XII capitolo

832 103 19
                                    

Eccoci di nuovo qui,

questa storia ci sta prendendo tanto, ci sta emozionando ed è bellissimo leggere i vostri commenti e realizzare che sta piacendo molto anche a voi.
Grazie grazie grazie !!!!!Potrò sembrare ripetitiva, ma senza di voi tutto questo non sarebbe possibile..quindi ancora grazie a nome di entrambe!

Ora veniamo al capitolo : non è stato semplice scriverlo, perchè non è mai semplice parlare del dolore, ancora di più parlare di quello altrui. Il mio Mario ci sta provando mettendo in gioco sè stesso..
Aspetto i vostri commenti, per sapere come sempre la vostra opinione :*
Buona lettura!

-TheTaleOfMarmaid-

P.s Ho cambiato nick :P 


********


Parlare di sé non era mai stato facile. Anzi era sempre stato un vero e proprio tabù.
In questo lui e Francesco, suo fratello, erano sempre stati diversi. Lui, a differenza di Mario, riusciva a parlare del proprio passato, sia dei ricordi positivi che di quelli negativi.
Spesso, anche a cena con gli amici, era solito far riaffiorare qualche aneddoto di quegli anni che li avevano visti piccoli,felici,complici.
Mario no. Mario aveva completamente abolito ogni ricordo, ogni racconto, ogni traccia di quell'infanzia che gli era stata strappata via troppo presto, portando con sé la spensieratezza, la felicità, l'affetto. Erano andati avanti, aggrappandosi l'un l'altro. Erano stati sempre loro: Mario e Francesco. Ed a Mario era sempre bastato. Fino ad ora.
Non c'era nessuno, a casa, che conoscesse il suo passato. O quantomeno, nessuno che lo conoscesse per il suo volere.
Aveva innalzato un muro, una grande muraglia insormontabile. Lo aveva fatto in maniera inconsapevole, ed aveva chiuso fuori tutti dai suoi ricordi, dal suo cuore. Fino ad ora.
Più pensava e ripensava ai giorni appena trascorsi , e più non riusciva a trovare una spiegazione razionale, forse perché non c'era proprio nulla di razionale.
Era stato facile imporsi di non parlare di se stesso a nessuno, ma era stato altrettanto facile esporsi con Claudio.
Gli era bastato vederlo stare male, leggere nei suoi occhi il dolore, la disperazione, la necessità di avere qualcuno al suo fianco, per decidere di esserci. Di essergli accanto fisicamente ma anche mentalmente. Aveva sentito il bisogno di consolarlo, di stringerlo a sé, di farsi carico anche solo di una piccola parte del dolore immenso che stava provando.

Sapeva di non poter cancellare il male, ma voleva fargli da scudo. Perché Claudio era un'anima bella, non meritava di soffrire, e se solo avesse potuto avrebbe voluto difenderlo da tutti i mali, da tutti i dolori.
Ma Mario conosceva bene la vita, sapeva di non poterlo fare.
Era conscio che la perdita, la mancanza non lo avrebbero mai abbandonato. Ma sapeva anche che , con il tempo ,si poteva andare avanti : lui ne era la dimostrazione.
Gli era stato vicino, in silenzio.
Lo aveva aiutato ad avvolgere il piccolo corpo di Kei ormai in pace, nel sudario di seta, secondo le tradizioni locali.
Era rimasto lì, giorno e notte, accanto a lui, solo per fargli sentire la sua presenza.
Aveva presenziato al rito funebre, nonostante la consapevolezza che avrebbe riportato a galla i fantasmi del passato. Aveva sofferto ed aveva pianto Kei, per poi tornare a casa e piangere ancora una volta per il suo passato. Ma non aveva importanza, avrebbe sconfitto qualsiasi demone per Claudio. O almeno ci avrebbe provato.
Lo aveva aspettato ogni mattina fuori all'edificio che li ospitava, lo aveva incitato.
Avevano continuato, ogni giorno, a camminare lungo il solito sentiero che li conduceva all'ospedale. Non avevano parlato, tanto che Mario aveva sentito la mancanza della voce allegra di Claudio, delle sue storie, dei suoi sorrisi.
Ma Claudio non parlava più, non sorrideva più.
Non era più Claudio.
Eppure Mario era convinto che insieme avrebbero potuto superare tutto, anche questo. Lo sapeva : insieme avrebbero potuto smuovere mari e monti. Insieme erano tempesta e sole.
Così aveva provato ogni giorno a spronarlo, a parlargli.
Provò a giocarsi tutte le carte in suo possesso: dalle lezioni di musica, all'organizzazione della prossima rassegna di film per i bambini, fino alla ricerca del povero Teddy di nuovo disperso. Ma nulla, nulla era riuscito ad allontanare Claudio dal suo pensiero fisso, da quelle che erano diventate le sue paure più grandi : la morte, l'abbandono, la vita.
Evitava abilmente qualsiasi forma di contatto con il mondo esterno, persino con i bambini. Era rinchiuso in un mondo tutto suo, all'interno della sua mente. Un mondo in cui era schiavo di paure e pensieri. Un mondo da cui Mario, lo promise a se stesso, lo avrebbe liberato ad ogni costo.

Luna piena » clarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora