18° capitolo

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ANNIE

La mattina dopo mi svegliai prima del solito. Robert continuava a dormire beatamente. Cercando di non svegliarlo, mi alzai andando in bagno e feci la doccia. Una volta finito, uscii dal bagno e proprio in quel momento Robert si svegliò.
«Buongiorno piccola», mi salutò sorridendo.
«Buongiorno amore», lo salutai ricambiando il sorriso. Gli andai vicino, mi sedetti sul letto e Robert si avvicinò a me e mi baciò.
«Hai fame?», gli domandai.
«Un pochino», rispose.
«Ordino la colazione in camera... Nel frattempo vai a prepararti», dissi.
Lui annuì e, prima di entrare in bagno, mi baciò nuovamente. Composi il numero del servizio in camera e qualche minuto dopo arrivò il cameriere con l'ordinazione. Gli diedi la mancia e se ne andò. Disposi tutto sul tavolo presente in camera, e mi sedetti aspettando che Robert finisse di prepararsi. Dopo un po' lo vidi uscire dal bagno con solo l'asciugamano intorno alla vita, lasciando il torace scoperto. Deglutii a fatica e lo guardai incantata.
«Tutto bene, amore?», domandò Robert preoccupato.
«Sì, va tutto bene», risposi.
«Ne sei sicura? Forse non ti senti bene? La bambina come sta?», domandò apprensivo.
«Rob non c'è niente di cui preoccuparsi. Sto bene!», risposi nuovamente.
«Ok. Te l'ho chiesto perché ti ho vista con lo sguardo perso», disse.
«Be'... in effetti un po' lo ero», ammisi. «Non puoi uscire dal bagno in quel modo e pretendere che non rimanga incantata. Come ti comporteresti se lo facessi io?!», domandai ironicamente. Robert si limitò a sorridere divertito, poi si sedette accanto a me e facemmo colazione.
Una volta finito, ci preparammo ed uscimmo dall'hotel. Quella mattina era una bellissima giornata soleggiata e un po' calda. Decidemmo di visitare tutta la città. Ogni tanto incontravamo qualche sua fan, con le quali Robert non si negò né per un autografo né per una foto. Salutato le fans, riprendemmo la passeggiata mano nella mano. Mi sentivo felice. Proprio in quel momento sentii un colpetto nella pancia.
«Ah!», esclamai.
«Amore che succede?», domandò Robert tutto agitato.
«L'ho sentito... », risposi.
«Chi?», domandò confuso.
«Il bambino», risposi ancora.
«In che senso?», domandò sempre più confuso.
«Il bambino ha appena scalciato!», risposi sorridente.
«Davvero?»
Annuii e sentii un altro calcio. Mi strinsi un po' la pancia. Robert, preoccupato, mi fece sedere su una panchina lì vicino e mi guardò con aria ansiosa.
«Sto bene Robert!», lo rassicurai.
«Non è vero!», disse guardandomi di sbieco.
«Rob dico sul serio. Non c'è motivo di agitarsi così tanto. Il bambino ha scalciato di nuovo», risposi. «Vuoi sentirlo?», domandai.
Robert era un po' titubante. Senza preavviso gli presi una mano e l'appoggiai sulla mia pancia. Cercai di trovare il piccolo e, dopo un po', sentii un altro calcio.
«L'hai sentito?», gli domandai.
«Certo che sì! È molto forte la mia principessa», rispose.
«Ancora insisti nel dire che sarà una femmina?!»
«Non so dirti perché, ma sento che sarà così», rispose con un sorriso sulle labbra. Anch'io sorrisi senza sapere il perché, poi riprendemmo a camminare.
«Annie!!! Rob!!!», ci sentimmo chiamare all'improvviso.
Ci voltammo e vedemmo venirci incontro Kristen e Tom.
«Ciao ragazzi!!! Che ci fate da queste parti?», domandò loro Robert.
«Abbiamo deciso di visitare la città, visto che rimaniamo ancora per altri due giorni», rispose Tom.
«Anche noi rimaniamo altri due giorni», dissi.
«Come stai tesoro? Come va la gravidanza?», domandò Kristen.
«Sto bene e la gravidanza procede come deve. Inoltre il piccolo ha appena iniziato a scalciare. L'ho sentito due volte e, qualche minuto fa, lo ha sentito anche Rob», risposi.
«Davvero? Quanto mi piacerebbe sentirlo anch'io», disse Kristen. Le presi una mano, l'appoggiai sulla mia pancia ed aspettammo qualche minuto.
«Oddio!!! L'ho sentito!!», disse allegra Kristen. Sorrisi.
«Che ne dite di passare la giornata insieme?!», propose Tom. Io, Robert e Kristen ci guardammo ed annuimmo. Continuammo il giro della città e, verso l'ora di pranzo, andammo a mangiare. Ci fermammo ad una tavola calda. Io mi limitai ad ordinare un'insalata verde ed una piccola fettina di carne arrostita, mentre gli altri ordinarono dei cheeseburger. Una volta finito, continuammo a passeggiare visitando la città.
«Amore, ti dispiace se continui a visitare la città con Kristen? Io e Tom abbiamo un impegno», mi disse all'improvviso Robert. Lo guardai curiosa.
«Va tutto bene Rob? È successo qualcosa?», domandai preoccupata.
«Non è successo nulla, amore», rispose.
«Ma dopo ci vediamo?», domandai agitata.
«Certo piccola», disse sorridendomi.
Mi tranquillizzai. Poi Robert mi baciò.
«A più tardi piccola. Stasera sarà un momento indimenticabile!», e senza darmi il tempo di chiedergli cosa intendesse dire se ne andò, seguito da Tom. Mi scambiai uno sguardo con Kristen e notai che anche lei, come me, era confusa.
«Secondo te cosa intendeva dire Robert?», le domandai.
«Non saprei. Forse ha in mente qualcosa di speciale solo per voi due», rispose. Non sapendo darmi una risposta, decisi di non pensarci troppo e lasciai perdere. Continuammo a visitare la città, poi ci salutammo. Chiamai un taxi e mi feci accompagnare in hotel.
«Bentornata signorina Smith», disse il receptionist. «Aspetti un attimo!», aggiunse.
«È successo qualcosa?», domandai avvicinandomi alla reception.
«Niente di cui debba preoccuparsi. Il Signor Pattinson mi ha incaricato di darle la chiave della vostra camera, non appena fosse tornata in hotel», disse. Si voltò e prese la chiave magnetica e me la porse. Non capii il senso di tutto ciò. Se la chiave era al suo posto, ciò significava che Robert non era in camera.
«Scusi, posso farle una domanda?», dissi.
«Certamente signorina»
«Sa per caso dov'è il Signor Pattinson?», domandai.
«Mi spiace signorina, ma non posso dirglielo», rispose.
«Cosa significa che non può dirmelo?!», domandai guardandolo male.
«Il signor Pattinson mi ha pregato di non dirglielo, qualora me lo avesse chiesto. Non mi ha spiegato il motivo. Mi spiace non poterla aiutare», rispose dispiaciuto.
«Ah ok, grazie mille per tutto», dissi. Un po' abbattuta e demoralizzata mi diressi all'ascensore e premetti il tasto del 2° piano. Arrivata a destinazione, andai verso la nostra camera. Inserii la chiave nella serratura ed aprii la porta. Una volta entrata in camera, notai che regnava il completo silenzio.
Mi domandai dove potesse essere. Decisi di chiamarlo, così afferrai il cellulare e composi il suo numero: il telefono squillava a vuoto. Iniziai a preoccuparmi seriamente. All'improvviso qualcosa attirò la mia attenzione. Sul tavolo era appoggiata una busta indirizzata a me. La presi e lessi il contenuto.

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