Chapter 15

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-6.

*Emma*
Odio piangere, odio sentirmi così fragile. Ho bisogno di stare con qualcuno per evadere un po' da tutto questo, ma dopo la visita di ieri mio padre non mi lascia nemmeno uscire dalla mia camera.
Il dottore che segue il mio caso ormai da anni, ha detto che la capacità dei miei polmoni è visibilmente diminuita e non mi ha dato più di due anni di speranza di vita.
Mio padre è troppo protettivo, pensa che tenermi chiusa in casa possa evitare qualsiasi rischio, ma io non voglio passare così i miei ultimi anni.
Voglio uscire, stare con Aria, Norman, Cameron e Dylan, voglio vivere i miei ultimi anni al meglio, come le altre persone della mia età.
Non c'è nessuna cura per me, l'unica soluzione sarebbe un trapianto di polmoni, ma le liste d'attesa sono lunghissime e non capita spesso che ci siano dei polmoni compatibili.
Io ci ho fatto l'abitudine, l'ho sempre saputo che non avrei mai avuto una vita normale e che prima o poi sarebbe giunta la mia ora, ma non immaginavo così presto. Pensavo che avrei almeno avuto il tempo di finire gli studi e vivere una vita decente, pensavo di trovare la mia anima gemella e perché no di avere una famiglia.

Asciugai la mia ennesima lacrima quando sentii il telefono squillare.

«Hey» riconobbi subito la sua voce.
«Dylan» sussurrai cercando di non piangere ancora.
«Emma va tutto bene?» la sua voce mi tranquillizzava ogni volta.
«no» mi alzai dal letto.
«ti prego vieni qui» sussurrai di nuovo.
«arrivo» chiuse la chiamata.

[...]

«Mio padre ti ha fatto entrare?» chiesi appena varcò la soglia della mia camera.
«veramente no» rispose serio «ma sono entrato lo stesso» fece spallucce.
«che succede?» chiese poi sedendosi accanto a me.
«devo dirti una cosa» risposi giocando nervosamente con la cerniera della sua giacca in pelle.
«allora dimmela» rispose sfiorandomi le dita.
«non qui» sospirai «devo uscire da questa casa, non ce la faccio più»
«ci penso io» rispose lui uscendo dalla stanza.

Qualche minuto dopo rientrò con un sorriso stampato in faccia.
«ho convinto tuo padre, avanti andiamo» mi avvolse le spalle con un braccio, stringendomi a sé.
Salimmo sul suo fuoristrada, lui mise in moto e nessuno dei due parlò finché non fermo l'auto vicino ad un bosco.
Camminammo un po' fino ad arrivare ad una baracca in legno, vicina a dei campi incolti.
«vengo qui quando voglio stare da solo» disse aprendo la porta.

Da fuori sembrava piccola, ma dentro era molto spaziosa, con un tavolo sul quale c'erano delle bottiglie di birra vuote e delle carte da poker.
Sul lato opposto c'era un piccolo frigo e degli armadietti di ferro grigio, simili a quelli scolastici.

«Quindi ora vuoi stare da solo?» chiesi guardandomi attorno.
«da soli» mi corresse.
«che cosa devi dirmi?» chiese guardandomi negli occhi.
«ieri avevo una visita» cominciai.
Lui annuii «si, l'ho sentito mentre salutavi mia sorella. com'è andata?»
«è di questo che si tratta» dissi.
Lui mi guardò negli occhi, poi il suo sguardo cadde sulla bombola di ossigeno.
«la capacità dei miei polmoni si è dimezzata» dissi tutto d'un fiato, cercando di trattenere il mare di emozioni che stava per esplodere dentro di me.
«potrei non...» sentii le lacrime rigarmi il volto.
Me le asciugai velocemente cercando di trattenere un pianto liberatorio.
«non mi danno più di due anni di vita» dissi spostando lo sguardo verso il pavimento in legno.

In un attimo le sue braccia mi avvolsero e mi sentii un pochino meglio, anche se ricominciai a piangere.
«scusami, odio essere così debole davanti agli altri» abbassai lo sguardo asciugandomi le lacrime.
«Emma» mi sorrise «tu sei una delle persone più forti che conosca» disse accarezzando la mia mano.
«non hai mai mollato, hai sempre creduto in te stessa e nonostante tutti i tuoi problemi hai vissuto fino in fondo e devi continuare a farlo. forse troveremo una soluzione a tutto questo, ma fino a quel giorno devi continuare a goderti ogni singolo momento della tua vita al meglio» si bloccò per qualche secondo «te lo meriti Emma» sussurrò poi sfiorandomi la guancia.
«ho paura di ferirti» dissi stringendogli la mano «di ferire te, Aria, mio padre e tutte le persone che mi vogliono bene. Dylan, io sono una mina che aspetta solamente di esplodere» lo guardai dritto negli occhi.
«Hey» avvicinò il suo viso al mio e mi sorrise «io voglio correre questo rischio»

*Aria*
2:49 pm.
Fissavo il regalo di Emma da più di venti minuti e mi convincevo sempre di più che Shawn aveva ragione.
Afferrai il telefono, entrai nella rubrica e cercai il suo numero.
Digitai sia "Shawn" che "Mendes" ma non trovai il suo contatto, così aprii Instagram.

"Sei sicuro di avermi dato il tuo numero?"
"Ho digitato sia 'Shawn' che 'Mendes' ma non c'è nulla"
"O il mio telefono ha qualche problema o tu sei negato con la tecnologia"

Rispose dopo qualche minuto.

"O tu non mi conosci abbastanza
bene"

"Non dirmi che..."

Riaprii la rubrica e digitai "Muffin" e proprio come immaginavo trovai il suo numero.
Aprii la chat con Shawn su Whatsapp e scrissi:

"Tu non sei normale"

"Dipende cosa intendi per normale"
"La normalità è soggettiva"

Quando inizia con i suoi discorsi impegnativi e profondi non capisco più nulla.

"Senti ci ho ripensato"
"Voglio scrivere quella lettera"

my corner
(la lettera per il compleanno di Emma). ah volevo spiegare, il compleanno di Emma sarebbe il giorno dopo, invece quel "-6" sarebbero i giorni che mancano alla festa e nienteee vi amo e grazie di tutte le views. che ne pensate di Emma e Dylan? (dovete rispondere)
secondo me sono troppo troppo troppo belli cioè dai aw, e mi dispiace troppo per Emma :(
a presto genteee :*

Your Words Changed Me | Shawn Mendes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora