Capitolo 1

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Continuava a guardarsi allo specchio, come se facendo ciò avrebbe trovato qualcosa che non andava in lui, quella sera. Eppure, non stava male. Indossava un paio di jeans stretti rossi, una maglia bianca a strisce blu sopra e delle semplici scarpe da ginnastica bianche, il tutto ornato con un paio di bretelle. Stava davvero bene e non sapeva in che modo ringraziare sua mamma per averlo aiutato a scegliere i vestiti. Era nervoso, anzi, nervoso era un eufemismo. Era un fascio di nervi! Sarebbe andato ad una festa, a casa di Harry.
Quando Johanna era stata informata di ciò, era quasi scoppiata dalla gioia. Lei sapeva della cotta di suo figlio per il riccio. Sapeva tutto, tranne degli atti di bullismo che il castano subiva.
Louis le aveva sempre raccontato tutto. Sua madre, per lui, era come una migliore amica. Non era imbarazzante per lui neanche parlare di cose... imbarazzanti. Era semplicemente a suo agio con lei, aveva il piacere di raccontarle tutto. Ma non degli atti di bullismo. Sapeva che se Johanna ne fosse stata a conoscenza, sarebbe sicuramente andata a fare una sfuriata al preside della scuola, o peggio ancora, ai ragazzi nei corridoi. Nei casi più estremi lo avrebbe trasferito in un'altra scuola e lui no, semplicemente non voleva. Nell'Istituto in cui era, c'erano Liam e Harry e quello a lui bastava. Gli bastava avere il suo migliore amico accanto e vedere ogni giorno l'amore della sua vita sorridere. E poi, se fosse stato trasferito in un'altra scuola, non avrebbe mai avuto l'occasione di parlare con Harry, di essere invitato da lui alla sua festa. Forse un po' ci sperava che andasse tutto bene.
Sospirò e decise di lasciar perdere lo specchio per andare di sotto. Liam lo aspettava da più di mezz'ora.
Stava per entrare in salotto, ma sua madre si presentò in corridoio e lo trascinò davanti allo specchio ch'era posto vicino alla porta della cantina.
"Mamma, cosa fai?" sbuffò. Ci aveva messo un'ora per staccarsi dallo specchio di camera sua e ora se ne ritrovava un altro davanti.
"Sei perfetto" lo rassicurò sua madre, sorridendo prima di allungare delle lenti a contatto.
"Mamma" Louis si lamentò sbuffando. Johanna e la sua fissazione per le lenti a contatto. A lui gli occhiali non davano fastidio, perché usare le lenti a contatto?
Sua madre lo spronava sempre a metterle, diceva che così i suoi bellissimi occhi azzurri potevano essere notati.
"Solo per stasera, su, è un evento importante!" lo incitò la donna, sorridendo dolcemente.
Louis sospirò e ricambiò il sorriso, voleva tanto bene a sua madre, forse per una volta poteva darle una soddisfazione in più che non fosse legata alla scuola.
Così, scosse teatralmente la testa e prese le lenti a contatto prima di metterle agli occhi.
"Ecco, vedi? Adesso si notano di più! Non capisco perché tu voglia nascondere la bellezza dei tuoi occhi"
"Forse perché non sono poi così tanto belli" borbottò e ringraziò il cielo di non esser stato sentito da sua madre che lo spinse verso il soggiorno "È arrivata l'ora di andare ragazzi"
Louis salutò Liam con un sorriso prima di prendere il cellulare e il suo mazzo di chiavi.
Uscirono e si infilarono nella macchina del maggiore, partendo immediatamente verso la casa di Harry.
"Sei sicuro sia il suo indirizzo?" chiese Louis, stringendo nervosamente il volante tra le mani "Perché prendere un appartamento quasi fuori città?"
"Perché non è un appartamento ma una villa e si, ho controllato ed è il suo indirizzo. Diciamo che gli studenti della nostra scuola hanno la bocca fin troppo larga" specificò Liam, riferendosi ai post sui social network che gli studenti della loro scuola avevano postato.
"Perché scrivere anche l'indirizzo sui post?" si chiese poi il minore, costatando che c'era qualcosa di strano in tutto quello.
"Forse perché vogliono che le loro famiglie sappiano dove trovarli se magari non rientrano a casa perché troppo ubriachi" provò Louis, facendo scoppiare a ridere Liam.
"Comunque stai bene" disse poi, il minore "Hai messo le lenti a contatto?"
"Grazie e si, per una volta ho voluto dare ascolto a mia madre" ridacchiò Louis, accelerando un po'.
"Dovresti metterle più spesso, i tuoi occhi risaltano di più così" gli consigliò Liam.
Il liscio alzò gli occhi al cielo, cercando di nascondere un sorriso "Smettetela con questa storia"
Ci misero un quarto d'ora per arrivare e dieci per trovare parcheggio. Quando scesero dalla macchina, guardarono in alto.
La villa era enorme, troppo enorme per una persona sola e dalle finestre si potevano vedere le luci ad intermittenza e del fumo.
In quel momento, Louis, si chiese perché Harry avesse preso una villa tutta per sé. Non aveva un buon rapporto con i genitori?
Certo, era la sua cotta da cinque anni, ma questo non significava che lo avesse stalkerato. Non era quel genere di persona che faceva quelle cose. Non gli sembrava giusto.
"Wow" disse Liam "Sei nervoso vero?" Louis si chiese per quale motivo lo avesse chiesto se in realtà sapeva già la risposta. Aveva paura, si stava fottutamente cagando in mano. E se Harry lo avesse invitato per prenderlo in giro? E se una volta varcata la soglia, il riccio avrebbe riso di lui per aver avuto il coraggio di andarci? Magari lo avrebbe guardato e ridendo con i suoi amici avrebbe urlato ubriaco "Guardate, lo sfigato illuso ha creduto di essermi diventato amico!"
A causa di questi pensieri, un irrefrenabile voglia di entrare in quella baldoria si fece spazio in lui. Perché quella era l'occasione perfetta per dimostrare di essere un normale ragazzo di diciotto anni che voleva solo divertirsi con il suo migliore amico, ad una festa e magari anche cercare di rimorchiare la sua cotta.
Così prese la mano del suo amico e con un "Andiamo", lo trascinò verso la veranda.
Si accorse della porta socchiusa, magari lasciata così per far entrare gli invitati.
Guardò il suo amico e mormorò un "Voglio farlo" prima di spingere la porta ed entrare nell'abitazione.
Subito venne invaso dalla puzza di alcool, fumo e sudore. Il salotto sembrava una pista da ballo, non riusciva a distinguere il contorno di ogni singola persona e la musica era forse troppo alta. Le luci che continuavano ad accendersi e spegnersi gli fecero nascere uno strato fin troppo doppio di adrenalina.
"Wow" fu lui a dirlo, quella volta, guardandosi intorno. Quella scena gli dava tanto di cliché, ma diamine! Aveva sempre sognato di andare ad una festa, bere e magari anche ubriacarsi, ballare, scatenarsi e divertirsi.
"Ehi, guardate chi c'è! Louis lo sfigato quattrocchi Tomlinson" una voce urlò e quando Louis girò la testa si accorse di avere davanti Troy e Tyler, i suoi bulli. Erano loro i più temuti. Erano loro che alcune volte arrivavano anche a picchiarlo, erano loro che in tutti quegli anni non avevano fatto altro che farlo sentire una merda. Gli altri studenti gli incitavano e gli appoggiavano, ma non gli avevano mai messo le mani addosso. Al massimo qualche spintone, ma nulla di più e diciamo che per quelli neanche si offendeva più.
I due ragazzi risero e iniziarono ad indicare Liam e Louis, sperando che qualcuno li notasse e iniziasse a prenderli in giro. Avevano una birra in mano ed erano visibilmente ubriachi. Da sobri erano spaventosi, da ubriachi?
Louis non voleva saperlo e stava quasi per tirare il suo amico verso la pista da ballo, perché no, non se ne sarebbe andato.
Ma si bloccò quando notò Harry andare verso di loro, un sopracciglio inarcato e un bicchiere pieno di qualcosa in mano.
"Ehi, Troy, Tyler" disse il riccio una volta davanti a loro "Che succede qui?" chiese, lasciando un'occhiata fugace verso Louis e Liam.
"Ma hai visto chi c'è qui Styles? Tomlinson ha deciso di tirare fuori gli artigli!" Tyler scoppiò a ridere per la sua stessa battuta, contagiando anche il suo amico.
"Cosa?" chiese Harry, facendo il finto tonto.
"Davvero vuoi lasciarli entrare? Ma guardali Harry, sono due sfigati! Guarda quattrocchi come si è vestito! Le bretelle, ma sul serio?" chiese Troy, ridendo con il suo amico mentre guardava divertito i nuovi arrivati.
"Io penso che faccia stile e poi, quale problema ci sarebbe? Li ho invitati io e se a voi non va bene, potete benissimo andare via" disse acidamente verso i due ragazzi ubriachi.
Louis arrossì e abbassò lo sguardo per nascondere un sorriso. Harry gli aveva detto che faceva stile con le bretelle, Harry non lo stava prendendo in giro con i suoi amici. Aveva anche specificato ch'era stato proprio lui ad inviarli. Si diede dello stupido per aver pensato che, magari, il riccio avrebbe potuto fare il contrario. Lo sapeva che Harry era diverso, lo sapeva!
"Oi amico, sta calmo! Va bene, abbiamo capito" disse Troy, alzando le mani in segno di resa prima di fare cenno a Tyler di seguirlo. I due ragazzi si allontanarono fino a mischiarsi tra la gente che ballava.
Harry riversò la sua completa attenzione ai due nuovi arrivati e sorrise allegramente "Sono felice che siate venuti"
Louis ricambiò il sorriso "E noi siamo felici di essere stati invitati, grazie" disse, le guance rosse per l'imbarazzo.
Harry non si vergognava di lui.
"Liam, amico!" un ragazzo urlò e il diretto interessato sorrise e si allontanò da Louis dopo essersi scusato e dopo avergli dato una leggera gomitata d'incoraggiamento.
Louis imprecò mentalmente contro il sul migliore amico. Dio e adesso cosa avrebbe fatto? Liam lo aveva lasciato da solo.
"Ehi" lo richiamò Harry, avvicinandosi a lui "Sono davvero felice che tu sia qui" ripeté, questa volta usando il singolare.
Louis sorrise e annuì, non sapendo come rispondere.
"Mi accompagni a prendere qualcosa da bere?" chiese poi il riccio. Era sempre stato invidiato per questo suo pregio: sapeva sempre come iniziare una conversazione, mettendo a proprio agio la persona dall'altra parte. E amava ciò.
Ma "Non vorrei fare la parte della cozza appiccicosa" disse, torturandosi le mani.
"Dio Louis, avanti!" Harry rise alzando gli occhi al cielo e gli afferrò una mano per non perderlo una volta sulla pista da ballo.
Louis arrossì violentemente. Dio. Harry. Lo. Stava. Fottutamente. Tenendo. Per. Mano. Cazzo!
Sentì il cuore fare i salti di gioia mentre, istintivamente e per paura di perdersi, aumentò la presa attorno alla mano del riccio, avvicinandosi più che poteva a lui.
Harry lo tirò fino alla cucina in cui non c'era quasi nessuno. Erano praticamente già tutti ubriachi fradici e troppo occupati a ballare o a scopare nel bagno o contro i muri del corridoio al piano di sopra.
Il riccio versò in un bicchiere di plastica della vodka e "È alla pesca, spero vada bene, altrimenti ho della vodka liscia" disse mentre lo passava a Louis.
Il liscio scosse al testa, prendendo in mano il bicchiere "Non credo sia una buona idea prendere quella liscia, non ho mai bevuto prima" ammise, bevendo un piccolo sorso dal bicchiere. Non era male, solo bruciava un po' la gola, ma non era male.
"Allora ti conviene andarci piano" gli consigliò Harry prima di aggrottare la fronte "Dove sono i tuoi occhiali?" chiese, esaminando il volto dell'altro.
"Ho messo le lenti" Louis arrossì e cercò di mascherarlo dietro il bicchiere, prendendo un altro sorso dalla bevanda alcolica.
"Non stai male, i tuoi occhi si notano di più così. Non avevo mai notato fossero così azzurri, sono davvero molto belli" constatò Harry, mentre con nonchalance riempiva il suo bicchiere con una bevanda colorata.
Louis arrossì nuovamente e davvero, avrebbe passato la serata ad arrossire? Doveva decisamente darsi una calmata. Ma non era mica colpa sua se stava ricevendo complimenti dalla sua cotta. Diamine. Era così imbarazzante! Sembrava però che ad Harry non facesse né caldo né freddo.
"Grazie e...anche i tuoi sono davvero belli" disse, buttando giù il resto del liquido.
"Gli occhi sono lo specchio dell'anima" disse Harry, regalandogli un sorriso "Rispecchiano il tuo essere. Potrei dire di conoscerti solo guardandoti negli occhi"
"Ah sì? E sentiamo, Shakespeare, cosa ci leggi nei miei occhi?" ridacchiò Louis, appoggiandosi con la schiena contro l'isola della cucina.
"Beh, vedo che sei un ragazzo solare, intelligente e magari anche socievole ma che grazie agli stronzi della nostra scuola ha accantonato il suo vero modo di essere"
Louis socchiuse le labbra, stupito dalle parole del riccio. Aveva praticamente descritto il suo carattere, com'era prima di entrare a far parte di quella dannata scuola. Non sapeva se si era informato sul suo conto, ma poco importava. Lo stava guardando negli occhi e quelle iridi verdi come l'erba lucente sotto il sole erano talmente splendide che lo stavano praticamente destabilizzato.
"Perché lo stai facendo?" sussurrò poi, credendo di non esser stato sentito dal riccio a causa del volume della musica nell'altra stanza.
Ma Harry riuscì a capire ciò che aveva sussurrato e aggrottò la fronte confuso "Cosa starei facendo, esattamente?"
"Stare qui, con me, quando potresti spassartela con i tuoi amici" chiese, perché, okay, il giorno precedente l'aveva invitato, ma non c'era scritto da nessuna parte che doveva restare con lui.
"Se ti faccio pena, davvero, io-" cercò di terminare Louis ma Harry trattenne una risata e dopo aver abbandonato il sul bicchiere sull'isola, afferrò entrambe le mani di Louis, interrompendolo e lo tirò verso il soggiorno, mormorando un "Vieni a ballare con me" quasi inudibile ma Louis lo sentì ed arrossì sia per quello, sia per le loro mani unite.
Si ritrovò presto immerso da corpi sudati, puzzolenti e ubriachi e si sentì smarrito. Non sapeva ballare, non sapeva-
"Su, sciogliti" lo incitò Harry, lasciando le sue mani.
"Non so ballare" urlò per sovrastare il fracasso e ringraziò le luci perché era arrossito, ancora una volta.
"Neanche io" il riccio rise e fece spallucce prima di iniziare a muoversi, cercando di andare a ritmo con la musica.
Louis si morse il labbro inferiore e iniziò a muoversi anche lui, impacciato e rigido, dio era imbarazzante.
Alzò la testa ma con suo disappunto non trovò Harry. Stava quasi per scoppiare a piangere, preso dal panico. Liam era chissà dove, Harry era andato via e lui era in una casa che non conosceva e circondato da persone che a scuola lo prendevano costantemente in giro. Certo, in quel momento nessuno lo stava calcolando, ma era proprio questo il punto. Sembrava uno stupido che se ne stava fermo in mezzo alla pista da ballo.
Stava quasi per girarsi e andare via, appuntando nella sua testa di mandare un messaggio a Liam una volta fuori in giardino.
Ma si irrigidì non appena due mani si poggiarono sui suoi fianchi.
Istintivamente piegò la testa di lato per vedere chi fosse e quando la sua fronte fu solleticata da un paio di ricci, si rilassò visibilmente. Harry.
Aspetta...HARRY? Non era andato via?
Lo stava toccando, le sue mani erano sui suoi fianchi e sentiva il fiato del riccio scontrarsi con il suo collo.
Rabbrividì ma cercò di non darlo a vedere. Dio, erano così vicini e lui voleva davvero girarsi e baciarlo, farsi toccare ovunque. Solo Harry.
"Muovili, così" sussurrò il riccio, iniziando a dettare i movimenti dei fianchi di Louis con le mani "Rilassati"
Il liscio chiuse gli occhi e si lasciò andare con la schiena contro il petto del riccio, iniziando a muovere i fianchi, seguendo le mani del ragazzo dietro di lui.
Dio santo, era così bello, eccitante e...Wow!
"Bravo, così" Harry sorrise e fece scivolare le mani dai fianchi di Louis alla sua vita.
Passarono ore a ballare. Alla fine la "situazione eccitante" si trasformò in "situazione imbarazzante" quando la canzone cambiò e loro due iniziarono a fare gli idioti, inventando passi di danza e scatenandosi. Non presero altro da bere, non si ubriacarono, si divertirono anche senza l'aiuto dell'alcool e quando Louis tornò a casa aveva un enorme sorriso stampato in faccia ed era così felice che a momenti iniziava a saltellare per tutta la casa ma decise di non farlo per non svegliare la sua famiglia.
Quando si mise a letto, mandò il messaggio della buonanotte a Liam come faceva ogni santa sera e stava per posare il cellulare, ma una notifica da Facebook gli fece aggrottare la fronte. Si era iscritto su Facebook solo per noia, quando non sapeva cosa fare, scorreva un paio di link e commentava con frasi simpatiche i post del suo migliore amico.
Curioso aprì l'app e cliccò sulle notifiche.

Eighteen [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora