La rivincita delle bionde

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Rinascere come una fenice. Era così che A. si sentiva, come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri. Era una questione d'onore. Avrebbe dimostrato a Lorenzo che poteva farcela da sola, che si era guadagnata l'esame e anche il voto. Tutti credevano che a una come lei bastasse battere le ciglia per ottenere ciò che vuole. Che l'esamitore avesse dato il voto al suo petto e non a lei. Come poteva crederlo Lorenzo? La contraddiva spesso ma sapeva quanto lavoro c'era dietro quell'esame. Si sentiva minacciato da lei? La credeva una stupida? In fondo era lì proprio per dimostrarsi all'altezza. Era nato tutto da una provocazione ma ora cosa era diventato? A. non lo sapeva ancora ma decise che stavolta l'avrebbe fatto per lei. Avrebbe studiato per lei, sarebbe stata grandiosa per lei. Non doveva dimostrare niente a nessuno. Ora si sarebbe presa un po' di riposo, avrebbe passato del tempo con i suoi amici e poi sarebbe andata a dormire con il suo Cesare. Il sonno e Sergio furono come una medicina che portò via il dolore.

La mattina successiva Armida si svegliò con calma, lentamente. Era sabato, il suo giorno libero. Fece colazione mentre guardava la tv. Poi si fece una doccia calda, lo shampoo, una maschera, si vestí come per un colloquio di lavoro e aprì il libro del suo prossimo esame. Oggi era un nuovo giorno e si sentiva forte come una roccia.
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Suona al campanello. Da quante ore stava studiando? Non se lo ricordava neanche. Sapeva già chi fosse e, a differenza del giorno prima, si sentiva pronta ad affrontarlo e ad avere un confronto diretto.
"Ciao. Non sai che sollievo che mi abbia aperto tu!" disse L. appoggiato con un braccio allo stipite della porta. Quanto era bello. Nessuna meraviglia che fosse il ragazzo più ambito dell'Università. Così bello, intelligente e ricco. Questo vedevano gli altri ma non era questo che aveva attratto A. Lui era stato il primo a credere in lei. No pensandoci i primi a credere in lei erano stati Sergio e Matilde. Lorenzo era arrivato dopo ma le aveva sconvolto la vita. Non l'aveva neanche presa in giro per il concorso letterario. Voleva fargli leggere il libro ma era troppo personale. Un libro che è per tutti va bene ma un libro per una persona sola no. Ma chi voleva prendere in giro. Quel premio, quel viaggio, quella pubblicazione non sarebbero mai stati suoi. Tanto valeva mettersi l'anima in pace e cercare di diventare il miglior medico possibile. A Ottobre avrebbe scoperto il risultato del concorso, fino ad allora avrebbe cercato di non pensarci.
"Ciao. Sergio e Matilde sono fuori." rispose prontamente A.
Lorenzo entrò senza essere invitato.
"Non è Matilde a preoccuparmi. Non la reputo un'avversaria. Spero però di non disturbarti. Wow, non smetterò mai di dirti quanto mi piace come hai arredato"
"Quante volte dovrò ripeterti che è il mio migliore amico? Comunque l'arredamento è merito anche di Matilde, mi ha aiutato nella scelta."
"Sei una donna, non puoi capire. Io però sono un uomo e certe cose le vediamo solo noi." "Ti serve qualcosa? Come vedi ho da studiare. " disse indicando i libri sul tavolo. "Ho bisogno di una scusa per vedere la mia ragazza?"
A. fece silenzio. Voleva ascoltare ciò che aveva da dire. Voleva che si ingarbugliasse nella sua stessa ragnatela.
"Cosa studi?"
"Non ti riguarda. Da oggi mi preparo da sola."
"OH andiamo piccola, non farai sul serio. Non puoi prendertela perché ti dico la verità. Vedo gli uomini come ti guardano, perfino alla carogna piaci."
"Ah davvero? Mi ha tenuto 15 minuti in più rispetto agli altri!"
"Come sei ingenua. Ti facevo più furba. Perché voleva restare di più a guardarti, metterti in difficoltà per poi invitarti ad uscire prima di un bel 30."
"Non dirmi che sono ingenua! Sei tu ad essere paranoico. Non ti facevo così. " lo prese in giro A.
Lorenzo le sembrò offeso e si rese conto di aver sviluppato questo lato della sua personalità.
"Non sono l'unica donna al mondo. Devi tranquillizzarti."
"Per me sei l'unica però. Sei unica nel tuo genere. Da quella sera al bar mi hai stregato corpo e anima e mi fai sembrare un perfetto idiota. Uno che si fa film mentali, uno stalker che interroga i tuoi vicini di casa. Tu sei imprevedibile e questo mi spaventa e mi attrae. In parte non mi va bene. Sono io quello forte, quello un po' presuntuoso e carismatico. Sono io che dovrei farti stare sulle spine."
A.lo guardava intensamente ma non proferire parola.
"Non vuoi parlare? Non vuoi parlare, ok. E la cosa peggiore è che mi piaci anche quando fai l'incazzata."
Silenzio.
"Mi fai impazzire." L. si avventò su di lei e cominciò a baciarla scatenando il desiderio che avevano entrambi. Lui la prese in braccio contro il muro e le baciò tutti i punti che preferiva: collo, mento, petto. Poi Lorenzo la portò sul letto, sbattendo la porta e lasciando persino Cesare fuori ad abbaiare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 13, 2020 ⏰

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