CAPITOLO 6

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Harry aprì lentamente gli occhi, nonostante nella stanza fosse determinante solo quella poca luce che emanavano le fessure dela veneziana, gli occhi sembravano dovergli prendere fuoco da un momento all'altro.
Si stropicciò forte le palpebre, quelle diamanti avevano pianto tutta la notte al pensiero del suo amico che si allontanava silenzioso e incazzato.
Le sue calde lacrime avevao bagnato quella seta preziosa che ricopriva il cuscino.
Si portò le mani alle tempie, la testa stava per scoppiare.
"Accidenti a me!" sussurrò il riccio cercando di alzarsi dal letto, barcollò un po' e si stabilizzò in piedi con l'aiuto del muro alla sua sinistra.
Prese in mano il suo iphone: quindici chiamate perse, venti messaggi.
"Hey Harry sono Cloe, come stai? Mi sono divertita ieri sera xxx"
"Ciao bello, ti va di uscire? Mary :) "
"Ehy Harry sei stato grande ieri sera! Lucilla xx"
Altri diciassette sms simili, chissà quante ne aveva testate in quel locale!
Scosse la testa lasciando cadere un sorriso orgoglioso e soddisfatto. 
Della sera precedente Hazza non aveva alcun minimo ricordo, qualche vaga rimembranza di una discussione con Louis, ricordava di aver pianto durante la notte ma niente di specifico che gli potesse dar ragione o torto.
Scese in cucina, lasciò cadere il suo sguardo sul quotidiano che, come sempre Gemma gli aveva lasciato sul tavolo prima di andare al lavoro.
                                Idolo ubriaco: esempio per le ragazzine?
Prima pagina della cronaca rosa. Scandalo che avrebbe mosso le discussioni con casa discografica e manager.
"Merda." si lasciò andare versando un po' di caffè nella sua tazza verde.
Risveglio peggiore non poteva esserci per il piccolo riccio, faceva molto "Una notte da leoni"!
Chi meglio di Lou poteva chiarirlgli le idee?
Compose velocemente il numero sullo schermo del cellulare, uno, due, tre, cinque, sette squilli.
Non rispondeva Boo.
"Ehy Lou chiamami appena puoi!" Inviò un messaggio, nella speranza che il maggiore lo leggesse.
Niente.
Altri tentativi di chiamata, andati a vuoto,ancora.
Harry iniziava a preoccuparsi magari era successo qualcosa, magari la loro discussione era degenarata, ma per quale assurdo motivo?
Non restava molto da fare se non una cosa.
Il riccio non poteva neppure vivere col dubbio di aver litigato con l'amico, Louis rispondeva sempre alle sue telefonate, probabilmete era successo qualcosa di grave e lui doveva intervenire, il solo pensiero che quel bel ragazzo fosse in difficoltà gli toglieva letteralmente il respiro.
Infilò ai piedi le sue converse bianche, cercò con frenesia le chiavi del suo ranger, uscì facendosi spazio fra le domande troppo scomode dei paparazzi che ne volevano sapere di più sulla pazza serata, partì, verso la casa del suo amico.
Bussò con veemenza alla porta, solo poche ore lontano da lui lo stavano distruggendo, magari Tommo era diventata una fottuta indipendenza.
Harry scacciò via dalla mente quel pensiero, non poteva essere, avrebbe solo sofferto se così fosse stato.
La porta si aprì lentamente, in casa regnava il disordine, ovvio.
_Hey Harry, entra, entra pure..._ Gli sorrise quella splendida ragazza, aveva la camicia di Harry addosso, solo quella.
Il riccio avrebbe riconosciuto quell'odore anche a Kilometri di distanza, gli riempiva i polmoni, gli faceva quasi male.
_C-ciao Eleonor!_ entrò Hazza.
Si chiese come potessero vivere in quel macello, la vista di quella ragazza lo aveva quasi ucciso, che poi doveva aspettarselo visto che i due vivevano insieme ormai da due anni, perchè tanto stupore?
Forse perchè ormai la loro storia era quasi come quella di due pensionati: senza passione o aspettative.
In fondo sapeva come si comportava l'amico alla vista delle altre ragazze, non sembrava affatto fidanzato.
_Chi è amore?_ Lou si fece avanti.
Amore? Amore? Come poteva darle tale sostantivo se neppure la considerava un'amica.
Harry sobbalzò al solo rumore dei passi di Louis che si facevano sempre più orecchiabili, sintomo di vicinanza, fin troppa.
_E tu?_ chiese bloccandosi il maggiore, lasciando andare al riccio un' occhiata non molto felice.
_Lou! Sono venuto perchè.._ iniziò il piccolo.
Louis lo bloccò.
Si rivolse sorridente verso quella zocc....quella ragazza, che era la sua ragazza. _Puoi lasciarci da soli El?_
_Certo_ rispose lei allontanandosi e deliziando Lou di un freddissimo bacio a stampo.
Poi si voltò bruscamente verso quegli occhioni ancora gonfi a causa dell'alcool.
_Vieni su..._ lo incitò ad accomodarsi Tommo.
I due si sistemarono sul divano, Harry non capiva perchè il suo amico avesse così tanta rabbia repressa.
_Non ricordo un cazzo di ieri sera, poi perchè non mi rispondi..ma cosa..._ iniziò euforico e raggiante il piccolino.
Louis lo guardava quasi schifato, come se avesse un estraneo di fronte a lui.
_Non ricordi eh?_
_No.. niente._ rispose Hazza che ancora non capiva da cosa derivasse la strana serietà di quel fottuto coglione.
_Non ricordi Styles, non ricordi... ok te la rinfresco io la memoria..._ Louis si alzò dal divano, lasciando un grande vuoto vicino al riccio.
_Eri ubriaco marcio, ti ho accomoagnato a casa, hai iniziato a fare discorsi strani..._ la voce di Lou iniziava ad alterarsi.
_Hai detto che sei innamorato di me, che ti sei masturbato davanti ad una mia foto..._
Osservò Harry, in attesa di una sua reazione.
Il riccio bloccò il suo sguardo esattamente nel vuoto più assoluto che aveva davanti.
Si sentì avvampare, il suo battito tutto d'un tratto iniziò ad accelerare, non trovava aria respirabile il riccio, avrebbe voluto morire lì, davanti a lui.
Lo aveva fatto davvero? Era impazzito? Perchè glielo aveva detto, cosa gli era preso cazzo, cosa?
Non era più riconoscibile quel ragazzo, l'alcool lo aveva distrutto, il problema è che beveva a causa di quel fottuto belloccio che gli stava davanti orgoglioso ed irritato, beveva e soffriva a causa di loro: la coppia che soddisfaceva il gossip internazionale, la falsità pura.
Calder-Tomlinson, non suonava neppure così bene.
_Lou...Lou..._ cercò di formulare una frase di senso compiuto il riccio, qualcosa che poteva convincerlo che fosse una cazzata.
_Lou l'hai detto pure tu: ero ubriaco marcio. Non so cosa mi sia preso._
_Sembravi esser serio Harry, troppo serio... dimmelo se..._
Harry sorrise, cercando di dimostrarsi tranquillo e sicuro _Lou! Ma ti pare, non sono frocio._
Nel dire quella frase mise tale convinceza che forse, cercò maggiormente un chiarimento personale.
I due si guardarono negli occhi.
Harry annuì come per convincerlo, non c'era cosa peggiore che dello sguardo quasi impaurito dell'amico.
_Non sono gay, non sono come quelli là...cioè, che schifo Lou..._ affermò sorridendo, molto falsamente.
Tommo smorzò qualcosa che sarebbe dovuto somigliare ad un sorriso, abbracciò l'amico.
_Lo sapevo, scusa se ho dubitato..._
Hazza lo strinse forte a sè, socchiuse gli occhi mentre l'amico l'abbracciava e non poteva vederlo, soffriva, soffriva tanto.
_Non preoccuparti._ rispose rammaricato il riccio.
_Adesso devo andare, ci vediamo domani?_ prese la giacca il piccolo.
_Certo_ rispose raggiante Louis mentre cingeva la vita a quella lì.
Harry tornò a casa, pianse come un bambino, senza volerlo, per tutto il santo tragitto.

Si lasciò cadere sul letto. Era stremato come se avesse corso una maratona, stanco, le lacrime lo avevano distrutto.
Si stava riducendo una schifezza, per niente poi, per qualcuno che alla sola idea di avere un amico gay si schifava.
Harry socchiuse gli occhi, avrebbe voluto dormire fino alla fine del mondo, risvegliarsi e sorridere capendo che quello era soltanto uno stupido sogno, un bruttissimo incubo.
Ma era la dolorosa e vera realtà.
Iniziò a pensare quel riccio depresso, non avrebbe voluto.
Affioravano mille domande.
Perchè era così schifato dall'idea?
Se fosse stato certo avrebbe mandato a puttane sei anni d'amicizia?
Cosa lo turbava?
E soprattutto Harry doveva guarire da quella "malattia passeggera"? Come constatato avrebbe solo sofferto per un amore malato e non corrisposto.
Doveva trombare donne, guardare il culo alle ragazze che gli sbavavano dietro, innamorarsi del suo migliore amico non era tra i suoi proigrammi per l'estate.
Harry non poteva continuare a fingere, a sperare di cambiare per un tale troglodita.
Non poteva rinchiudersi in camera, con la testa sotto il cuscino e piangere fino ad addormentarsi per qualcuno che lo ripudiava.
Incominciò a pensare che la loro amicizia fosse basata su qualcosa di assolutamente astratto, iniziò con l'idea che in fondo non avrebbe avuto niente da perdere.
Almeno così si sarebbe liberato, non avrebbe dovuto vivere con l'ansia di non far trapelare niente, magari sì..avrebbe perso il suo affetto, ma sarebbe stata una grande perdita? Era un amico pronto a rinnegare il suo piccolo confidente solo per il dubbio di una presunta, e poi vera, omosessualità: sana, stupenda, privata omosessualità.
Non aveva un cazzo da perdere lui, avrebbe incontrato ragazzi nuovi, scopato comunque come un playboy con modelle da urlo, avrebbe avuto quei quattro coglioni dei suoi amici che erano pronti ad accoglierlo anche "malato" come pensava lui, quindi doveva farlo.
Afferrò il cellulare.
Sospirò, e toccò lo schermo, proprio lì: dove c'era scritto "Invio."
         "E comunque ero ubriaco sì, ma era l'unica possibilità per dirti la verità Lou.
                                Mi dispiace dirtelo e deluderti, ma questo Casanova ti ama.
                         Sei uno stronzo sai? Hai messo in dubbio la nostra amicizia... non pensavo ti fossi così..
                                           Non avrei voluto mai dirtelo, ma sono innamorato di te brutta testa di cazzo.
                                     E comunque è stata la sega migliore della mia vita. Fidati.
                                                            il Tuo Malato, ex migliore amico xx"

Sarebbe andato tutto a puttane, sei anni buttati al vento, Harry sospirò, non si pentì della sua decisione.

That's Right [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora