Parentesi

25 0 0
                                    

A ricordarmelo quasi mi blocco, nella mia bolla di roccia rimango rinchiusa. Le parentesi nel discorso, nelle frasi che ogni giorno mi ripeto, hanno preso vita: si sono ampliate, prendendo spazio verso di me. Mi ricordo del freddo tra le strade, così paziente nei confronti del mio corpo ed atto a riscaldarmi quando serve. Ricettacolo di vermi dal cuore più ghiaccio dell'aria e mare nel quale gettarsi in estate. Parentesi graffe, le più grandi possibili ed in mezzo un fiume. Fuga di lacrime e tristezza, è il rifugio e nascondiglio dei mali di questa società. Mesti ma energici, con il freddo dalla loro parte loro camminano: per le strade viaggiano con le loro sciarpe, tinti di rosa addosso e colori colanti, in testa paglia solo e fili d'oro e forse qualche cascata nera e pesante.
Volgere i miei occhi ancora una volta verso questa realtà di basalto è uno strazio senza fine perché da milioni di anni luce non riuscirò mai a puntar questi occhi miei sul fondale di quel fiume. Ancora le persone si ostinano a ripudiare il freddo cuore da queste ciane case emanato.
Com'è successo ch'abbia perso ogni cosa? Dall'aria che chiama i fiocchi, sopra il battello nelle chiare notti son stata separata mentre questo passeggiava tra le scure e blu acque del respiro cittadino... Ho toccato soltanto e pure con effimerità i luoghi d'importanza e le sedute rosse di locali con poca luce, cercando di giocare carte false, riuscendo a stare al passo col buio, perdendomi nei tramonti rossi su ponti interminabili. Ho potuto sostare sui tetti della città, osservando le mille case tutte uguali e palazzi che scendono fino a formar dell'orizzonte la linea che serve a staccarmi dal mio nido. Al giorno qualche attimo ritorna e vien rischiarata nella mia mente qualche luce fugace, piena di forme e colori in movimento: allora ricordo, nel mio pensiero, tutto ciò che di quegl'attimi è stato vita e sensazioni nel cuore mio si risvegliano, come rosei nasi accesi dal freddo.
Cosa ne rimarrà? A volte mi chiedo se gli anni non siano detriti che coprono gli eventi e il tempo un fiume, gelido e silente che scorre, ligio alle regole ed impaziente. Mi sovvengono alla mente varie immagini di volti intenti a parlare, le voci che staccano dal frastuono di fondo e che rompono il brusio dei pensieri si impongono alle orecchie, suoni distinti e netti, nel cuore che batte e l'aria che luccica e lucida ogni parola.

Il sogno raccontava di spallette luminose e corpetti stretti che si adagiavano su di una pachina. Il vento sferzava e la ragazza sedeva a ridosso del fiume e restava a rimirar le acque, che meste seguitavano a percorrere il loro sentiero. D'un tratto, mentre si perdeva tra i ricordi, si mosse in lei un sentimento forte di speranza e si alzò di scatto, il vestito le tirò tutto e fece un passo avanti, indecisa se perseguire i sentimenti o imitare il fiume che agiva passivo agli eventi che lo circondavano; il suo cuore a discapito suo batteva e lei non riusciva a dar parvenza di volersi rimettere a sedere, si agitarono in lei mille spiriti e i rossi e caldi fuochi si destarono dal suo viso mentre correva attraverso vie e interminabili case d'ombra ricoperte. Correva in preda all'affanno e il suo vestito, che prima riluceva alla luce fioca dei lampioni, ora era grigio dei percorsi battuti da tempo, per infinite strade si precipitava e non riusciva a capire qual tormento l'attanagliasse e se ardesse dentro qualche ignota passione. I piedi le dolevano e le gambe non più avrebbero resistito a lungo, ma in preda alla disperazione più acuta andava alla ricerca di qualcosa che per il suo cuore era di una bellezza quasi asfissiante. La faccia ricoperta da una maschera di pena, le mani strinte in pugni e il vestito a cupola che le addolciva le curve ne facevano uno spettacolo estasiante ed il suo continuo ed estenuante affannarsi erano l'immagine del delirio d'amore, che cinge una persona all'estasi dei suoi sentimenti e la conduce fino a dove può spingersi l'animo umano: nei più reconditi posti, segreti e nel profondo inconscio segregati, piccole stanze chiuse a chiave anche per la stessa ragazza, che cercava angosciosamente di capire qual desiderio la stesse spingendo fino a quel punto. Col vestito che le ondeggiava e le ricadeva ai fianchi per lo sforzo si aggirava e, assediata alla mente da sconfortanti e lamentosi pensieri, cercava ostinatamente di ritrovare ciò di cui non sapeva l'esistenza, attraversava i ponti sopra il ciottolato duro ed i suoi tacchetti emettevano rumori sordi al toccare con la pietra, le braccia si muovevano spasmodicamente al ritmo con le gambe che, con il doppio del normale sforzo, cercavano di portare ancora avanti la ragazza, che sempre più era assoggettata da ansie cupe e profonde oppressioni.
Stremata si mosse per l'ultima volta la sua scarpa, che batté sul ciottolo più forte di prima e restò lì, la ragazza, ad osservare ancora il fiume, scoraggiata da quella vana ricerca che le aveva rivoluzionato quelle tarde ore e le aveva dato quella minima speranza di aver potuto trovare un'appiglio al mondo reale.

DipendeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora