Un leggero movimento alla mia destra mi fece voltare distogliendomi dal tumulto di pensieri che non lasciava libera la mia mente un solo attimo.
La vidi muoversi sul divano, si stava risvegliando.
E adesso? Cosa dovrei dirle?
Cosa dovrei fare quantomeno per non farla spaventare?
Forse dovrei rimanere in silenzio...oppure no, sarebbe molto più inquietante rimanere a guardarla senza dire nulla.
Era difficile, terribilmente difficile, respirai a pieni polmoni prima che i suoi occhi incrociassero i miei.
La vidi sbattere le palpebre come se fosse confusa mentre la sua mente si aggrottava cercando di capire dove si trovasse, non ci volle molto affinché capisse...
"COS'E' SUCCESSO??"
Si tirò a sedere portando le ginocchia al petto e bloccandole con le braccia, aveva il respiro affannato e gli occhi sgranati.
Aveva paura...
Scelsi accuratamente le parole da usare per cercare di tranquillizzarla.
"Ha perso i sensi Allan, si sente meglio adesso?"
Purtroppo in quel momento dovevo quasi dimenticare chi fossi in realtà, con lei avrei dovuto assumere un altro atteggiamento, non il solito, un altro, finchè non avessi appurato di avere ragione.
Forse per la prima volta in vita mia...speravo di sbagliarmi con tutto me stesso.
Faceva male, tanto male...
Vedere quegli occhi pieni di terrore supplicanti mentre tu stai lì in piedi, a guardarli dall'alto fingendoti indifferente mentre dentro senti chiaramente la tua anima lacerarsi sempre di più, ad ogni scandire dei secondi un pezzo di essa viene bruciato e dato in pasto agli inferi.
Non ti rimane che gemere in silenzio...mentre il vuoto e la nausea ti assalgono affamati, portandoti in una dimenzione lontana ma così familiare, il regno dei caduti, la dimora di coloro che non meritano il perdono se non la pena eterna.
Occhi che difficilmente possono essere dimenticati, stelle che splendevano nel cielo un tempo mentre adesso di loro...non ne resta che la scia sbiadita segno di un lucente passato.
Ed è così che succede, sono stelle morte, stelle che un tempo rischiaravano la notte mentre adesso...adesso...
"PERCHE' SONO QUI??"
Vedevo chiaramente quanto fosse agitata, quanto si sentisse in gabbia.
Avrei voluto dirle che non avevo nessuna intenzione di farle del male ma di aiutarla, perchè sapevo o quantomeno avevo intuito cosa la tormentasse.
"Perchè non lo ritenevo necessario portarla in infermeria solo per un mancamento..."
"Voglio andarmene"
Fu la sua unica risposta mentre fissava il pavimento tormentandosi le mani, una risposta secca, solo due parole in cui era racchiuso tutto.
Andare, scappare, fuggire, mettere una distanza sconfinata fra lei e ciò che le faceva male, ciò che tormentava il suo animo.
"La porta è aperta, può andare liberamente"
Nessuno ti terrà confinata qui, né io, né altri all'interno di queste mura, è questo che non sai ancora, forse lo saprai un giorno, forse ti renderai conto di non correre rischi qui e di essere al sicuro.
Mi alzai avviandomi verso la scrivania con passo calmo, ogni movimento era cruciale in quel momento se non volevo far esplodere la bomba.
Girato di spalle sentii solo la porta chiudersi nel giro di poco.

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Sospeso
FanficCosa accadrebbe se sprofondassi negli abissi della tua anima? Mi lasceresti avvolgere dall'oblio o mi stringeresti fra le braccia così che possa non sentire la desolazione che mi invade? Il tuo respiro caldo è come un soffio di vento fra gli alberi...