Eccoci tornate nel giorno del raduno :
molte fortunate sono riuscite ad esserci, altre come noi purtroppo no.
Questo capitolo è per quello che queste
due persone sono riuscite a creare :
legami, passioni, sentimenti, amicizie.
Buona lettura :*
-TheTaleOfMermaid-
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Sorrideva.
Mentre camminava per i corridoi afosi dell'ospedale, facendo su e giù migliaia di volte per le scale, Mario sorrideva.
Era più forte di lui : quel giorno non riusciva proprio a smettere di essere felice.
Le immagini della sera precedente e della notte appena trascorsa erano ancora nitide nella sua mente, l'odore del suo uomo ancora forte sulla sua pelle e le emozioni vissute impregnate nel suo cuore.
Avevano unito i loro corpi , connesso le loro menti e mescolato i loro sentimenti dando vita a quanto di più vero e puro potesse esistere : l'amore.
E Mario al solo pensiero si sentiva un ragazzino: aveva avuto altri uomini nella sua vita, ma non aveva mai provato qualcosa di simile. Non aveva ma sentito il bisogno di prendersi cura di qualcun altro, andando oltre il mero piacere fisico.
Con Claudio era stato tutto diverso: aveva sentito una necessità quasi viscerale di fargli sentire la sua presenza, di donare a lui i suoi brividi , di mostrargli le sue emozioni .
A Claudio aveva aperto il suo cuore per la prima volta, ed era stata la sensazione più bella del mondo.
Aveva donato amore senza timore, ed aveva ricevuto in cambio lo stesso amore.
Scosse la testa cercando di destarsi dal suo pensiero fisso, ma risultò tutto inutile : i suoi occhi verdi inebriati dal piacere ,completamente esposti per lui ,erano diventati una dolce condanna.
Aveva trascorso l'intera giornata apparentemente con la testa tra le nuvole, ma no, la sua testa non vagava senza una meta. Aveva una destinazione ben precisa: si era persa nella profondità di due occhi color di foglia, nel suo profumo dolce che aveva imparato diventasse più acro se misto al piacere, nella sua bocca carnosa ed accogliente, nei suoi gemiti appena sussurrati.
Così si trovò a contare le ore che lo separavano dalla sua felicità.
Aveva imparato una cosa: una volta provata, non puoi più farne a meno. Claudio era la sua felicità, Claudio era diventato la sua droga preferita.
"Mario so che il tuo turno è quasi terminato, ma ho bisogno che resti ancora un po' perché devo fare dei prelievi ad alcuni bambini e se ci sei tu, loro sono più calmi " gli disse un medico dell'ospedale con cui era solito lavorare, cogliendolo di sorpresa tra le scale.
Annuì cercando di celare il suo malcontento : era onorato di lavorare con lui , un vero professionista, e adorava anche l'effetto che aveva sui bambini la sua presenza, ma aveva atteso questo momento per tutta la giornata.
Aveva iniziato a sentire la mancanza di Claudio non appena si era staccato dal suo corpo, quella mattina. Lo aveva guardato dormire beato sul suo petto e si era concesso qualche minuto in più nel letto, solo per poter registrare meglio nella sua mente quel momento: era completamente rilassato, il respiro pesante, il corpo ancora nudo e scoperto. Ed era suo. Si era fermato a pensare che non solo quel corpo, ma anche i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi umori appartenevano a lui. Solo a lui.
Aveva sentito il suo cuore esplodere di gioia e di terrore allo stesso tempo, perché per la prima volta dopo tanti anni Mario si era accorto che aveva di nuovo qualcosa per cui lottare, ma allo stesso tempo qualcosa da perdere. Non si era soffermato poi molto su quel pensiero, almeno fino ad ora.
Non era riuscito ad incrociare i suoi occhi per tutto il giorno, e gli mancavano. Gli mancava annegare, gli mancava perdere il fiato, gli mancava bruciare d'amore.
Ripensò a quella mattina quando lo aveva lasciato dormire lì nel letto, ed era sgattaiolato via senza svegliarlo, lasciandogli un bacio leggero sulla fronte ed un biglietto scritto velocemente.
Poche parole ma sentite : "Già mi manchi". Ed era stato sincero.
Il suo corpo, la sua pelle aveva avvertito da subito quel distacco, come un ramo strappato da un albero.
Si maledisse mentalmente :se solo lo avesse svegliato avrebbe potuto almeno baciarlo, abbracciarlo, salutarlo. Forse gli sarebbe mancato di meno.
Decise di accantonare tutti questi pensieri ,per dedicarsi ai prelievi, così da poter accorciare i tempi e correre finalmente dall'altro pezzo del suo cuore.
*
"E questo era l'ultimo " disse consegnando l'ultimo bambino all'infermiera, con una strana euforia nella voce.
"Grazie mille Mario adesso puoi andare" lo congedò il medico
"Di nulla! A domani" disse ,uscendo dall'ambulatorio quasi di corsa.
Un solo pensiero nella testa: Claudio. Le sue braccia forti ad avvolgerlo, il suo profumo ad indicargli la via, le sue labbra pronte a lavare via ogni tipo di stanchezza dai suoi occhi, dalle sue braccia, dal suo corpo.
Eppure non aveva la minima idea di dove potesse essere: non si erano visti tutto il giorno, non avevano un appuntamento se non quello con il destino.
Il suo corpo rispose per lui : sapeva perfettamente dove avrebbe potuto trovarlo.
Arrestò la sua corsa ,tramutandola in una camminata a passo svelto, diretto verso la stanza di Badra, non prima però di passare a fare il suo solito saluto al piccolo Moed.
Era diventata un'abitudine anche quella : terminava il suo turno ,passava a salutare Moed per farlo addormentare e poi si incontravano nella stanza di Badra prima di tornare insieme a casa.
Quella sera ,però, aveva fatto decisamente più tardi. Pensò alla delusione di Moed, e si preparò a vedere il suo musino imbronciato.
Arrivò sull'uscio della sua porta e sentì il suo cuore fermarsi per secondi, minuti prima di scoppiare letteralmente come un fuoco d'artificio : rosso d'amore.
Quello che videro i suoi occhi inchiodò il suo corpo al pavimento e spedì definitivamente i suoi sentimenti in orbita: Moed steso nel suo letto con gli occhi chiusi ed il volto appoggiato sul petto di Claudio, del suo Claudio, anch'egli addormentato.
Rimase immobile per un po', completamente in balia di una tempesta d'amore, prima di destarsi e trovare la forza per avvicinarsi a quel letto.
Posò delicatamente una mano sul volto del castano, lasciandogli una carezza, e poi avvicinò le sue labbra bramose di un contatto sulla stessa porzione di pelle. Lo vide aprire gli occhi, come se quel contatto gli avesse donato le forze necessarie per svegliarsi, e nel momento in cui i suoi occhi neri si incastrarono in quei due pozzi verdi, si sentì finalmente a casa .
"Mi sei mancato" uscì spontaneamente dalla bocca di Mario provocando un sorriso sincero sulle labbra del castano.
E quel sorriso fu subito vita, fu subito amore.
"Anche tu.." confessò Claudio con una voce imbarazzata " Sono passato da Badra e non ti ho visto arrivare, così sono venuto a cercarti qui ma Moed aveva il broncio quindi ho capito che dovevi esserti trattenuto altrove ed ho pensato di farlo addormentare io...All'inizio non era molto convinto ,poi la sua faccia quasi schifata si è tramutata in un << Proviamo>> " continuò indicando il corpo addormentato del bimbo sul suo petto
"Grazie " si limitò a rispondere Mario.
Grazie perché sei buono. Grazie perché hai un pensiero per tutti. Grazie perché ti preoccupi di me e di chi mi sta a cuore. Grazie perché..
Erano tanti i grazie che Mario avrebbe voluto dirgli, ma si limitò a non approfondire, sperando che Claudio leggesse tutte quelle sfumature nei suoi occhi ormai lucidi dall'emozione.
"Non devi ringraziarmi io.." provò a dire Claudio, palesemente in difficoltà, mentre con una mano tentava di spostare il piccolo Moed
"Lo so" tagliò corto Mario, perché lo sapeva davvero.
Claudio lo faceva per lui e gli veniva naturale. Claudio era questo : la persona più buona e vera che avesse mai conosciuto, un uomo incapace di confessarsi a parole ma talmente palese nei gesti da essere leggibile anche da un bambino. Claudio era quel ragazzo che non ti diceva ti amo, ma te lo cantava in maniera stonata citando i versi di canzoni antiche, tenendo fede alle sue promesse, incidendo un pezzo di te sulla sua pelle, dimostrandotelo giorno per giorno.
"Ti va di passare a salutare Badra prima di tornare a casa? Starà dormendo ma un bacio veloce puoi darglielo" gli chiese il castano, cambiando discorso
"Non voglio svegliarla, passeremo domani...insieme" gli disse, in una velata richiesta di conferma
"No ma.." fece per controbattere il castano
"Claudio " disse Mario mordendosi il labbro inferiore , sperando che lui capisse , ma guardando il suo sguardo confuso si decise a continuare "voglio...voglio tornare a casa con te.. adesso" deglutì a fatica continuando a guardare quegli occhi verdi , ancora confusi.
Prese un bel respiro e concluse "Ho bisogno di te Claudio"
Ho bisogno di sentirti sulla pelle, nelle ossa, nelle vene. Ho bisogno dimostrarti i miei sentimenti. Ho bisogno di colmare quel vuoto che si crea nel mio petto con la tua assenza. Ho bisogno di essere amato e amare.
Finalmente i suoi occhi si illuminarono ed il suo sorriso si accese.
"Andiamo a casa " disse prendendogli la mano.
Si allontanarono insieme, fianco a fianco, occhi negli occhi , lungo la via per la felicità.
La felicità sta nell'amore
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Luna piena » clario
FanfictionÈ notte fonda in Madagascar, e Badra ha appena aperto gli occhi per la prima volta.