Abitudini

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"Dammi la mano".

Era una voce diversa. E anche dare la mano a qualcuno non era usuale per me. Ero lì, a guardarlo, e lui tendeva la mano verso la mia e mi guardava, anche lui: guardava la mia mano e poi subito dopo mi ha guardato negli occhi. Ho sorriso e ho teso anch'io la mia mano. Era diverso. Da tutto quello che sentivo prima, diversa era la stretta, il calore, la morbidezza. Quella mano non era come quell'altra. Come un mucchio di altre cose d'altronde... Le parole sono diverse e quando sento parlare, in quel modo così diverso, a volte mi spavento. Mi rammarico un po' per tutto quel passato che non posso più accarezzare tra le mie mani, avevo trovato un luogo tranquillo, sicuro... ma ora non esiste più e mi ritrovo a dovere stringere una mano diversa da sempre, uno sguardo diverso, un sorriso diverso. Ormai ciò a cui ero stata abituata non c'è più, ed è inutile sperare di potersi rifugiare nelle piccole somiglianze. Impensabile. I sorrisi non si eguaglieranno mai. Ma questo non comporta che uno sia più bello dell'altro, alla fine io ho solo detto che nulla sarebbe stato più come prima. E tutta la familiarità che un tempo potevo sentire, ora non c'è più.

Ancora una volta ripenso ai "Bei vecchi tempi" in cui sapevo che certe cose sarebbero successe, la fiducia c'era e le cose sarebbero successe l'una dopo l'altra senza sentirne quasi la presenza. Era tutto certo, in qualche modo era tutto pianificato: recita da programma, niente sbagli o trame inconcluse. Tutto normale.

Era tutto normale. Ecco.
L'amore è normale? È normale un sentimento così pazzo?
Semplice... non dovrebbe essere normale. Ogni giorno dovrebbe essere una furia, con gioia e pianti, e strida di rabbia perché le cose non vanno bene e si rischia di non essere perfetti per quando vi vedrete. Sempre a pensare cosa sia meglio, escogitare cose fuori dall'immaginazione per poter vedere quel viso e sentirne il calore che, lento, si insinua finché tutti i pensieri si sono fatti cenere ed in testa hai solo spazio per quel volto che adesso stai guardando.

Non voglio ricordare cosa devo fare. Voglio deciderlo al momento e non aver mai la certezza che tutti sia a posto, perché so che c'è sempre qualcosa da perdere ma mi sto impegnando con tutta me stessa, per ritornare quel che un tempo ho lasciato in quelle abitudini ormai così scontate e faticose, o in quelle mani morbide.
Magari... devo saper prendere il ricordo che ho di quel momento felice e crearne uno nuovo, un ricordo con quel viso così strano e quelle mani così ruvide e insolite che, per me però, rappresentano il mio nuovo tesoro. Perché sono i piccoli difetti e differenze, che alla fine fanno della persona che sto guardando, quel che è.

Grazie di tutti i tuoi difetti. Sì, ti sto ringraziando per quelle cose che tutti dicono di odiare. Ti ringrazio perché senza quelli molto probabilmente non ti avrei mai scritto, e neanche incontrato. Ti ringrazio perché il perfetto è troppo noioso per la me che vuole sempre cercare di cambiare in meglio. Grazie di tutti i tuoi sbagli, che sono stati la mia fonte di allegria... e forse anche la tua, qualche volta. Grazie di tutto, perché stai tirando fuori, a piccoli passi, chi fino a non tanto tempo fa sono stata e voglio essere veramente. Grazie per essere te, una volta, a cercare di cambiarmi in meglio e soprattutto... Grazie per accettare tutti quelli che io reputo i miei difetti.

Non bisogna far diventare l'amore un abitudine. Non possiamo farne una convenzione. Dobbiamo far sì che ogni giorno sia quello più bello, più strano e inusuale che possiamo vivere. Se l'amore (inteso come il sentimento, le piccole abitudini vanno bene, ovviamente) diventa un'abitudine, semplicemente non è amore, ma amicizia, ed è per questo, appunto, che un'altra volta lo voglio ribadire:

L'amore non è un'abitudine.

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