Coinquilini

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Le strade quel giorno erano stranamente colorate, le persone di buon umore. L'aria natalizia in anticipo pensò sorridendo impercettibilmente. E poi d'un tratto vide la vetrina della libreria e decise di entrare. Uscì con un libro "Il grande Gatsby". Aveva visto il film e l'aveva segnata, ma sapeva che per comprendere veramente una storia il film non basta. Poi si fermò al negozio per animali a comprare crocchette al pollo, biscottini a forma di osso, scatolette di carne di maiale, manzo, salmone, vitello, merluzzo e tutte le ghiottonerie per il suo bambino. Infine entrò in un negozio costoso e si comprò una borsa che desiderava da un po'. Soddisfatta del pomeriggio se ne tornò a casa. Armida condivideva l'appartamento con i suoi tre migliori amici, i suoi unici amici. Il primo è Sergio, diciannovenne scapestrato tutto genio e sregolatezza. Un vero mago dei numeri a cui, tuttavia, non piaceva essere visto come il secchione. Il classico ragazzo molto dotato che per non sentirsi "una barca nel bosco" rende la metà di quanto vale. Di bell'aspetto, alto ma non muscoloso come Lorenzo. Una bellezza che nasce forse in parte dall'atteggiamento schivo e misterioso di un ragazzo proveniente da una famiglia di infermieri e impiegati. Iscritto contro il suo volere a economia, lui avrebbe preferito matematica. Ma come deludere mamma e papà che sperano così tanto che il loro piccolo genio diventi un pezzo grosso della finanza? L'altra coinquilina è Matilde, ragazza intelligente e riflessiva che ascolta sempre i discorsi della gente in tv con attenzione. Senza saperlo aveva molto più di loro da dire e lo faceva dipingendo. Metteva la sua anima nei quadri esattamente come Armida faceva con i racconti; solo che una lo faceva a parole e l'altra attraverso colori. La prima volta che le chiesero di recitare in una commedia fu poco dopo la morte di sua madre, quando aveva dieci anni. Suo padre non l'aveva mai conosciuto e non sapeva neanche chi fosse; così visse da indesiderata a casa della zia, un po' come Harry Potter, solo che lei non ricevette mai la lettera per Hogwarts. Inizialmente non voleva accettare la parte, non aveva mai sofferto di manie di protagonismo o se ne soffriva non lo dava mai a vedere. Alla fine accettò, così per gioco. Cosa aveva da perdere? Iscritta alla facoltà di Scienze delle arti e dello spettacolo, barista e pittrice nel tempo libero. Infine c'è Cesare, un mix tra un barboncino e non so cosa. Armida lo aveva trovato per strada accucciato vicino un cartone. Strano a dirsi ma aveva sempre voluto un cane e quel cucciolo le si era avvicinato per giocare, scatenando in lei l'istinto materno che non credeva di avere. Così, senza pensarci, lo prese in braccio e se lo portò a casa. Sergio non era molto d'accordo con l'arrivo del nuovo coinquilino ma la casa era di Armida, e non era per niente facile dissuaderla. Per capire quanto Cesare fosse importante per lei, basta svelare che fu per molto tempo l'unico maschio a cui avesse mai permesso di dormire nel suo letto. Armida entrò in casa: mozziconi ovunque, piatti sporchi, una puzza di alcool. Chiuse la porta sbattendola. "Che cazzo è successo stanotte qui dentro?" gridò arrabbiata a Sergio che sembrava in trance sul divano. Nessuna risposta. Cesare intanto dormiva sotto il divano da cui fuoriusciva soltanto la coda. Le dispiaceva svegliare il cane così lasciò perdere e si prese qualcosa da mangiare in frigo. Mentre mangiava per abitudine guardava il telegiornale ma le notizie di oggi sapeva che non le sarebbero piaciute. Tuttavia accese il televisore e ascoltò. "Il neo-presidente Donald Trump conferma che ci sarà un muro divisorio con il Messico e l'espulsione di tre milioni di clandestini. Terremoto in centro Italia: nuove scosse. Isis: arrestato terrorista italiano. Notte della super luna: sarà la più grande e brillante degli ultimi sessantotto anni grazie ad un rarissimo fenomeno astronomico." "Niente di nuovo a parte la super luna. Strade piene di rifiuti, crisi, politica corrotta, ingiustizie al telegiornale e noi che facciamo? Diamo cinquanta centesimi all'immigrato fuori dal supermercato e ci sentiamo in pace con noi stessi. Ci addoloriamo, indigniamo, ma se qualcosa non ci tocca in prima persona ce ne freghiamo altamente. Nessuno ritiene propria la colpa di ciò che succede e ormai non si fa neanche più caso a quello che si sente, è diventato tutto normale." pensava tra sé e sé. Sergio intanto si era svegliato e farfugliava qualcosa sul dover parlare con lei mentre il cane, anche lui appena sveglio, scodinzolava felice per il ritorno a casa di Armida. Poi si sedette davanti la porta e cominciò ad abbaiare. "Shh, si adesso facciamo una passeggiata." bisbigliò mentre spegneva il televisore e metteva il giubbotto. "Mi tratti sempre male e poi ti fai comandare dal cane. Vengo anche io, devo parlarti urgentemente." disse con voce stridula Sergio.

"I tre camminavano su una strada poco affollata. Armida aveva le mani nelle tasche però stava dritta con la schiena come se avesse ingoiato una scopa. Era uno degli effetti di tanti anni di danza classica. "Il tuo ragazzo si è presentato a casa prima, ti cercava." "Il mio chi, che cosa?" sorrise sconcertata mentre apriva con la bocca la bustina di zucchero da mettere nel caffè. "Non fare la finta tonta con me. Il tuo amichetto, il figlio di papà dagli occhi cielo. Ricordi?" "Ah quello, si forse me lo ricordo ma non è un granché come sembra." scherzò mentre sorseggiava il caffè. Buttò poi il bicchiere in un cestino vicino. "Si beh, ti ha cercata per tutto il condominio e ha bussato anche al citofono dei vicini. Cristo Santo sembrava il film di Cenerentola. A proposito hanno indetto una riunione condominiale contro di noi. Dicono che parcheggiamo le macchine davanti i loro garage, che il nostro cane ha la rabbia perché abbaia in continuazione, che Matilde lascia i suoi quadri indecorosi nell'atrio comune e che molti uomini bussano alle loro porte chiedendo di te. Quest'ultima accusa la potevamo evitare non credi?" "Hai finito? Stai tranquillo, alla riunione ci andrai tu e metterai tutto a posto. Sai che a me e Matilde ci odiano." "Per forza, voi ve le cercate! E comunque non è che per loro io sia mr simpatia! L'adorabile vecchietta di fronte mi ha accusato di spiarla e farle foto! Glie l'ha detto Giuseppe, il finto cieco. Dio Santo, gira con quel labrador avuto gratuitamente e non ha neanche la decenza di non salutare la gente dal balcone." Armida non riusciva a smettere di ridere. "Beh è anche colpa tua. Fai le foto ai gatti sul suo balcone." "Dice di essere quasi completamente cieco ma stai sicura che vede meglio di tutti. Ah, quasi dimenticavo, dì al principe azzurro di non presentarsi a casa mia." "È casa mia in realtà, tu sei in affitto e se non andrai a quella riunione ti toccherà cercarti un altro alloggio." "Ok si bene, brava fai la cinica ma non mettere in mezzo me nelle tue situazioni incasinate. Quel ragazzo mi ha fatto un interrogatorio: chi sei? Dov'è Armida? Da quanto vivi qui con lei?" disse scimmiottando la voce autoritaria di Lorenzo. Lei intanto rideva e si ricordò del perché Sergio e Matilde fossero stati per tanto tempo tutto ciò di cui aveva bisogno. Tre isole che si erano unite in un arcipelago. Questo, però, cominciò a non bastarle più: c'era un vuoto nella sua vita e non sapeva come riempirlo. Lorenzo poteva essere un'opzione? Era un punto interrogativo. Bello, intelligente, ostinato. Per quanto facesse finta di niente l'idea di loro due gli piaceva e non poteva negare che qualcosa tra loro c'era; solo aveva paura di farsi male e di diventare più guasta di quanto già fosse. Quello però poteva essere l'amore della sua vita e lei lo stava mandando a quel paese. Forse lo era davvero ma come poteva dirlo? Non si era mai innamorata, non aveva mai corso questo rischio per non sentirsi esposta, vulnerabile. "Ma chi se ne frega. Perché non provare?" pensò. Prese il tovagliolo dalla borsa e inviò un messaggio a Lorenzo: "Ho cambiato idea. Dove abito lo sai, stasera passami a prendere e portami a vedere la super luna. Armida". "A chi hai scritto?" chiese Sergio. "Nessuno."

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