1. "Non provare a capirmi".

183 14 0
                                    

Le strade di Diagon Alley erano esattamente come se le ricordava. Ogni mattone sembrava sprizzare energia per l'aria, facendola brillare come se della polvere di diamante fluttuasse per quelle stradine acciottolate, trafficate di maghi e streghe che compievano i propri acquisti ai loro figli per l'imminente anno scolastico, o che si concedevano semplicemente una passeggiata in quel paradiso di colori, magia e bellezza per gli occhi.

Hermione non poteva fare a meno di ridacchiare sotto i baffi quando vedeva gli sguardi confusi die suoi genitori, mentre il signore e la signora Wesley li conducevano per le strade indicando pozioni, antichi tomi e scope volanti oltre le vetrine dei negozi. All'inizio aveva avuto paura all'accettare la proposta dei genitori di Ron di far venire con lei a Diagon Alley anche mamma e papà, ma poi si era rivelata la scelta migliore: anche se non capevano una mazza di quello che stavano guardando, e che probabilmente non riuscivano nemmeno a credere ai loro occhi, Hermione non poteva non notare la luce di meraviglia negli occhi di sua madre, e lo stupore, misto forse al timore, in quelli di suo padre, mentre Arthur Wesley continuava a descrivergli le stradine e i negozi, e Molly Wesley trascinava in avanti sua madre prendendola per un braccetto.

Era uno spettacolo insolito, quasi ultraterreno – per quanto tutto, nel mondo dei maghi, sembrava ultraterreno – ma la faceva sorridere, e stare bene. Nei primi giorni in cui aveva appreso la sua vera natura, che era una strega, era arrivata prima di tutto la gioia, la voglia di scoprire cosa voleva davvero significare quella parola, quali cose poteva ancora imparare e quanto più grandi rispetto a quelle del suo mondo. Poi era arrivata una piccola paura, nascosta in fondo alla sua mente ma sempre presente: e se alla fine di quel viaggio, sarebbe stata costretta a scegliere fra la sua vita da strega e quella di babbana? Quella domanda la assillava non poco, ma lei provava sempre a scacciarla, in modo da potersi godere il momento, non rovinarsi l'avventura nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Ma quel giorno... beh, quel giorno gli aveva fatto capire che forse non ci sarebbe stata nessuna scelta, che i due mondi sarebbero continuati a viaggiare su due binaria per sempre separati, ma che lei poteva saltellare da una parte all'altra come se fosse stata un ponte, facendolo incrociare qualche volta, in modo da non sentirsi spaccata.

Ma aveva appresso anche la difficoltà in quel mondo di portare i suoi genitori babbani. Ricordava chiaramente gli sguardi degli altri maghi, e soprattutto quello di Lucius Malfoy, il padre di Draco, in libreria quella mattina. I babbani, per gente come loro, erano spazzatura, gli scarti di una società che altrimenti sarebbe stata perfetta, migliore, persino superiore. Per loro anche solo l'esistenza dei mezzosangue erano una vergogna, qualcosa per cui storcere il naso; figurarsi quando un vero e proprio babbano entrava nel mondo magico come i suoi genitori. Hermione un po' si vergognava a pensarlo, ma per un attimo aveva pensato di declinare l'offerta dei signori Wesley proprio per quel motivo: non per lei, assolutamente no. A scuola ormai già la conoscevano tutti per la sua "natura", per il suo avere il sangue sporco.

No, lei si preoccupava per i suoi genitori. Cosa avrebbero potuto pensare di quel mondo se avessero visto soltanto la parte peggiore, come gli altezzosi e chiusi di mente come Lucius Malfoy? Si sarebbero fatto un'idea completamente diversa, completamente sbagliata del mondo che tanto affascinava Hermione, e lei questo non lo voleva. Lei voleva che mamma e papà fossero grati di avere una moglie strega.

Hermione sospirò, d'improvviso rattristita. Come avrebbe voluto non essere una mezzosangue, o almeno trovare un rimedio a quel problema.

Era fuori dal negozio di articoli sportivi per il Quidditch in quel momento. Harry e Ron ci si erano fiondati dentro, non lasciando altra scelta ad Hermione se non aspettare fuori su una panchina di fronte la vetrina, ma a lei non dispiaceva: dopotutto gli piaceva osservare i maghi e le streghe che proseguivano nella loro vita comune, ignorando che la loro vita di tutti i giorni era qualcosa che Hermione considerava ancora straordinario. E poi, Harry e Ron non erano stati costretti una sola volta ad aspettarla mentre lei si perdeva tra gli scaffali di una libreria a Diagon Alley, quindi era più che volenterosa di aspettare che loro avessero il proprio momento di sfogo.

Seduta sulla panchina, vide dei capelli argentati tirati indietro dalla gelatina che lei conosceva molto bene. Non potendone fare a meno, un leggero sorriso gli comparve sulle labbra mentre si avvicinava a Draco Malfoy, che camminava tranquillamente per le stradine lanciando un'occhiata qua e la per le vetrine dei negozi.

Hermione ricordava troppo bene lo sguardo che gli aveva servito il padre del ragazzo nella libreria, ma da un tipo come Lucius del cui aveva sentito solo storie di razzismo verso i mezzosangue e agevolazioni e privilegi per i purosangue, non si aspettava nulla di più. Certo avrebbe voluto che il ragazzo magari ci mettesse una parola di difesa nei suoi confronti, dopotutto, come aveva detto lui stesso l'anno prima, erano amici di corridoio. Ma per tutto il tempo che la ragazza aveva passato con Draco, ormai aveva imparato che il loro rapporto, la loro amicizia, era qualcosa che poteva accadere solo a mura chiusa, lontano dagli sguardi che avrebbero potuto riferire qualcosa a suo padre, rovinando ancora di più il nome già in rovina dei Malfoy.

La ragazza quasi si piantò di fronte a lui, cercando di emulare uno dei suoi ghigni. Sapeva già che non ci sarebbe mai riuscita. «Ehilà», lo saluto alzando una mano in gesto di saluto, «ci si rivede amico di corridoio».

La ragazza si era quasi dimenticata dei suoi occhi grigio tempesta, di quanto fossero intensi e quanto potessero sembrare tenebrosi quando rivolgeva il suo sguardo irritato su uno die ragazzi che non gli andava a genio. Però, Hermione lo aveva sempre visto, mai provato su se stessa. Non pensava che il ragazzo lo avrebbe mai fatto, ad essere sincera: sì, la lor amicizia poteva avere delle conseguenza, portare nei guai Draco e la sua famiglia, ma questo non li aveva fermati nel provare ad esserlo l'anno scorso, e ci erano riusciti anche abbastanza bene, se Hermione ci pensava meglio. Sarebbe stata un'amicizia... strana, complicata – molto complicata – ma per la ragazza non c'erano molti problemi in ciò. Dopotutto, anche lei, vergognosamente, non voleva che in giro si sapesse che non odiava del tutto l'acerrimo nemici dei suoi due migliori amici, a che anzi la divertiva il suo essere così chiuso, un mistero ben pettinato e tirato sempre a lucido che camminava tra i corridoio come se sul petto avesse scritta la frase: "Non provate a capirmi. Non ci riuscirete".

Ma lo sguardo che Draco aveva in quel momento, fece sentire Hermione piccola, fece scomparire il ricordo gioioso, divertito e imbarazzante dei loro momenti l'anno prima, sempre attimi fuggenti che nessuno doveva sapere ma che i due si sforzavano di creare. Draco guardò Hermione con occhi freddi, distaccati, la sua bocca piegata in un ghigno. Poi la superò, quasi colpendola con la propria spalla. La ragazza rimase impalata nel bel mezzo del vicolo, le persone che gli passavano di fianco lanciandogli delle occhiate interrogative, chiedendosi perché mai una ragazza se ne stessa immobile come una strada con lo sguardo perso e una strana sensazione alla bocca dello stomaco.

Poco dopo anche Lucius la superò. Hermione notò solo in quel momento quanto le due espressioni, di padre e figlio, si rassomigliassero. Entrambi con le spalle ritte, il mento alto, le labbra lunghe, sottili e pallide piegate in un ghigno che ti prendeva spudoratamente in giro per non essere lui. E i suoi occhi: di squadravano, di misuravano, e ti gridavano: "Non sei abbastanza per me. Levati di torno", senza farsi nessuno problema. Era uno sguardo che la raccapricciava, e un po' la intimoriva anche, ma di una cosa era certa: l'anno prima, Draco non aveva avuto quello sguardo. Se lo sarebbe ricordato, e non avrebbe provato a capire una persona con quegli occhi carici di odio e superbia.

Lucius Malfoy la superò senza perderla un attimo di vista. Hermione sentiva i suoi occhi penetranti e profondi che si piantavano nella sua schiena dopo che l'aveva superata, ma lei rimase lì immobile, cercando di riprendere la calma. Qualcosa era cambiato, di molto, e lei avrebbe scoperto che cos'era, cos'era successo.

Harry e Ron uscirono di getto dal negozio con un sorriso stampato in viso. Hermione si sforzò di assumerlo a sua volta, e si avvicinò a loro, cercando di godersi il resto della giornata.

Scordati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora