Era leggermente in ansia e quando era in ansia si concedeva una sigaretta.
Non aveva propriamente il vizio del fumo, solo che lo aiutava a rilassarsi, poco ma lo aiutava.
Così estrasse il pacchetto dalla cerniera dello zaino e lo aprì. Era da mesi che stava lì dentro, si meravigliò di non trovarlo attaccato alla stoffa dello zaino con della muffa.
Estrasse una sigaretta e si toccò le tasche fino a trovare l'accendino.
Quando il fumo si espande dalla sua bocca fino ai polmoni, chiuse gli occhi visibilmente più rilassato e si lasciò andare con la schiena contro il muretto posto sul retro dell'Istituto. Mancavano cinque minuti alla campanella e lui si stava facendo paranoie. Insomma, dopo sabato sera, non aveva né visto né sentito Harry. E in quel momento gli stava sorgendo un dubbio: come doveva comportarsi?
Insomma, non era detto che siccome aveva passato del tempo con lui alla festa e poi avevano messaggiato un po', erano per forza diventati amici. Quindi, poteva prendersi la libertà di salutarlo in mezzo ai corridoi? Dio, no. Non voleva fare la parte del ragazzo innamorato asfissiante e appiccicoso. Insomma, non pretendeva nulla. Ma.
Sbuffò e fece l'ennesimo tiro alla sigaretta, gettando poi il mozzicone lontano da lui. Aveva deciso: non avrebbe fatto lui il primo passo.
Così, non appena la campanella suonò, con passo calcolato entrò nell'Istituto e si avviò al suo armadietto. Non si stupì di non trovare Liam, gli aveva detto di avere una visita medica e che probabilmente avrebbe saltato le prime lezioni.
Quindi aprì l'anta e appese la giacca nell'armadietto prima di metterci dentro anche i libri che non gli sarebbero serviti per le prossime due ore.
Sentì poi un vociferare alle sue spalle e con nonchalance mandò una rapida occhiata oltre le sue spalle. C'era un gruppo di studenti che parlottava mentre lo indicavano e gli mandavano sguardi fugaci.
Sospirò sconfitto perché non era nulla di nuovo. Forse stavano parlando della sua presenza alla festa di Harry, o forse no. Decise di non pensarci, almeno Troy e Tyler non erano ancora arrivati, eppure era curioso di assistere alle loro reazioni, sempre se si ricordavano qualcosa della festa date le loro pessime condizioni di quella sera.
Trattenne un risolino, ricordando come barcollavano e inciampavano ovunque mentre chiudeva l'anta dell'armadietto con il libro e il quaderno di letteratura stretti al petto.
Ma appena l'anta fu chiusa, si ritrovò un bellissimo Harry appoggiato con una spalla alla fila degli armadietti, gli sorrideva con tanto di fossette e dava un po' l'aria da duro con le mani nelle tasche dei jeans.
"Ciao Louis" lo salutò allegro il riccio, mettendosi dritto.
Louis boccheggiò perché, dio, Harry lo stava salutando e magari aveva anche intenzione di scambiare quattro chiacchiere con lui davanti a tutti gli studenti presenti in corridoio?
"C-ciao Harry" mormorò imbarazzato non appena si accorse che il corridoio si fece silenzioso.
"Allora, com'è andata ieri con i tuoi fratelli?" chiese il riccio e sembrava davvero interessato, ma c'era qualcosa che non andava per Louis.
Infatti "Harry, cosa stai facendo?" sussurrò quando si rese conto che il silenzio creatosi era per sentire cosa si stavano dicendo.
"Cosa starei facendo, esattamente?" Harry alzò un sopracciglio mentre Louis arrossiva. Era la stessa, identica domanda che gli aveva posto alla festa. E lui si ricordava bene cos'era successo dopo.
Al solo ricordo delle grandi mani del riccio sui suoi fianchi rischiava di sciogliersi definitivamente.
"Mi stai rivolgendo la parola davanti a tutti e- devo ricordarti la scala sociale di questa scuola e i gradini differenti di cui facciamo parte?" Louis alzò un sopracciglio. Non ci stava capendo nulla. Perché, improvvisamente, Harry era così interessato ad avere un qualsiasi cosa sia con lui? Per tutti i cinque anni passati non gli aveva rivolto la parola, ne uno sguardo. Ora voleva addirittura parlare con lui dinanzi a mezza scuola, come se niente fosse.
"Oh Louis, smettila di sparare stronzate, okay? Qui non c'è nessuna scala sociale e chi crede il contrario, be', dovrebbe sapere che non siamo più nell'antico Egitto e che quindi questa cosa non ha senso. Io parlo con chi mi pare e se a nessuno va bene non è affar mio" sbottò infastidito il riccio prima di guardarsi intorno.
Gli studenti che avevano aperto per bene le orecchie, fecero finta di nulla quando notarono lo sguardo di Harry su di loro e il corridoio si riempì nuovamente di un fastidioso vocio.
Louis boccheggiò perché, davvero il riccio aveva detto una cosa del genere davanti a mezzo istituto?
No, non ci stava capendo nulla. Fino a qualche giorno prima Harry non gli aveva mai degnato una singola attenzione, sapeva della sua cotta e magari anche degli atti di bullismo di cui era vittima - perché tutti ormai ne erano a conoscenza- ma non aveva mai fatto nulla. Poi, di punto in bianco Harry si presenta davanti a lui nel cesso per consolarlo, lo invita alla festa a casa sua, gli chiede l'amicizia su Facebook, messaggia con lui e ora addirittura parla con lui davanti a mezza scuola come se nulla fosse.
Era confuso, che senso aveva farlo dopo cinque anni di totale disinteresse? C'era qualcosa sotto e Louis aveva paura. E se Harry lo stava prendendo in giro? E se era tutto un gioco? Una scommessa fatta con i suoi amici?
"Forse è a te che dà fastidio tutto questo" mormorò il riccio, aggrottando leggermente la fronte.
Louis lo guardò accigliato "Cosa? Harry, cosa dici? Lo sai che non me ne darebbe mai"
"E allora qual'è il problema?" chiese esasperato Harry, incrociando le braccia al petto.
"Il problema è che fino ad ora non mi hai mai degnato di uno sguardo e ora di punto in bianco, sembriamo amici per la pelle. Scusami tanto ma non credo abbia molto senso ciò" Louis non ci vide più ed ammise ciò che pensava realmente.
Harry alzò le sopracciglia "Bene, allora sai cosa ti dico? Vaffanculo Louis, io volevo solo provare ad esserti amico"
Louis indietreggiò di un passo come se fosse stato colpito da una pallottola dritto nel cuore mentre guardava con le labbra socchiuse Harry dargli le spalle e andare verso il suo armadietto, non guardandosi indietro neanche una volta.
La campanella che segnava l'inizio delle lezioni suonò e gli studenti che avevano assistito alla scenata, iniziarono a ridere, indicandolo e gridando a turno un "Gli facevi solo pena, Tomlinson"
Lo stavano facendo a posta e Louis iniziò ad annaspare prima di stringere i suoi libri al petto e correre via verso il bagno, mentre le lacrime scivolano sulle sue guance rosse e il suo respiro pesante annebbiava le lenti degli occhiali.
Si ritrovò seduto sul pavimento del bagno e credette di poter sentire ancora tutte le risate e tutte le prese in giro, accavallate a quel "Vaffanculo Louis" che Harry gli aveva praticamente urlato contro.
Si odiava. Si odiava così tanto. Perché doveva sempre rovinare tutto con le sue paranoie? Non poteva solamente far tacere la sua testa e gustarsi l'inizio di quel qualsiasi cosa con Harry?
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Eighteen [Larry Stylinson]
FanfictionLouis Tomlinson: Non è un problema per te avermi come amico qui? Le persone potrebbero iniziare a prenderti in giro Harry Styles: Nhaa. Che andassero a farsi fottere! Harry Styles: Anzi, sai cosa faccio adesso? Louis stava quasi digitando un "Cosa...