Trin.
"Come andiamo?"

Saranno le dieci di mattina. Mi sono svegliata da poco.

"Ho 38 e mezzo di febbre."

"Com'è andato il compito?" chiedo.

Trin.
"Direi bene."

Trin.
"Vedi che stare sempre chiusa in casa ti indebolisce gli anticorpi."

Stanotte ho fatto un incubo. Non ricordo bene ma sono sicura ci fosse Giorgio e anche la sua ragazza.

MAMMA "Ma guarda che vandali!"

La sento lamentarsi per il corridoio. Si ferma davanti alla mia porta.

MAMMA "Ehi Emily, ieri notte, quando siete saliti hai notato scritte sul muro del palazzo?"

IO "No"

MAMMA "E c'erano tipi loschi vicino al portone?"

Credo che in questo momento si senta un grande detective.

IO "Non c'era un'anima."

MAMMA "Ma tu guarda! Qualcuno ha riempito il muro di scritte. Che poi che senso ha scrivere decine di volte la parola "sfigata"? Ti lascio qua il tè, attenta quando apri."

Ha detto "sfigata"? E se... No è impossibile. E se ci avessero seguiti? Davvero non hanno niente di meglio da fare?
Prendo il telefono.

"È possibile che Giorgio e/o la sua ragazza ci abbiano seguito fino a casa mia?"

Allungo il braccio quel poco che basta per arrivare alla tazza, poggiata sul comò in corridoio accanto alla porta. Prima che mi rinchiudessi in camera quel mobile non stava lì, mia madre lo ha spostato perché non voleva lasciarmi il cibo per terra.

Trin.
"Dal momento che hanno due gambe e due occhi direi di sì. Perché?"

"Mia madre ha detto che qualcuno ha scritto "sfigata" sul muro del nostro palazzo, ma quando ieri notte siamo tornati non c'era nulla."

Poso la tazza per terra accanto a me, scotta ancora troppo per provare a bere.

Trin.
"Conoscendolo non escludo che possa essere colpa sua."

Ci mancava! Così adesso Giorgio sa anche dove abito.

Trin.
"Gli parlerò agli allenamenti."

"Lascia stare."

Non voglio che la questione vada avanti.

Trin.
"Comunque come è andata ieri, nel complesso?"

"Anche senza attaccabrighe, non è una cosa che potrei fare più di due volte l'anno." rispondo.

Trin.
"Perché?"

"È così scomodo uscire, ci sono talmente tanti elementi di disturbo che neanche te li scrivo, ma penso tu possa immaginarli."

So cosa pensa la gente quando dico frasi del genere. Che non è possibile che io non sopporti nulla, che sono pigra e viziata.
E se dicessi che invece sono loro che sono stupidi, perché si ostinano a seguire ritmi assurdi? E pigri perché non fanno lo sforzo di cambiare cercandone altri più sostenibili? E anche insensibili verso gli altri.
Però se lo dico il mondo non cambia quindi li lascio pensare che io sia viziata senza nemmeno esporre il mio punto di vista, tanto sarebbe un'altra di quelle discussioni che non portano da nessuna parte.
Quando ho iniziato a esternare i miei "fastidi" mi innervosiva che la gente si facesse certi giudizi, ma chiaramente adesso mi limito a fregarmene.

Trin.
"Vedrai che riusciremo a trovarti un equilibrio con la società."

Un equilibrio con la società? Non ci ho mai pensato.
Che ogni individuo stia pienamente bene all'interno della società è un'utopia, almeno per adesso.
Beati quei pochi che ci riescono, se ci sono.
Gli altri sacrificano parti del proprio essere per rientrare nella "normalità" che dà un benessere medio. Sopportano quello che io non sopporto.
Ho rifiutato la società e il suo benessere per tenermi me stessa, la libertà di gestire il mio tempo, i miei interessi e le mie non-aspirazioni.
Non che mi senta superiore per questo rifiuto, anzi, probabilmente sono più debole, perché non sopporto. Però forse sono più coraggiosa, o magari menefreghista, perché rischio il mio futuro.
Ma soprattutto dovrei lasciar stare la filosofia perché mi mette un'angoscia assurda.

Stavo bene con il mio rifiuto finché non è arrivato Elia a rimettere le carte in gioco, a scuotere le acque.
Magari potrei cercarlo, un equilibrio che mi lasci abbastanza libera di essere me stessa ma che mi dia anche il benessere medio, cioè la capacità di accettare il mondo e la disponibilità a sacrificare qualcosa per sopravvivere nella società.
Prendo il telefono.

"Qual è il tuo equilibrio?" gli chiedo.

Trin.
"Che qualcosa la devo fare quindi tanto vale che studio."

"Non lo fai perché persegui un obiettivo?"

Trin.
"Studiare potrebbe aiutarmi ma anche farmi solo perdere tempo quindi direi che prescinde dai miei obiettivi."

Provo a sorseggiare il tè ma è ancora troppo caldo. Come si fa a rilassarsi bevendo qualcosa che mette ansia? Questa bibita passa da brodo rovente ad acquetta sporca in pochi minuti.

Trin.
"Pensa di meno."

Parla lui. Di chi è la colpa se mi faccio tutte queste domande? Devo smetterla.

"Credo che mi chiuderò su YouTube per distrarmi."

Funziona sempre.

Trin.
"Okay, ci sentiamo."

Qualunque assistente sociale avrebbe detto che non devo chiudermi nel mondo virtuale e che ho bisogno di una bella passeggiata al sole. Il bello di Elia è pensa a me, non alle mie abitudini.
Finalmente riesco a bere il tè e mi scaldo un po'.

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Ehila!
Non filosofeggiate mai.
È deprimente.
E notate il rinnovamento del design.
Qual è la cosa più strana che non sopportate?
Fatemi sapere gente e al prossimo capitolo.
>_<

(Ri)uscire al giorno. Storia di una hikikomoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora