Capitolo2

72 8 3
                                    

Camminai fino alla fermata dell'autobus che sarebbe partito alle 8:30, avevo giusto il tempo di fare colazione e qualche telefonata.
Così entrai nel bar di fronte la fermata e ordinai una granita alla mandorla. Mi sedetti e tirai fuori il telefono, guardai la rubrica... Dovevo chiamare Manuela1 e Manuela2!
Composi il numero di Manu e cliccai "chiama".
Lei rispose con il suo tono allegro mormorando "Ciao Persona!" , un sorriso si accennò sul mio volto, sentire la sua voce era proprio quello di cui avevo bisogno. Ridacchiai e risposi con un semplice "ciao". Mi chiese se ero pronta per il viaggio e io risposi "Credo di sì".
Poi parlammo del più e del meno per circa 20 minuti e ci salutammo.
Prima di chiudere lei mormorò un "Non dimenticare di farti sentire!".
Successivamente chiamai l'altra Manuela e quando rispose dissi istintivamente "Hallo!".
Dopo aver sentito il mio saluto scoppiò a ridere e io mi giustificai dicendo che facevo pratica con quella che sarebbe stata la mia nuova lingua. Subito dopo vidi l'autobus fermarsi e aprire le porte. Così misi la chiamata in pausa, pagai la granita e salii sull'autobus.
Trovai un posto libero vicino al finestrino e mi sistemai. L'autobus partì e io ricominciai a parlare con Manu...
Dissi "Scusa ma sono salita sull'autobus". Lei mi rassicurò dicendo "Tranquilla" e continuammo a parlare.
Lei mi raccontò un po' di quello che aveva fatto e io feci lo stesso. Poi chiudemmo la chiamata perché mi arrivarono 3000 messaggi di "buon viaggio" e dovetti, ovviamente, rispondere a tutti.
Dopo 2 fermate, salì sull'autobus una ragazza che sembrava avere la mia età, anche lei carica di zaini e valigie. Così spostai la mia borsa dal sedile accanto e le feci cenno di sedersi vicino a me.
Lei fece come avevo detto, sembrava simpatica.
Aveva i capelli più lunghi dei miei, legati in due trecce, ma quasi dello stesso colore; e gli occhi color nocciola.
Dopo aver posizionato la valigia sopra il sedile mi sorrise e disse "Ciao, sono Giorgia". Io ricambiai sia il sorriso che il saluto. Parlammo per tutto il viaggio in autobus e scoprii che avevamo molti interessi in comune.
Avevo ragione sul fatto che fosse simpatica.
"Dove sei diretta?" Chiesi.
"All'aeroporto, devo andare in Spagna"
Io le dissi che ero diretta in America e che la Spagna era il mio paese di origine. L'autobus si fermò. Eravamo arrivate.
Prima di scendere ci scambiammo i numeri di telefono e poi ci separammo. Lei si diresse verso un gruppo di amici, io no purtroppo. La salutai di nuovo con un cenno della mano ed entrai all'aeroporto.
C'era una tale confusione da non poter nemmeno camminare. Imbarcai la valigia e comprai qualche stuzzichino per il viaggio, fissato per le 11:45. Erano le 10:15, cominciai a pensare a cosa avrei fatto una volta arrivata lì. Con la fortuna che ho, ero sicura di non trovare la valigia una volta arrivata a destinazione.  Era arrivato il momento di salire sull'aereo. Presi il biglietto e mi accomodai al posto "E5". Mi misi le cuffie e, dopo aver messo il telefono in modalità aereo, feci partire Castle on the hill di Ed Sheeran. Il viaggio fu piuttosto veloce e prima di quanto mi aspettassi una voce disse "Allacciate le cinture e preparatevi all'atterraggio". Dopo pochi minuti mi ritrovai all'aeroporto, in America, per fortuna con la valigia. Mandai un messaggio a mia madre per avvisarla del mio arrivo e pagai un taxi che mi portò al college.

New start || Noah Urrea || >.<Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora