CAPITOLO 12

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Mini smut

I due si sedettero. 
Le pupille del riccio erano dilatate, sprizzavano paura e gioia nello stesso istante.
Il maggiore comunicava solo uno stato assoluto di preoccupazione, non avrebbe dovuto essergli piaciuto, non doveva, e invece era già troppo tardi.
_Ma..ma..._ provò a formulare una frase di senso compiuto Harry. _Ma come hai capito, che beh, insomma... ti è piaciuto?_
Louis guardava il vuoto davanti a sè, non osservava gli occhi di Harry, magari gli sarebbe tornata la voglia di tentare ancora.
_Non lo so Hazza, ho sentito qualcosa nello stomaco, il cuore batteva... cazzo Harry, cazzo._
Louis si alzò, una mano che accarezzava i capelli, era preoccupato come mai, la tensione traspariva nei suoi occhi, nei suoi gesti, nella sua difficoltà nel proferir parola.
Neppure con Eleonor si faceva presente quell'effetto e forse la cosa più paurosa era proprio quella: La futura sposa non trasmetteva passione, o almeno non così tanta come quel fottuto ventitreenne riccioluto.
_Adesso cosa intendi fare? Magari Lou...non dirlo a nessuno, resterà fra noi..._ provava a farlo ragionare Harry.
Louis sbuffò, si muoveva freneticamente per tutto il salotto.
Fece incontrare i suoi occhi in quelli maestosi di Harold, un'esplosione dentro, i suoi occhi non erano mai stati così belli.
_Harry cazzo, sono frocio? Come si fa a capire... cioè come hai fatto?_
Harry sorrise. _In realtà non lo so neppure io, io amo le donne, e non amo altri ragazzi, amo te.._ si corresse subito per la paura di far fuggire l'amico, ancora. _Cioè provo attrazione, insomma, non lo so Lou._ concluse velocemente.
In quella stanza aleggiava un clima di tensione e imbarazzo puro. 
_Dai, è meglio se torno a casa, devo stare solo._
_Ma c'è Eleonor._ osservò attento il minore.
_Già_ commentò sbuffando lui, quasi come se stare in compagnia della futura moglie e madre dei suoi piccoli fosse un problema.
Louis afferrò il cellulare che aveva delicatamente appoggiato sul tavolino vicino alla porta, si avvicinò all'uscita.
Gli occhi che incrociavano quelli del riccio.
_Allora...ciao!_ sussurrò il maggiore.
_Ciao!_ rispose Harry.
Louis aprì la porta, un piede già fuori. _Ehy Harry_ si voltò.
_Cosa?_ domandò stranito Harold.
_Miraccomando, non deve venire fuori niente eh._
Harry rispose deluso e rammaricato.
_Certo, non preoccuparti!_ 
E per il suo amico, solo per lui, riuscì perfino a strappare un sorriso.

Harry stava correndo sul suo nuovissimo tapis-roulan, glielo aveva regalato Paul per il compleanno. 
Stare in forma stava diventando una concreta ossessione per quel ragazzo.
Non poteva non vagare con la mente, la musica alta che tamponava le tempie e inondava il cuore, e poi i sogni, i pensieri, le lacrime e i sorrisi che come sempre riempivano e caratterizzavano ogni suo pomeriggio.
Ripensava a quel gesto folle e inusuale di Louis, alla sua impulsività.
Il miglior bacio di sempre: aveva provato tutto Harry, aveva esperienza eppure quel bacio era qualcosa di unico.
La lingua dell'amico che danzava con la sua sulle note della musica più bella.
Sobbalzò Harry, rischiando di cadere.
Suonò il campanello. "Arrivooo" urlò il ragazzo.
Aprì la porta, cosa ci faceva lui?!
_Lou!_
_Sono qui da un'eternità!_ rispose acido l'amico entrando in casa.
_Scusa è che...avevo le cuffie!_ commentò il riccio portando le cuffie nere agli occhi perfetti di Tommo.
_Hai bisogno di qualcosa?_
_Sì_ rispose freddo Lou, in piedi, fermo davanti ad Harry.
Harold riflettè. _Ah già vieni, hai lasciato la camicia prima._
Harry si avviò verso il bagno, dove era accuratamente piegata.
_Aspetta!_ lo fermò il maggiore.
_Che?_
_Non ho bisogno della camicia Harry.._
Il ragazzo lo guardò con fare confuso. _Ah, e allora?_
Louis abbassò lo sguardo.
_Ho bisogno di sapere._
Il riccio alle parole del maggiore era sempre più stranito. Non amava l'ambiguità in un discorso.
_Cosa? E poi, come?_ domandò ingenuo il piccolino.
Louis si avvicinò a lui.
Portò gli occhi davanti ai suoi, sembravano fatti per incontrarsi.
_Ho bisogno di sapere... ecco, io devo sapere..._ finì la frase tutto d'un fiato, senza neppure respirare. _Se anche io provo qualcosa per te_
Harry lo guardò, cercò di non sorridere in faccia all'amico, lo vedeva in difficoltà e non poteva urlargli che beh, non vedeva l'ora di sentir quelle parole.
_E?_ domandò il riccio, ancora non capendo.
_E..._ Louis si avvicinò con fare decisamente troppo lento e sensuale.
Portò la sua mano sinistra sulla guancia destra del riccio, i suoi occhi si stavano fondendo in quelli dell'amico, la sua guancia era dannatamente morbida. 
_E..._ ripetè Louis, non servivano parole.
Appoggiò le sue labbra in quelle del riccio, doveva far solo quello. Accarezzava delicatamente la sua lingua, ridevano insieme le loro lingue a contatto, facevano scintille, finalmente si erano trovate.
Harold in un primo momento restò stantio: proprio non capiva, era quasi intimorito da quel Louis William irriconoscibile.
Non si scansava, non aveva intenzione di farlo.
Era così caldo quel bacio, così passionale e lungo rispetto al primo: tutto un altro mondo, e che mondo!
_Sei sicuro?_ sussurrò Harry mentre l'amico quasi era calamitato verso di lui.
_Mai stato più sicuro!_ mugulò il maggiore spingendo il ragazzo verso la sua camera da letto.
Harry si lasciava trasportare, si lanciò sul letto. I baci erano incessanti, quasi ossigeno per i due.
Louis si lanciò a seguire l'amico, che ormai era diventato un comodo amante.
Si sdraiò sopra di lui, faceva leva sui gomiti per non gravare troppo su quel corpicino perfetto.
Faceva male trattenere quelle eccitazioni evidenti dentro i jeans, così piano piano con l'aiuto dell'altro, uno alla volta se li sfilarono.
E i baci riscaldavano quella sera come fossero stati fuoco in alta montagna.
La illuminavano come fossero stati stelle nella notte di San Lorenzo.
Si spostavano sul collo lasciando segni violacei, e poi attraversavano il petto scolpito di Harry che inclinava la testa indietro dal piacere.
Harry quasi sembrava in un sogno, quelle cose erano opera del suo subconscio e invece, invece stringeva il lenzuolo tra le mani, era la raltà.
Inclinava la testa e ripeteva il nome dell'amico mentre questo si avvicinava alla zone critica, giocava Louis, era trasportato in quel mondo così proibito che proprio gli piaceva.
Harold aveva gli occhi lucidi.
Ma Louis iniziò a far sul serio. Ormai non aveva più voglia di lavorar con le mani.
_Se ti faccio male dimmelo Harry!_ sussurrò nell'orecchio del riccio mentre questo annuiva silenzioso.
Louis fece voltare Harry, il suo fondoschiena era scolpito perfettamente, quasi gli dispiaceva rovinarlo.
Entrò in lui, mentre Harry si lasciò andare ad un gemito di dolore, era cosa nuova per entrambi, eppure sembravano così esperti...
Louis si muoveva sinuosamente, delicatamente ma nello stesso tempo con la grinta e la voglia più potente di questo mondo, il suo respiro era affannato e rideva sentendo l'amico là davanti che godeva come un adolescente alla sua prima volta.
L'ultimo movimento repentino.
_Oh Louis!_ urlò concludendo il riccio.
Louis sorrise ed uscì da quel fondoschiena che ormai era tutto rosso e sfasciato.
Si sdraiarono uno affianco all'altro, sorridevano guardando il soffitto, il respiro affannato e accelerato.
I battiti del cuore che venivano a mancare.
_E adesso?_ chiese nel silenzio Harry.
_E adesso, ho capito, ma non posso affezionarmi a questo tipo di vita, quindi facciamo come se non fosse successo niente._
Non poteva dir frase peggiore, non poteva ucciderlo così dopo averlo usato: Harold si sentì morire dentro.
Il suo cuore andava in frantumi, era vetro gracile contro un muro.
Socchiuse gli occhi il riccio cercando di non far uscire le lacrime.
Osservava con la coda dell'occhio l'amico che si stava rivestendo, magari per andare a casa e far lo stesso lavorino con la Calder.
_Mi accompagni?_ chiese Louis.
Harry infilò velocemente le mutande, scese finò alla porta al piano superiore.
Restarono in silenzio i due.
Harry gli aprì la porta, Louis gli sorrise non trovando risposta da parte del riccio.
Uscì, poi si voltò velocemente.
_Comunque è stato bello!_
Harry lo guardò con disprezzo, non rispose, non ce ne sarebbe stato motivo. Quel ragazzo contribuiva solo a fargli andare a puttane il sistema nervoso.
Abbassò gli occhi il riccio, Louis sospirò e s'allontano.
Chiuse la porta, rimase da solo, una lacrima gli solcò il viso: era stato usato, proprio come lui aveva sempre fatto con la ragazzine di turno.
Ecco perchè improvvisamente si sentì una troia sedotta e abbandonata.

That's Right [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora