Capitolo 8. -La mia storia: dispiacere e rapimento

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-Jake! Jake!
Arrivai al cantiere urlando come una pazza.

-Che succede [T/N]- aspetta, perché stai piangendo?
Chiese Jake, visibilmente preoccupato.

-Mio p-padre è... è...
Non riuscii a terminare la frase che di nuovo le lacrime mi riempirono gli occhi, e iniziai di nuovo a singhiozzare.

-[T/N]...
Adesso Jake mi guardava con un'espressione di tristezza e amarezza dipinta in volto. Mi abbracciò, stringendomi forte e cercando di rassicurarmi, anche se sentivo che pure lui voleva lasciarsi andare e piangere tutte le lacrime che aveva.

-...aspettami qui, quando avrò finito di lavorare decideremo cosa fare.
Mi disse con tono pacato. Sciolse l'abbraccio e ritornò a trasportare il sacco che aveva posato per terra poco prima. Quelle poche ore mi sembrarono un'eternità, e alla fine della giornata lavorativa, Jake si diresse verso di me.

-Per ora andiamo a casa, poi chiederemo a qualcuno di portare tuo padre via, in un cimitero.
Mi disse tristemente. Mi limitai ad annuire e a prendergli la mano. Salutò alcuni uomini che si trovavano sulla nostra strada, e dopo non molto tempo arrivammo a casa.

-Aspettami qui, non voglio che tu veda ancora tuo padre, come lo hai trovato oggi. Vado a coprirlo completamente con le coperte, poi ti vengo a prendere.
Mi spiegò il corvino. Io grugnii, Jake si diresse verso la porta, così mi sedetti sul suolo, in attesa del suo ritorno. Dopo pochissimo tempo da quando Jake mi aveva lasciata sola, una figura abbastanza alta e slanciata si pose davanti a me. Non capivo cosa volesse.

-Che vuo-
La mia domanda venne interrotta da un pugno da parte della figura, che mi fece perdere i sensi.

Al risveglio, mi trovavo in uno sgabuzzino, al freddo e alla quasi totale mancanza di luce.

Avevo tanta paura.

Da dietro ciò che riuscivo ad identificare a fatica come una porta, riuscivo a sentire delle voci di uomini, ridere e scherzare allegramente. Non sapevo per quanto tempo fossi rimasta lì dentro, tanto meno dove fossi finita.
"Chi sono questi tizi? E che cosa vogliono?" mi chiedevo.

"Papà, ti prego, aiutami ad uscire da qui..." continuavo ad implorarlo nella mia mente.

Ad un certo punto, sentii dei passi farsi sempre più vicino alla porta. Che mi sarebbe successo?

(N/A): scusate cari lettori se la storia della reader si sta prolungando così tanto, il fatto è che voglio creare una bella storia, e non voglio che ci siano buchi di trama in futuro, o ragionamenti che non quadrano. Detto questo, spero che la storia vi stia comunque piacendo!

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