Dipende

Iniquo

N'è passato di tempo e tempo è rimasto tra fatti e fatti.

I dirupi si sciolgono nell'aere e le montagne si nascondono sotto il mare: il fragile ed effimero mondo di conoscenza creato dall'uomo a sua brutta ed opinabile immagine, va oramai irrimediabilmente confacendosi all'alienante idea dello stesso, perdendosi lontano dalle mani sue, logore dal dolore delle constanti perdite.

I fiumi sono, ora, altro che solchi di lacrime asciugate e, solo quando la mattina vi tornano i cristalli, stentano nuovamente a struggersi nei loro pianti.

N'è passato di spazio, tra le camminate, corse e distensioni intere d'immaginazione all'aurora
e, forse, anche la pelle è cambiata, mutando in parole.

I capelli si tirano copiosi sempre più
ed a tagliarli sembra quasi di commetter danno alla loro vita
alla mia pure
un tempo patita.

Testimoni erano e lo son per poco ancora, di giorni al chiaro di stelle, che quasi illuminano gli occhi in angoscia d'anime, al perso, in riva al mare, tremanti e in ludica ricerca.
Testimoni son stati e mai più furono d'incontri di peculiar sostanza, forza e forma ed io lasciai lor cadere sotto nubi di scosse d'ambra ove il Gulliver più non sapeva rimanere.
Testimoni nella metamorfosi:
di candido piacere su fiori di cartapesta e di immobile affanno e buio, ruvido e bieco sotto il volto appassito, e modellato in cenere e metallo.

Non v'è più la speme ancora limpida del corpo in puerile età, carne brava avanza
ora
e cruda morde e sbrana
e viceversa dai corpi altrui.
Strumento di guerra nel sistema, mezzo di sostentamento crudele e velenoso, capace di logorare alla deceduta sede coloro che ne bramano l'assaggio.
Non più il coraggio d'una viltà ingenua ed innocente.
Non più la fermezza d'una vergogna per la gloriosa, preziosa ed assente pudicizia.

V'è adesso solo sangue, lacrime dal mar cavate e subdolo terrore.