CAPITOLO 14

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Smut

Era passato un velocissimo mese: tra litigi, sorrisi, pianti e notti di passione.
Harry era così abbattuto, così frustato da tutta quella situazione che si presentava intorno, anche se non lo ammetteva desiderava che tutta quella storia potesse essere solo un brutto incubo, potesse risvegliarsi con una modella vicino e tirare un sospiro  di sollievo, Styles non si disperava a causa della sua omosessualità ma del fatto che l'unico ragazzo che lui amasse, forse l'unica persona che avesse mai amato non avrebbe mai ricambiato.
Adesso stava insieme a quella Charlene: era una brava ragazza, carina, gentile, innamorata. Harry si sentiva quasi una bestia ad usarla, perchè in fondo era palese quanto quella rossa fosse solo la "cura sperimentale" alla Louis-malattia.
Edward sapeva che il suo destino sarebbe stato solo quello: osservare quella coppia, sorridere quando nascerà il loro piccolo e pensare che lei, Eleonor, non farà mai Boo Bear come avrebbe fatto lui. Harry doveva solo arrendersi, la sua destinazione per il futuro era quella.
Mancava un giorno alle nozze, ventiquattro ore, un'infinità che si tramutava in ansia nel cuore del riccio, ormai frantumato.
Harry si era svegliato con un dolore alle tempie non indifferente, gli occhi lucidi e gonfi, tipico risveglio da post-sbornia.
Spazzava via i suoi pianti con l'alcool, ingurgitava chupiti come fossero aria, era Harry Edward Styles: il depresso cronico.
Odiava questo del suo amico: il fatto di averlo cambiato, non si riconosceva più il riccio. Harry non aveva ma pianto così costantemente, Harry non rifiutava un uscita il sabato sera per stare davanti la tv in lacrime, Harry non rifiutava una notte di passione con le modelle inglesi più affascinanti, Harry non era mai stato così magro, non gli appartenevano quegli occhi incavati, cupi, tristi. Harry non meritava tutto quel dolore, nessuno merita di soffrire per amore, nessuno.
Era arrivato al punto di odiare anche le favole, quelle più belle, quelle più ronatiche, quelle classiche.
Nella vita reale non c'è nessuna principessa, non c'è il principe così coraggioso pronto a lottare per lei.
Nella vita reale non ci sono gli antagonisti che vengano sconfitti, nella vita reale non c'è nessun "E vissero per sempre felici e contenti."
E quella era la vita reale, la schifosa, amare, concreta vita di Harry Edward Styles.

Barcollò un po' Hazza, prima di trovare il minimo equilibrio per reggersi in piedi, portò le mani all'altezza delle tempie, la testa sarebbe scoppiatagli da un momento all'altro.
Cercò il medicinale giusto, lo sciolse in un bicchiere d'acqua e incurgitò trasferendo sul suo volto una smorfia di disprezzo.
Vibrò il cellulare sul tavolo, era Zayn.
_Hazza. buongiorno!_ affermò raggiante il moro sexy.
_Zitto Zayn, che cazzo urli?_ rispose irritato il riccio, mentre portava una mano a coprire gli occhi da quella luce solare troppo fastidiosa.
Zayn sapeva quanto avrebbe fatto male chiederglielo, ma Harold era il testimone di Louis e beh, doveva domandarlo.
_Harry? Stasera organizziamo l'addio al celibato di Lou, a casa mia alle 21,00 sei dei nostri?_
Il riccio si fermò a pensare, sospirò, avrebbe voluto evitare quella situazione ma in fondo in carica di testimone e suo migliore amico sapeva che avrebbe errato.
_Sì, sì ci sono, ovvio._
Dall'altra parte del telefono Zayn scosse la testa, era consapevole di quanto e come l'amico stesse soffrendo. 
_Bene, a stasera allora._
_Ok_ rispose il minore riattaccando.
Non aveva un vestito adatto, non aveva il sorriso giusto, non aveva voglia Harry di vedere l'amico brindare alla sua rovina.
Come sarebbe stata quella festa? Cosa avrebbero fatto: spogliarelliste, torte, e alcool? 
Non era da Louis tradire la sua amata.
Cazzate, anche se con un uomo, anche se "l'amante" era innamorato era pur sempre tradimento.

Casa Malik era infestata di uomini con la bava alla bocca verso le compagne degli amici, c'erano i management, c'era Paul ovviamente, c'erano i ragazzi, c'era Louis con una strana aria cupa.
Musica alta, una centinaia di persone, buon alcool, le feste di Zayn erano epiche: eppure nè Harry, nè Louis sembravano divertirsi.
Il riccio se ne stava seduto da una parte, bicchiere in mano, sorriso assente.
Louis dalla parte opposta, falsi sorrisi alle congratulazioni e occhi cupi.

Il maggiore si alzò, camminava lentamente, quasi avesse paura. Si avvicinò all'amico.
_Ti va se usciamo in giardino Hazza?_ domandò gentilmente.
Il riccio alzò lo sguardo, sprofondò in quegli occhi che lo avevano prima rapito e poi devastato.
_Certo, perchè no?_ 
I due si accomodarono in un divanetto di vimini, bianco. Osservavano le stelle: ricoprivano il cielo, lo rendevano lucente e passionale.
_Così... ti sposi eh Lou?!_ ruppe il ghiaccio Harry.
_Sembra di sì._ rispose freddo, freddissimo il maggiore.
_ La ami?_ domandò il piccolo. Era una domanda sempice, ovvia, retorica.
_Ovvio._ rispose Louis, sembrava falso, sembrava mentisse.
Harry alzò le spalle, scosse la testa. Sapeva che l'amico stava mentendo, non c'era amore tra la coppia, era pa-le-se;  allora perchè sposarla? Era questo ciò che il riccio proprio non capiva, perchè non continuare a fingere da perfetti falsi fidanzati?
Harry si rialzò: _Io vado a casa Lou, ci vediamo domattina in chiesa._ sorrise all'amico.
_Aspetta, ti accompagno._
_Cosa? Ma è la tua festa Lou!_
_Non mi interessa, non mi sto divertendo, vado ad avvisare Zayn._
Harold sorrise osservando l'amico che sussurrava qualcosa nell'orecchio di Malik.
Zayn non fece problemi, la festa continuò in perfetta armonia.

Harry aprì lentamente la porta di casa, accese la luce e fece entrare Louis.
Il maggiore notò le due bottiglie di alcolici vuote sul tavolino, scosse la testa consapevole e dispiaciuto.
Il riccio posò le chiavi e la giacca blu sul tavolo, si voltò e finì contro il petto dell'amico, lo raggiunse presto Louis.
Erano molto, fin troppo vicini. Il loro respiro era così accelerato, il loro battito sembrava impazzire, rintonava nel silenzio di quella villa.
Louis appoggiò la propria fronte contro quella dell'amico, dell'amante..insomma di Harold.
Era così fredda, così morbida la sua pelle. Droga per il maggiore.
_Non possiamo_ sussurrò ansimando il riccio.
_Sì che possiamo, c'è chi lo passa con una troia, io il mio addio al celibato voglio passarlo con te._ Rispose Louis facendo sussultare l'amico.
Lo baciò, le loro lingue erano fatte per incontrarsi e sorridersi e ballare quella musica che sempre più andava sfuocandosi.
Louis strappò letteralmente la camicia di Harry, iniziò con veemenza a baciargli il collo, Harry spingeva la testa all'indietro mordendosi il labbro.
Quelle labbra accarezzavano il corpo di Harry come fino a quel momento nessuna troia aveva saputo fare.
_ Sei speciale Hazza._
E quelle parole sussurrate all'orecchio destro di Harry lo fecero sussultare.
Mentre Louis si preparava slacciandosi i jeans as Harold cadde una lacrima: calda, salata, amara e schifosa.
Solcò tutto il viso fino a scagliarsi nel labbro superiore.
Louis se ne accorse. Baciò Harry, dolcemente. Una lacrima disegnò anche il suo profilo.
Iniziarono a piangere silenziosamente i due, consapevoli che quella sarebbe stata l'ultima notte insieme.
Non un domani, non un proseguo, non un futuro come coppia. Solo la fine.
Louis iniziò a muovere il suo bacino contro il fondoschiena perfetto e ormai sciupato del riccio, mentre ogni singolo gemito veniva interrotto da un singhiozzo e le lacrime ormai appannavano i loro occhi perfetti.
_Oh Louis!_ urlò dal piacere il piccolo, mentre con estrema velocità Louis prevedeva all'ultimo colpo, l'ultimo di sempre.
Louis piangeva, Harry piangeva, il loro rapporto piangeva.
_Ci sono!_ urlò Louis, venne, esplose nel sedere del piccolo Harry.
Il riccio urlò dal piacere, sentì l'amico uscire dal suo corpo. Si sdraiarono soddisfatti uno vicino all'altro sul letto.
Si asciugarono le lacrime.
_E' stato bello!_ sussurrò col fiato smorzato Tommo.
_Perfavore, non peggiorare le cose!_ lo supplicò l'amico mentre era intento a rivestirsi.

Louis si rivestì, indossò il completo che aveva per la festa, si avvicinò cupo alla porta.
_Allora... ti aspetto domani._
_Certo, sono il testimone no?_ rispose cupo e acido Harry.
_Già_ affermò gelido Louis allontanandosi verso la sua auto.

Harold chiuse la porta, mandò un sms a Charlene, l'avrebbe accompagnato come sua patner al matrimonio.
Mancavano poco più di otto ore alla concretizzazione della storia più falsa e ipocrita di questo mondo di merda.

That's Right [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora