5. Non abituato ai complimenti.

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«Davvero, Madame Chips», ripeté per quella che ad Hermione sembrava la centesima volta, «sto bene, non ho bisogno di pozioni o cure».

«Mia cara, lo shock è considerato anch'esso un danno fisico», fu la risposta della donna. Con decisione, affondò il cucchiaio che stringeva in mano nel barattolo poggiato sul tavolino di fianco al letto, e costrinse la ragazza ad ingoiarlo, facendola quasi sgozzare. Hermione mandò giù con un solo sorso per non morire soffocato, e quando la donna gli sfilò via di gola il cucchiaio, finalmente poté tirare un boccata d'aria.

«Va meglio, vero?», le domandò l'infermiera con un sorriso che gli illuminava tutto il volto. Era sera tarda, e la luce della luna che filtrava attraverso la finestra gli rendeva la sua pelle già pallida quasi trasparente, come se fosse fatto di vetro mattone.

La ragazza iniziava a sentire la testa leggera, le pareti e i letti intorno a lui presero vita e iniziarono a vorticare intorno alla sua brandina. Dovette concentrarsi qualche secondo prima di riuscire a mettere a fuoco l'infermiera davanti a lei. Doveva avergli dato un sonnifero o qualcosa del genere, in qualsiasi modo i sonniferi fossero fatti li nel mondo magico. Hermione si costrinse ad annuire, temendo che Madame Chips l'avrebbe costretta a mandare giù un altro po' di quella pozione se non l'avesse rassicurata. «Benissimo ora, grazie», riuscì a biascicare dopo un po'.

La donna si chinò verso di lei e, prendendola per le spalle, la fece poggiare contro i cuscini della brandina, coprendole poi il corpo con le lenzuola. «Povera ragazza», biascicò la donna mentre le sistemava le coperte introno, un sorriso malinconico sulle labbra mentre scuoteva la testa. «Trovarsi faccia a faccia con un troll di montagna. Non riesco nemmeno ad immaginare quanta paura tu abbia provato».

Hermione si addormentò prima di riuscire a risponderle.

~

A svegliarla fu la porta massiccia dell'infermeria che si apriva e richiudeva. Quella dannata porta era così grande e pesante da riuscire a svegliare un altro troll di montagna aprendo una sola anta. Il ricordo di quell'orrenda e puzzolente creature faceva venire ancora i brividi alla ragazza, che per quanto si sforzava di scacciarli, non riusciva a dimenticarsi quegli occhi languidi che la guardavano senza capire, quella grosse e flosce braccia che alzavano quel tronco pronta a schiacciarla come si faceva con le mosche sul cibo.

Un brivido le percorse tutta la schiena, facendola tremare. Hermione si portò le coperte al collo, stringendole forte a sé, e voltandosi sulla schiena. Incuriosita da chi poteva essere a quelle prime ore del mattina a visitare l'infermeria, la ragazza spostò lo sguardo all'entrata dell'enorme stanza, e vide una familiare chioma argentata avvicinarsi con passo misurato e capo chino verso di lei.

La ragazza sbuffò. Non sapeva se aveva le forze per affrontare quel ragazzo in quel momento. Incredibile a dirsi, Hermione desiderò ardentemente un altro cucchiaio di quella roba che Madama Chips le aveva fatto ingoiare la sera prima.

Stava per tornare a voltarsi, fingendo di dormire, quando Draco alzò gli occhi e li incrociò con i suoi. Il piano saltò in aria, e lei si mise ritta sui cuscini, poggiando la schiena contro il letto. Non appena il ragazzo ebbe visto che era sveglia, sembrò tentennare, non più così sicuro di andarle a fare visita. Forse pure lui sperava di trovarla addormentata.

«Allora sei ancora viva», le disse sollevando una mano mentre era ancora a tre brandine di distanza da quella di Hermione.

«E sto anche bene», rispose lei con un smorfia sulle labbra.

«Già, vedo», commentò lui con un ghigno sulle labbra. Era la prima volta che la ragazza glielo vedeva fare: c'era qualcosa di sinistro in esso, come se stesse nascondendo qualcosa di cattivo dietro le sue parole. Ma poteva anche sbagliarsi. Magari erano gli effetti postumi di quella pozione a fargli fare pensieri del genere: dopotutto, perché sarebbe andato fino alla torre d'infermeria se non voleva fare altor che insultarla? Sarebbe stato meglio aspettare che uscisse. O magari non era così perché... non era così e basta. Non conosceva ancora bene quel ragazzo, o almeno non abbastanza da sapere cosa voleva dire quel ghigno.

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