20° capitolo

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ROBERT

Per tutto il viaggio, dormimmo abbracciati l'uno all'altra. Arrivati quasi a destinazione, fui svegliato dall'hostess. Mi stiracchiai un po' e svegliai dolcemente Annie.
«Ehi piccola, svegliati. Siamo quasi arrivati»
Anche Annie si stiracchiò, poi guardò fuori dal finestrino. Sotto di noi si vedevano tante luci. Era la città, che avevo scelto, illuminata di notte.
«Dove siamo?», domandò.
«Lo saprai quando saremo arrivati», risposi.
Una volta che l'aereo atterrò, scendemmo ed andammo a recuperare i nostri bagagli. Lasciammo l'aeroporto e prendemmo un taxi. Diedi indicazioni al taxista e, quando arrivammo a destinazione, lo pagai lasciandogli la mancia. Prima di scendere dal taxi, bendai Annie e l'aiutai a scendere dall'auto per poi salire sul motoscafo.
«Perché tutto questo mistero?», domandò curiosa.
«Non voglio che ti rovini la sorpresa prima del dovuto», risposi.
Accesi il motore del motoscafo e mi diressi verso la nostra méta. Una volta arrivati, feci scendere Annie e raggiungemmo la casa davanti a noi, per poi fermarci. Presi i bagagli, li portai all'interno della casa e ritornai da lei. La presi in braccio, rientrando in casa, e la feci scendere.
«Allora? Posso vedere la sorpresa?», domandò emozionata.
Senza risponderle, le tolsi la benda e vidi la sua reazione: era senza parole.
«È... È... È bellissima», disse infine.
«Ti piace?», domandai.
«Come potrebbe non piacermi»
«Non noti nulla?»
Annie si voltò verso di me e mi guardò con curiosità. La incitai ad osservare meglio la casa.
«Non può essere vero!!! È quello che penso io?!», disse mentre guardava con più attenzione la casa.
«Cosa pensi?», domandai facendo finta di niente.
«È la casa usata per la luna di miele di Edward e Bella?! Siamo sull'Isola Esme?!»
Annuii e lei mi saltò al collo, abbracciandomi. Successivamente la presi per mano e le feci fare il giro dell'abitacolo. Annie non faceva altro che guardarsi intorno con curiosità e meraviglia. Sapevo che la sorpresa le sarebbe piaciuta. Finito il giro, ci sedemmo sul divano nel salotto.
«Non riesco a credere che sia tutto vero. Come hai fatto?», domandò.
«Ho chiamato la Summit e ho chiesto se, la casa usata per le riprese, era ancora disponibile. Mi hanno dato il numero del proprietario. L'ho chiamato immediatamente e gli ho esposto la mia idea. È stato così gentile da prestarcela visto che, in questo momento, è dal figlio e quindi la casa sarebbe stata vuota», le spiegai.
«È stato un bel gesto da parte sua. Ho sempre desiderato entrare nella casa e trovarmi al posto di Bella», disse ridendo.
«Lo so, piccola», dissi sorridendo. «Mi auguro che, al posto di Edward, tu non abbia immaginato nessuno in particolare», aggiunsi con una punta di gelosia.
«Mmh non saprei... Forse si o forse no», disse divertita.
«Ah sì? Ora ti faccio vedere io», senza preavviso iniziai a farle il solletico. Annie rideva allegra.
«Ok, scherzavo. Non ho immaginato nessun'altro ad eccezione di te», disse con un po' di affanno. Smisi di farle il solletico e la riempii di baci.

Il tempo passò ed Annie entrò nel nono mese. Nei giorni a seguire, passavo tutto il tempo in sua compagnia. Purtroppo non potevamo fare molto. Poi, un giorno, avvenne tutto così in fretta. Mentre Annie era seduta sul divano a guardare la TV, ero in cucina che preparavo uno spuntino. All'improvviso mi sentii chiamare con urgenza.
«Robert!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!»
La raggiunsi subito e la trovai piegata su sé stessa. Mi avvicinai a lei.
«Amore, che succede?», domandai preoccupato.
«Rob credo che ci siamo!!», rispose piangendo.
Capii immediatamente a cosa si riferiva.
«Ti porto in ospedale!!»
La presi in braccio, salimmo sul motoscafo e raggiungemmo la terra ferma. Prendemmo il taxi e ci facemmo portare all'ospedale più vicino. Arrivati, chiamai aiuto e gli infermieri mi aiutarono. Presero Annie e la fecero stendere sul lettino e la portarono in sala parto. Io ero con lei. Mi fecero indossare la cuffia e il camice e, quando arrivò il dottore, l'aiutò a partorire. Seguendo le indicazioni del medico, Annie spingeva e allo stesso tempo stringeva forte la mia mano. Dopo qualche minuto si sentì un pianto. L'infermiera prese il piccolo, lo lavò e l'avvolse con un asciugamano e successivamente ce lo fece vedere.
«Ecco a voi. Siete genitori di un bellissimo bambino!!!», ci disse.
Entrambi lo guardammo. Era il più bel bambino che avessi mai visto. Ad Annie sfuggì qualche lacrima. Dopo di che l'infermiera riprese nostro figlio per portarlo nella stanza con gli altri bambini, mentre Annie fu portata in una stanza, dove si addormentò. Era esausta. Passarono due ore prima che si risvegliò.
«Come ti senti?», le domandai.
«Un po' stordita», rispose.
«È normale amore. Cerca di recuperare le forze», le dissi.
«Dov'è nostro figlio?», domandò.
«Tra poco ce lo... », non ebbi il tempo di finire la frase che un'infermiera entrò nella stanza con in braccio un fagottino. Si avvicinò a noi, si sporse affinché Annie potesse prendere il piccolo in braccio e sorrise.
«Avete deciso come chiamarlo?», domandò l'infermiera.
Guardai Annie e notai che anche lei si era voltata per guardarmi.
«Pensavo di chiamarlo Michael Ryan», le rispose.
«Michael Ryan Pattinson?», dissi e, nel frattempo, ci pensai su. Non suonava male. Aveva usato sia il nome pensato da lei che quello pensato da me.
«Sì, mi piace», dissi sorridendo.
«Quindi è deciso? Il piccolo si chiamerà Michael Ryan Pattinson?», domandò nuovamente l'infermiera. Entrambi annuimmo e l'infermiera segnò il nome di nostro figlio su una cartella, successivamente uscì dalla stanza lasciandoci soli.
«Guarda Robert! Non è bellissimo?!», disse Annie ammirando con amore nostro figlio.
«Certo amore. È il più bel bambino che abbia mai visto!», dissi ammirando, nello stesso modo, entrambi. Ora avevo una famiglia! Una famiglia tutta mia!
Annie rimase in ospedale per altri due giorni, poi ritornammo sull'isola, dove passammo il resto della nostra luna di miele. La mattina dopo decisi di preparare la colazione. Mi alzai presto, andai in cucina e preparai tutto quanto.
«Buongiorno amore», disse Annie sedendosi su uno degli sgabelli lì presenti.
«Buongiorno piccola. Potevi continuare a stare a letto. Sarei venuto a chiamarti tra poco»
«Mi sono svegliata perché dovevo andare in bagno e non sono riuscita a riprendere sonno, al contrario di nostro figlio. Dorme beatamente nel suo lettino», disse sorridente. Sorrisi anch'io e facemmo colazione. Una volta finito, misi a lavare tutto quanto.
«Cosa vorresti fare in questo momento?», le domandai.
«Mmh non saprei. Tu cosa proponi?»
«Potremmo passare la giornata in spiaggia», proposi.
«Con Michael come facciamo? Metti che, mentre stiamo via, si sveglia», disse.
«Hai ragione! Allora potremo usare la piscina, che ne dici?», proposi ancora.
«Per me va bene», accettò infine.
«Mentre finisco di sistemare qui, corri a metterti il costume», le dissi sorridendo. Annie si sporse verso di me per darmi un bacio sulle labbra, poi andò in camera. Dopo qualche minuto mi raggiunse ed ebbi quasi un infarto: era davanti a me con un bikini nero, molto sexy.
«Come sto?», domandò facendo un giro su sé stessa.
La osservai attentamente ed ebbi un altro infarto. Il bikini era dannatamente sexy. Troppo direi. Metteva in risalto le sue forme. Senza dire una parola, mi avvicinai a lei, l'abbracciai e la guardai dalla testa ai piedi.
«Mmm che dire amore... Sei dannatamente sexy! Se non fosse che hai appena partorito nostro figlio, ti prenderei in questo preciso istante!», dissi con tono malizioso.
«Robert Douglas Thomas Pattinson, calma i tuoi ormoni!», disse Annie facendo finta di rimproverarmi.
«Non è colpa mia, Signora Pattinson, se lei mi fa un certo effetto. Ogni volta che la vedo, vado in tilt», dissi cercando di giustificare il mio comportamento.
«Cerca comunque di darti una controllata», disse fingendosi seria.
«Amore, come pretendi che mi dia una controllata se ti presenti con un bikini del genere?! Non dai poco spazio alla mia fantasia, sai?!», dissi con tono malizioso.
«Mmh sono fiera di questa cosa», disse divertita. «E tu non ti vai a mettere il costume?»
«Sì, vado subito. Tu aspettami pure in piscina», dissi. Le diedi un bacio e la vidi uscire fuori. Mi recai immediatamente in camera e cercai il mio costume da bagno. Una volta trovato lo indossai e, prima di uscire dalla camera, diedi una controllata a mio figlio. Continuava a dormire beatamente nel suo lettino.
«Ti voglio bene, piccolo mio», dissi accarezzandogli dolcemente la testa. Uscii dalla camera e raggiunsi Annie. La vidi galleggiare sulla superficie dell'acqua. Mi tuffai immediatamente. «Ciao splendore!», dissi raggiungendola.

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