CAPITOLO 1

909 39 0
                                    

Quella sera Harry aveva un terribile mal di testa, di quelli che lui proprio non riusciva a sopportare.
E la sua strana medicina era l'alcool. In fondo era questa la particolarità di Hazza: essere diverso da tutti.
Perchè mentre i comuni mortali più bevono più sale l'emicrania, Styles usa gli alcolici per farsela passare. Comportamente assurdo.
Era Harold: Assurdo, in tutto e per tutto.
Fece uno squillo a Malik, avrebbe sicuramente accettato un'uscita pazza, erano liberi per qualche settimana, dovevano approfittarne.
Avvisò con un sms Paul. Passò a casa di Zayn e partirono in cerca di un bel locale, buon cibo, ottimo alcool.
Il "Fifty-fifty." era perfetto per loro.
Il locale vip di Londra: gente famosa, di bell'aspetto, ottimo alcool, musica house. Quello che faceva al caso loro.
Harry e Zayn scesero dal ranger di Styles, dovettero farsi spazio dalla ovvia folla di quattordicenni con crisi ormonali, firmarono qualche quadernino di troppo, osservarono qualche maglietta con la loro foto ad altezza seno, un sorriso e una foto e finalmente riuscirono ad entrare.
Harry riusciva ancora a stupirsi di come quei signori tutti muscoli della security non gli chiedessero il nome.
Non riusciva ancora a razionalizzare il fatto che era Harry Styles dei One Direction, forse perchè a volte, anzi, molto spesso avrebbe voluto un breve rewind nella sua vita, non perchè non gli piacesse ciò che faceva, amava la musica, cantare, essere in una band, avere conosciuto loro quattro...ma a volte avrebbe voluto una vita normale: svegliarsi la mattina, andare all'università e corteggiare ragazze che a volte gli dicessero anche un semplice "no", non che alla vista dei ricci ribelli aprissero automaticamente le gambe, quasi come se lui fosse un telepas in autostrada.
I due si sedettero su uno degli sgabelli rossi vicino al bancone del bar in attesa della solita ragazza facile.
_Due chupiti_ ordinò il minore, con uno strano disinteresse verso la modella tutte tette vicino a lui.
Arrivarono i drink.
_Beh?_ chiese Zayn colpendo su un braccio l'amico e facendo riferimento alla bionda stranamente ignorata da Harry.
_Non ho voglia_ alzò le spalle rassegnato Harry. Bevve tutto d'un fiato, ne ordinò un altro. Quei bicchieri ne contenevano troppo poco.
Zayn scosse la testa, non capiva perchè l'amico da un po' di tempo fosse cambiato ed Harry non lo aiutava, alla puntuale domanda "Cos'hai?"
rispondeva con un falsissimo e odioso "Niente."
_Vabbè io mi fiondo su J.._ Zayn si voltò verso la morettina che lo raggiunse poco prima.
_Jeanin_ rispose maliziosa lei.
Harry sorrise all'amico. Si domandò cosa ci trovasse di tanto particolare in quella lì, era una delle tante.
Il riccio si chiedeva come ancora l'amico riuscisse ad essere stimolato da certe zoccole che facevano il servizietto di una sera ad uno dei membri dei One Direction e poi passavano ad altro.
Non c'era una storia dietro, un motivo concreto, solo gli ormoni che prendevano il sopravvento.
Quelli di Harry ormai non ne potevano più, non provavano più niente di fronte a certe donne, anche se chiamarle così era solo un'offesa per tutte le altre che invece hanno un minimo di buon senso.
Il riccio osservò i duei allontanarsi verso la toilette, quella faceva proprio sul serio, era appicicata a Zayn come una ventosa e beh, lui ovviamente non si scansava, non ne aveva intenzione.
Succedeva sempre così: Harold invitava l'amico e l'unico a divertiri era il bel morettino.
Questo solo perchè era il bello di Holmes Chapel che lo voleva, avrebbe potuto avere chiunque in ogni locale, dalla quindicenne che dimostra la maggiore età, alla trent'enne che vuole provare l'emozione della giovinezza retrocessa. Ma lui niente, inerme di fronte a tutte quelle avances, immobile e freddo davanti ad una scollatura profonda e una gonna che non lasciava spazio all'immaginazione.
A volte si lasciava andare ma solo perchè era stanco di lavorare da solo, chiudeva gli occhi e immaginava contro la sua volontà che non fosse una bella bionda o una mora sexy ma qualcuno di estremamente diverso.
E poi distoglieva subito le immagini dalla sua mente perchè altrimenti si sarebbe ammalato del tutto, perchè non era puro, perchè avrebbe peccato e non doveva, non doveva immaginarsi quelle cose.
_Sei Harry?_ domandò una ragazzina giovane afferrandogli un braccio.
_ Se mi ricordo bene sì_ rispose abbastanza cupo lui che incominciava ad accusare tutto ciò che aveva ingurgitato con foga.
_Ti va se balliamo?_ chiese ammiccando lei.
_No, non ne ho voglia_ Harry si alzò dallo sgabello con aria cattiva e scocciata.
Non fece caso all'espressione dispiaciuta e delusa della ragazzina.
Si diresse in bagno, aprì velocemente la porta, come immaginava. La lasciò sbattere un secondo dopo, sorrise all'amico mentre la morettina era inginocchiata ed eseguiva con estrema veemenza il suo compito.
Malik lasciò andare un occhiolino all'amico il quale chiuse la porta e andò nella terrazza posteriore del locale.

Respirava profondamente Harry, guardava quel cielo così buio e triste, tutto uguale, senza l'ombra di una stella, di una nuvola, non aveva fantasia. Era monotono, proprio come la sua vita, rifletteva lui.
Non c'era nè avventura, nè passione. Non c'era nè spontaneità, nè verità.
Edward si svegliava la mattina, indossava i suoi jeans, la sua camicia, le sue converse e la sua maschera.
Gli calzava a pennello, l'avevano fatta su misura per lui, peccato che era come un vestito passato di moda per Zayn, avrebbe voluto gettarlo nel primo cestino libero.
"Cos'ho che non va? Perchè non sono più quello di prima?" Harry se lo chiedeva costantemente e ripetutamente, osservava là in alto, sperava in qualcuno oltre le nuvole che potesse concedergli una qualsiasi risposta.
Si poneva le stesse domande la notte, quando era solo, a volte gli uscivano dal niente anche nel bel mezzo dei concerti. E arrivava quindi, puntuale la stonata, era una piccola imprecisione della mente che si riversava anche nella sua splendida voce.
Il primo segnale che dimostrava che se non avesse trovato presto una cura, tutto all'esterno sarebbe venuto fuori, e forse sarebbe finito tutto a puttane.
Non ne valeva la pena. Ma Styles non poteva farci niente, era la sua mente, o meglio, era il suo cuore che sembrava non funzionare come avrebbe dovuto.

_Styles andiamo!_ Lo ripostò sulla terra l'amico raggiante.
_Sei troppo veloce amico...io mi preoccuperei!_ sfotteva il riccio.
I due ritentarono di sopravvivere alla folla insistente all'entrata del locale. Salirono in auto.
_Era un nove pieno quell J...Je... insomma la morettina_ commentò come sempre dopo ogni performance Malik.
_Sono felice per te rubacuori_ scherzava Harry.
Il minore accompagnò Malik a casa.
E poi si dedicò al suo amato letto, la testa ormai non gli faceva più male, i sei chupiti, come sempre, avevano risolto tutto.
Si tolse una scarpa aiutandosi con l'altro piede e poi l'altra con il supporto del calcagno del piedi destro.
Infilò la testa sotto il cuscino, voleva soltanto dormire.
Vibrò l'iphone sul comodino:     "Hazza devo parlarti, ho litigato con Eleonor... sono nella merda, sto malissimo :(
                                                           ti voglio bene migliore amico. 
                                        Lou xx"
Harry rilesse il messaggio tre volte, scandendo bene ogni singola parola, era un sms normale, come tanti altri, eppure cercava di leggere fra le righe qualcosa che neanche lontanamente Louis pensava.
Il riccio scosse la testa, ormai era diventato l'unico anello di congiunzione tra lui e la Calder, si chedeva come mai l'amico si ostinasse tanto a baciarla, scoparla e starci insieme. E forse, pensava con cattiveria, che l'unico motivo fosse la voglia dell'amico di non cambiare la sua normalità.
Non rispose a Tommo, forse per il sonno, forse per la noia di fargli da crocerossina.
Si addormentò, con un'unica domanda "Perchè continuava imperterrito a rovinare ogni singola sera?"

That's Right [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora