Zayn, I don't need a "thank you"

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Caro Harry,
c'è il sole, oggi.
Un bellissimo sole arancio che non vedevo da un po', in mezzo ad un cielo limpido e privo di nuvole.
Sarebbe una giornata stupenda, vorrei godermela, sai, probabilmente è l'ultima volta che posso apprezzarlo, il sole.
È il 20 dicembre, Harry, manca così poco.
Mi sarebbe piaciuto vederti, oggi.
Magari per andare al parco, camminare mano nella mano senza vergogna, bere una cioccolata calda in qualche caffetteria tranquilla, chiacchierare al riparo dal freddo pungente dell'inverno, punzecchiarci, baciarci.
Mi sarebbe piaciuto vederti anche solo per poterti guardare negli occhi, Harry, quei tuoi dannatissimi occhi verdi che mi hanno fatto innamorare di te tanti, troppi anni fa.
Mi manchi, riccio, mi manchi come l'aria che respiro.
Vorrei sentire ancora una volta la tua voce roca che pronuncia il mio nome.
Me ne basterebbe una, una volta sola.
Perché siamo così stupidi, Haz?
Zayn aveva ragione.
Ricordi?
Ci disse:'Andatevene, finché potete.'
Anche lui se n'è andato, e non avrebbe potuto fare scelta migliore.
Succede che senta le sue canzoni, alla radio, allora ripenso a lui.
Conservo ancora alcuni nostri vecchi video, e se li guardo posso quasi risentire la felicità di quei momenti, quando eravamo ancora tutti insieme, e stavamo bene.
Quasi.
Ricordo i primi tempi, Zayn.
Non sembrava che avessi molta voglia di fare parte della band: eri timido, taciturno, solitario, non ti trovavo molto simpatico.
Ma tutto scompariva quando cominciavi a cantare.
La tua voce era come il suono di una cascata, il vento della sera, le onde dell'oceano, qualcosa di paradisiaco che ti vibrava dentro, immobilizzandoti.
Ti fermavi, qualsiasi cosa stessi facendo, dovevi fermarti assolutamente, perché per comprendere quella melodia, per godertela, perché ti entrasse nell'anima, non potevi avere distrazioni.
Le note ti avvolgevano in un vortice di pienezza, di pace, di una leggera malinconia che non era però, una malinconia negativa.
Era la malinconia della vita, data dalla consapevolezza che tutto sarebbe finito, in un modo o nell'altro, prima o dopo, quel tuo canto si sarebbe affievolito, perdendosi nell'aria tiepida.
E santo cielo, quanto ti ho invidiato.
Per ciò che riuscivi a trasmettere, per la tua sicurezza, la tua determinazione.
Ti osservavo sul palco: la tua voce non tremava come la mia, la tua mano era salda sul microfono, non sudavi freddo, non eri terrorizzato.
Eri sereno.
E Dio sa quanto, tuttora, vorrei essere come te.
Ancora non riesco a capire il motivo che ti spinse a parlarmi, quella sera.
Di solito le nostre conversazioni si limitavano allo stretto necessario, tipo 'Mi passi il sale', 'Okay' sembrava che non fossi interessato a ciò che succedeva intorno a te.
Te ne andavi a fumare prima della fine del pranzo, della cena, delle riunioni, spesso solo, qualche volta accompagnato da Liam, l'unico con cui sembrava stessi legando; così io tornavo da Niall, e finiva lì.
Per questo fui tanto sorpreso quando bussasti alla mia porta.
Ti dissi di entrare, ovvio, e tu, come se niente foste, ti buttasti sul mio letto, sfilandoti le cuffiette da cui non ti separavi mai.
-Ti piace il riccio, vero nanetto?-Mi diede fastidio quella confidenza, il modo in cui ti rivolgevi a me.
Mi sentivo inferiore, come se fossi soltanto un bambino che parlava con il padre.
Nonostante tutto, non aprii bocca.
Tu scrutasti il mio viso con un ghigno spavaldo.
-Beh, piace anche a me, è un bel tipo, ma vedo come ti guarda. Perciò ti dico un segreto: alle feste i ragazzi vanno per rimorchiare, quindi ti consiglio di muovere il culo e di dire agli altri che hai cambiato idea e che andrai con loro. E cambia quella maglietta a righe, è patetica.
Poi ti alzasti, lisciando le coperte con la mano.
-Non mi serve un grazie, ma sei in debito con me, Louisa!-Mi prendesti in giro l'ultima volta, prima di chiuderti la porta alle spalle.
Harry, tu sai cosa successe quella sera e Zayn, ti posso dire soltanto grazie, perché non potrò mai sdebitarmi.
Dopo quell'episodio cominciai ad apprezzarti di più.
Parlavamo spesso: tu eri un tipo così forte, così affascinante, eppure riuscivo a percepire la tua tristezza, e ti capivo, come tu capivi me.
Era facile aprirmi, toccare qualsiasi argomento senza imbarazzo, ridere, scherzare.
Mi capivi con uno sguardo, mi consigliavi in qualunque situazione, senza stancarti mai di me, dei miei problemi.

Non facesti una piega nemmeno quando scopristi dei tagli, quella mattina durante la riunione, avevo appoggiato la testa sul braccio e la felpa aveva lasciato scoperta una parte di polso.
Ti eri sbracciato finché non avevo capito, e nessun altro sembrava essersi accorto di nulla, grazie al cielo.

-Sfogati su di me, ogni volta che hai voglia di farlo.-Mi dicesti dopo.
-Anche se è notte?
-Ma certo, sempre.

Le cose andarono sempre meglio.
Avevamo successo, scrivevamo canzoni, ci divertivamo, durante i concerti.
E cominciai ad uscire con la mia cotta, grazie ai tuoi consigli.
L'inizio della fine.

"Non potete sedervi vicini."
"Dovete mostrarvi distanti, in pubblico."
"Non avete il permesso di guardarvi."
"Non parlatevi."
"Avete il divieto di avere contatto fisico."

Zayn, mi eri sempre vicino nonostante il casino che stava diventando la mia vita.

Poi iniziarono anche con te.

"Tu e Liam sembrate troppo intimi."

Ti vedevo ogni giorno più distratto, e più giù.
Così non mi sorpresi quando ci desti la notizia.
Gli altri si arrabbiarono, erano distrutti, amareggiati, si chiedevano il motivo che ti aveva spinto a prendere una scelta così definitiva.

Invece io sapevo che avevi ragione ad andartene, che lo facevi per salvarti.
Spero che tu sia felice, ora.
Ho letto del tuo flirt con quella tua bella modella bionda.
Magari è quella giusta, chi lo sa, anche se Perrie era molto interessante.
E poi, non dicevi di preferire le ragazze formose?
In ogni caso, spero che questa Gigi meriti il tuo amore.
Ti auguro il meglio che questa vita possa dare.
Ci vediamo dall'altra parte, Z.

Ecco, Harry.
Adesso lo sai: Zayn era la mente di ogni appuntamento a sorpresa, di ogni regalo, coautore di tutte quelle belle poesie d'amore.
Non avercela con lui.
Che poi, non so nemmeno perché stia scrivendo a te tutte queste lettere.
In fondo, non sei tu il destinatario.
Quanto mi piacerebbe avere il coraggio di inviarle ai diretti interessati, davvero.
Ma c'è questo blocco che me lo impedisce.
Non voglio che abbiamo compassione di un morto.
Voglio soltanto, andarmene in pace con me stesso, dicendo tutto quello che devo dire, anche se alla persona sbagliata.
Scusa se ti annoio, Harry, a quest'ora ti sarai già rifatto una vita con qualcun altro.
Solo, avrei bisogno di te.
Prenditi cura di Zayn.
Fa il duro, ma non è di acciaio come sembra.
E si, se te lo stai chiedendo, mi tagliavo davvero.
Magari dovrei parlartene, in qualche lettera futura.
So di doverti delle spiegazioni.
Intanto scusami, mi dispiace di non avertelo mai detto...Non avresti potuto fare nulla.
Un giorno perdonami, se puoi.

Boobear

P.S. Ti dedico il sole spettacolare di oggi. Potrebbe quasi competere con il tuo sorriso.

P.P.S. Ti amo da morire, Harry.
Scusa, è che temo che mi dimentichi. E non voglio che succeda.


-
Wow, siamo davvero a trecento.
So che da un punto di vista oggettivo non è così tanto, ma è comunque un grande traguardo.
Grazie mille, spero che questo capitolo sia stato decente.
ZAu
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Boobear. || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora