Chapter 11

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«Allie» sussurrò lui.
Lei fece qualche passo indietro, sembrava spaventata.
«scusami» sussurrò di nuovo.
«che cosa vuoi?» sbottò mia madre.
«devo parlarti. mi dispiace per quello che è successo, io...»
«Ryan esci dalla mia casa» sbottò interrompendolo.
«io... ti prego Allie, ascoltami» disse lui, alzandosi in piedi.
«esci e non tornare mai più» urlò scoppiando in lacrime.

Dylan mi fece un cenno per dirmi di andarcene e lasciarli soli, ma con noi uscì anche Ryan.
«sali nella mia macchina» mi disse Dylan e io ubbidii.

*Dylan*
«Che è successo tra voi due? come mai lei non ci aveva mai detto di avere un fratello?» chiesi avvicinandomi a lui.
«cose di famiglia che lei non ha intenzione di perdonare» rispose salendo sulla sua auto.
«forse è meglio se te ne vai da questa città» dissi.
«non ti preoccupare, parto domattina» spiegò.
Io annuii e feci per tornare verso la mia auto, ma lui mi fermò.
«Dylan» disse, io alzai un sopracciglio e lo guardai senza capire.
«come sai il mio nome?» chiesi.
«non posso dirti tutto, ma sappi solo che ti voglio bene» continuò.
«cosa devi dirmi?» insistetti.
«non posso Dylan» borbottò lui, poi alzò il finestrino e mise in moto l'auto.
Mi arresi e tornai alla mia auto.

*Aria*
Dylan salì sul sedile accanto al mio e mise in moto il fuoristrada.
«dove andiamo?» chiesi.
Lui non rispose, si limitò a fare retromarcia e uscire dal cancello.
Guidò per circa venti minuti, dopodiché fermò l'auto.
Eravamo in un fastfood appena fuori dalla città.
Perché mi aveva portato qui quando ce n'era uno a pochi passi da casa nostra?
Penso che il suo intento fosse quello di lasciare da sola nostra madre per un po'.

«Ti va di venire a vedere il mio appartamento dopo cena?» mi chiese quando ci accomodammo al tavolo.
«hai un appartamento?» quasi urlai, incredula.
«si, cioè, lo sto allestendo ma tra qualche settimana sarà pronto» rispose ridacchiando.
«perché vuoi andare a vivere da solo?» gli chiesi, un po' delusa dalla sua scelta.
Mi stavo affezionando tanto a lui, anche se prima che arrivasse qui a Toronto l'avevo sempre odiato, con me ora sembrava cambiato.
«beh veramente... io... ecco non so come dirtelo» balbettò sorridendo.
Io alzai un sopracciglio «che cosa?» chiesi.
«l'ho preso per noi due. senti lo so che ti potrà sembrare strano, ma sai già che io non riesco a vivere con tua madre e...» lo interruppi «nostra madre» dissi.
«ultimamente arriva tardi a casa, è poco presente anche per te e il fatto è che...» si interruppe.
«non voglio escluderti dalla mia vita di nuovo, ti voglio accanto a me» aggiunse.
Rimasi sorpresa dalla sua ultima frase, non sapevo cosa dire.
«io... vorrei tanto, sarebbe bellissimo ma non posso lasciare mamma da sola, capisci?» risposi un po' dispiaciuta.
Lui annuì con il capo, spostando lo sguardo verso il menù.
Un cameriere ci interruppe per prendere gli ordini, ordinammo due panini e poi lui sparì dietro al bancone.
«posso venire a dormire da te qualche volta se vuoi» ripresi il discorso.
«puoi venirci quando vuoi, se hai voglia o sei hai bisogno» rispose serio.
«grazie Dylan, lo apprezzo veramente tanto» risposi sorridendogli.
Lui annuì di nuovo.

Sapevo benissimo che questa situazione non era delle migliori per lui. È sempre stato da solo, non ha mai conosciuto suo padre e mia madre l'ha sempre escluso dalla sua vita, quasi non considerandolo nemmeno come un figlio. Solo non capisco perché con me sia stato diverso dato che mio padre non è sicuramente migliore di quello di Dylan. Non faceva altro che picchiare mia madre e fare in modo che io vedessi senza poter fare nulla.
Era violento e io non l'ho mai detto a nessuno, nemmeno a Dylan.
Se ci fosse stato in quel periodo forse avrebbe potuto aiutarmi, ma non posso di certo fargliene una colpa.
Io ero piccola e lui ormai era scappato di casa già da un bel po'.

«Ecco a voi» disse l'addetto posando i vassoi carichi di cibo sul nostro tavolo.
Guardai disgustata quell'enorme massa di carne, formaggio e varie salse.
Mi era passata la fame, invece a Dylan sembrava aumentata.
In pochi minuti divorò il suo panino, così gli offrii anche il mio.
«davvero non lo mangi?» chiese.
«non ne ho molta voglia» risposi passandogli il piatto.
«non posso lasciarlo qui o quel clown assassino mi punirà» rispose indicando il clown che doveva intrattenere i bambini.
«hai ancora paura dei clown?» risi.
«non guardarlo o verrà qui ad ucciderci» rispose azzannando il mio panino.
Io scoppiai a ridere e lui disse «se vuoi entrare in casa mia non devi mai nominare i clown, hai capito? magari me li ritrovo di notte per colpa tua» mi avvertì serio.
«questa cosa deve finire» risposi ridendo ancora «oh no, non smetterò mai di temere i clown. loro cercano di farti divertire per poi assassinarti quando meno te lo aspetti» rispose convinto.
Ci fu un attimo di silenzio e poi all'improvviso gli chiesi «posso rimanere da te questa sera?»
«ti toccherà dormire sul divano però» rispose con un ghigno.
«ma...» mi interruppe.
«ho detto che lo sto allestendo, la tua camera non è ancora pronta» disse.
«la mia camera?» quasi urlai.
Lui sorrise e guardò l'ultimo morso del panino «ecco lo sapevo che mi sarebbe sfuggito, doveva essere una sorpresa» sbuffò.
«Dylan, grazie... io non so come ringraziarti, davvero» fu l'unica cosa che mi uscì dalla bocca.
«non devi, sono in debito con te per tutto ciò che non ho mai fatto» rispose.
«non ha importanza. l'unica cosa che conta è che tu non te ne vada più via» lo guardai negli occhi, azzurri e profondi.
«non senza di te, promesso» mi sorrise.

Your Words Changed Me | Shawn Mendes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora