God knows how much he has loved you

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Harry si rigirò nel letto per l'ennesima volta, sudato fradicio nonostante fosse pieno inverno.
Quell'anno nessuno, intorno a lui, aveva festeggiato: Natale era stato un giorno come gli altri, con un giusto un pizzico di rassegnazione ed una buona dose di malinconia.

-Harry, vuoi stare da noi per un po'? Finché le acque non si calmano, voglio dire...-Gli aveva proposto Dan Deakin, appena dopo il funerale.
Il riccio non aveva avuto a forza di opporsi.
Non aveva la forza di fare nulla, in realtà.
Passava ore fissando il vuoto, non si presentava alle ore dei pasti, non mangiava il cibo che veniva lasciato nella camera degli ospiti...
Casa Tomlinson era assediata dai giornalisti da giorni e giorni, uomini e donne montavano tende davanti ai cancelli, fans accanite alternavano urla e pianti, dal mattino alla sera.
-È un momento difficile per noi, chiediamo riservatezza: la morte di mio fratello è un avvenimento che dobbiamo elaborare con calma, da soli.-Aveva dichiarato Lottie il pomeriggio precedente, ma non era cambiato molto, se non che la sua faccia era stata sbattuta sulla prima pagina di tutti i giornali, di nuovo.
Sembrava che la gente non avesse niente di meglio da fare che interessarsi ad un morto.
Harry, dal canto suo, per la prima volta nella sua vita, stava odiando le fans.
Sì, le stesse ragazze che aveva amato più di se stesso, le stesse che gli avevano permesso di realizzare i suoi sogni, e che adesso si disperavano per Louis, come se il dolore che provavano potesse essere lontanamente paragonabile al suo.
Loro non potevano capire.

Loro non avevano mai visto Louis ridere di fronte ai piatti inventati da Niall, quando si improvvisava chef.
Loro non avevano mai visto Louis sorridere per una loro battuta.
Loro non avevano mai ricevuto le carezze delle sue mani piccole.
E non avevano mai ricevuto i suoi abbracci, né i suoi baci.
Non lo avevano mai sentito sussurrare "ti amo" ad occhi chiusi, nel buio della sua stanza, un mezzo sorriso sul volto.

A Harry sembrava quasi di averlo lì.
Vedeva il suo sguardo ovunque, sui volti della gente, sentiva la sua voce, la sua presenza...Dio, stava impazzendo?

Louis è morto.
A volte doveva ricordarlo al suo cervello, che insisteva nel mostrarglielo nei suoi sogni, come se fosse reale.

Il riccio si alzò con lentezza, uscendo da quella stanza troppo piccola e troppo colorata per ciò che provava.
I corridoi fuori erano bui e silenziosi, forse perché erano le tre del mattino, forse perché a nessuno interessava stare sveglio a far baldoria, forse perché erano tutti troppo stanchi da ciò che stava succedendo.

Avanzò, il rumore dei suoi passi attutito dalla spessa moquette beige, anche se non sapeva dove le sue gambe lo stessero portando.
Poi si ritrovò davanti ad una pesante porta scura, curioso ma titubante.
Abbassò incerto la maniglia, poi scivolò nella stanza in un soffio, chiudendosi l'uscio alle spalle.

La luce fioca della luna, ben visibile attraverso la vetrata, illuminava l'interno di una candida luce bianca.
Era tutto come l'ultima volta, segno che nessuno era ancora stato lì.
La sedia davanti alla scrivania era ancora ricoperta di tute sportive, un iPod sul letto, decine di libri in disordine nella libreria.
Harry si accorse solo dopo un paio di minuti della figura esile seduta accanto alla finestra.
La ragazza teneva le gambe incrociate, una sottile vestaglia celeste come unico indumento, i lunghi capelli biondicci aggrovigliati sulle spalle.

-Harry?-Mormorò piano, alzando il viso verso di lui.
Il ragazzo annuì, sedendosi accanto a lei.

-Scusa, non pensavo di trovarti qui, Felicitè.-Si giustificò in un sussurro.
Lei alzò le spalle con un sospiro.
-Non fa niente, anzi, di tutte le persone, forse tu sei quello che può capirmi meglio.-Non lo guardò negli occhi nemmeno una volta e Harry la capiva.
Lui era il motivo per cui suo fratello era morto, probabilmente, dunque come biasimarla?

Boobear. || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora