Harry indossò una maglietta, la prima trovata sulla sedia vicino la scrivania. Sapeva che a Lou non dava noia la sua passione per il nudismo, ma si sentiva più a suo agio quando era coperta, almeno così succedeva da un po' di tempo quando doveva incontrare Tommo.
L'amico sarebbe arrivato a casa sua con la solita aria da depresso che lo caratterizzava da un po' di mesi.
Era sempre la stessa storia, Louis litigava con Eleonor ed Harry doveva ostinarsi a sorridergli falsamente, perchè lui aveva ben chiaro l'obbiettivo della mora: stare con il cantante, non con il coglione.
Ma Hazza vedeva l'amico così innamorato che non riusciva ad estrenargli i suoi pensieri, sbagliando forse.
Come d'accordo alle 16.00 Louis bussò alla porta, altra cosa che la Calder aveva cambiato di lui: L'essere un puntuale cronico.
Quella ragazza era innamorata, anzi infatuata della maschera che aveva creato su di lui, non del vero ragazzo eterno bambino.
_Vieni depresso!_ lo fece entraro Styles.
I due si sedettero uno di fronte all'altro in salotto. Louis aprofittò delle patatine sul tavolo ed iniziò a mangiare, nonostante fosse sazio.
_Allora è possibile? Abbiamo litigato perchè non l'ho portata alla festa agli studios_
iniziò Louis. "Morditi la lingua Harold." si disse fra sè e sè Harry. Ovvio, a quella festa c'erano tutti i più bei ragazzi del mondo dello spettacolo da Zac Efron, a Jhonny Depp, tutti.Aveva notato la loro bella anche Harry, strano no?
_Si sistemerà tutto._ disse ipocritamente il riccio, erano sempre le stessi frasi, sempre.
Si alzò dal divano e andò a prendere un bicchiere d'acqua. Era in preda ad una crisi di nervi, gli succedeva spesso in quel periodo, quando costantemente si scontrava con l'argomento "Bella ragazza della Calder." Forse era stufo o forse lo irritava e basta.
Avrebbe voluto lanciare il bicchiere contro il muro, romperlo in mille pezzi e simulare fosse lei.
Avrebbe voluto urlare esponendo uno dei suoi acuti, avrebbe voluto piangere fino ad esaurire l'acqua nel suo corpo diventanto troppo gracile e invece, invece si limatava a risedersi vicino all'amico sorridergi e concedergli quella serenità che non apparteneva neppure a lui.
_Comprale una rosa, scusate nonostante tu sia nella ragione e vedrai che si dimenticherà tutto_ suggerì Harry impassibile.
_Buona idea Hazza, buona idea..._ commentò l'amico, pensando già alla perfetta serata che avrebbe organizzato.
Notò una vena di malinconia sull'espressione di colui che consederava un fratello minore.
_Cos'hai Styles?_ chiese protettivo e preoccupato Louis.
L'amico sforzò di sorridergli _Niente, sono solo un po' stanco._ mentì spudoratamente.
Tommo capì che quelle parole erano soltanto scuse per smorzare una conversazione che lui non voleva.
Sapeva che qualcosa in lui stava cambiando, era palese agli occhi di tutti, perfino a quelli delle fan più attente.
La cosa che più lo uccideva era l'idea di non riuscire a capire cosa disturbasse l'amico e non roiuscire a trovare la giusta cura per lui, gli offira cene a tre con lui e la sua ragazza, uscite con la band, pomeriggi di film, ma niente.
Harold era più triste che mai, Louis era arrivato a pensare anche che fosse la sua presenza ad irritarlo, ma tolse subito l'ipotesi dalla mente perchè sapeva quanto il riccio tenesse a lui.
Era a conoscenza che fosse stanco di fargli da consulente di coppia ma non riusciva a non raccontargli, a non chiedergli consigli, a non piombare in casa sua e riuscire a sorridere sapendo che fosse proprio merito del "bimbetto" come lo chiamava solitamente.
_Sicuro Harry? Sai.. "niente" non mi convince tanto..._ provò a estrapolare qualcosa Louis.
Niente.
_Sicurissimo Boo, sicurissimo._ sospirò Harold.
Altra bugia, se la favola di pinocchio fosse stata vera, Harry avrebbe avuto un naso talmente lungo da essere paragoato allo spazio nello stomaco dell'irlandese.
Louis alzò le spalle in segno di rassegnazione. Sfilò il cellulare dalla tasca, osservò l'ora, si era fatto tardi.
_Vado Harry, piano perfetto grazie._
Scarruffò i capelli dell'amico e di fece strada verso la porta.
_Bye amico!_
_Ciao Boo._ sussurrò inerme il riccio.
Una volta sola, si lasciò andare. Sospirò con tutta la forza possibile.
Sferrò un pugno al muro, si graffiò, usciva sangue. Harry stava impazzendo, quasi pensava che quel sangue liberato potesse liberarlo da un'eventuale malattia che forse era la spiegazione a tutto quel dolore.
Avrebbe accettato una malattia, anche mortale.
Ma no, non voleva neanche pensare che le insinuazione di Payne fossero stabili. Non sarebbe potuto accadere, non a lui: Harry Styles.
Già Payne, l'unico che sapeva far sorridere e spensierare Harry, il vero uomo tra i due, pensava lui.
Si affrettò a prendere l'iphone da sotto il cuscino che si macchiò ben presto del sangue che usciva sempre più dalla mano.
Compose il numero, lo sapeva a memoria.
_Liam?_
_Ciao Liam, senti ti va se usciamo...sai..._
Ascoltò ciò che aveva da dire l'amico. _Sì, ho visto Louis_ disse rammaricato, Liam capiva sempre, purtroppo.
_Ok ci vediamo dopo, grazie amico!_
Riattaccò.
Andò nel bagno, si sciacquò la mano completamente rossa, la disinfettò.
Alzò la testa, osservò la sua immagine riflessa sullo specchio che proprio Lou gli aveva regalato quando Harry si era trasferito.
Odiava la sua imamgine così degradata.
Nel suo viso prendevano il sopravvento le occhiaie, simbolo delle notti insonni.
Brufoli causati dallo stress, giustificò il dermatologo.
Gli zigomi che si facevano spazio fin troppo, causa i chili persi, troppi.
I ricci ancor più ribelli e disordinati.
La maglietta sporca.
La mano fasciata.
Harry si stava rovinando, non si riconosceva più.
Dov'era il ragazzo che sorrideva sempre? Dov'erano gli occhi che illuminavano chi gli stesse intorno? Dov'era quel profumo di gioia che emanava?
Dov'era Harry Styles? Dove cazzo era finito?.
Harry si sciacquò il viso.
"Peggio di un morto." sussurrò nel silenzio di 300 metri quadrati.
Eccola la risposta. Quel fottuto perfetto ragazzo stava morendo. A causa di qualcuno che avrebbe dovuto regalargli solo infiniti sorrisi.
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That's Right [Larry Stylinson]
FanfictionPerò lui è Harold Edward Styles, lui ama le donne, lui vive per le donne, lui deve frequentare le donne. Eppure non si autoconvince, non ci riesce. Non si può negare qualcosa di evidente. Eppure ci sono quegli occhi, quei muscoli, quel sorriso. Epp...