Vedevo per la prima volta quell'orizzonte dal vivo ed aggettivi una strana sensazione. Da una parte, era tutto nuovo, per me: mai nella vita avevo ammirato un paesaggio tanto bello da mozzarmi il fiato; d'altra parte, comunque, mi sembrava di aver già vissuto quel momento. Avevi guardato tanto a lungo quella cartolina da averne memorizzato ogni singolo particolare. I dettagli erano tanto impressi nella mia mente da riuscire a coglierli senza alcuno sforzo. Nella mia mente mi ero raffigurata innumerevoli volte quella vista mozzafiato, tanto da farla sembrare quasi reale. Ed ora che finalmente era dinanzi ai miei occhi sul serio, l'emozione pareva mozzata. Frenata, azzarderei dire quasi rovinata. Perché, in fondo, quell'incantevole paesaggio, l'avevo già guardato ogni singolo giorno della mia vita da dieci anni a questa parte. Nella mia mente, su uno stupido pezzo di carta, ma l'avevo comunque ammirato. L'emozione della prima volta non era svanita poiché non c'era mai stata. O forse sì, ma era stata dimezzata. Divisa in due: una parte, l'avevo provata nell'istante in cui avevo ricevuto la cartolina; l'altra, la stavo vivendo in quel preciso momento.
Eppure, col dimezzare, spezzettare, smontare, dividere, finii col non godermi appieno lo spettacolo che si figurava con imponenza dinanzi a me. E, così, non provai alcuna palpitazione accelerata, alcuna gioia profonda, nulla di tutto ciò. Tant'è che, amareggiata, finii col fingere un sorriso, scattare qualche foto e tornare indietro.
A casa.Era stata un'avventura. Avevo improvvisato, ero partita fottendomene altamente di tutto ciò che avrebbe pensato la gente, della considerazione che avrei avuto. Ero andata, ero stata impulsiva.
Io, che di solito ero tanto attenta a pianificare tutto, avevo mandato a fanculo la programmazione e mi ero gettata su quel treno.
Avevo guardato il paesaggio circostante per tutta la durata del viaggio, mi era venuta l'ispirazione ed avevo scritto.
La scrittura. Ah, la scrittura.
Avevo scritto delle poesie. Due. Le prime decenti della mia vita.
E, mentre scrivevo, le mie compulsioni si erano acquietate. Almeno per un po'.
Medicina.
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Diciottenne DOC
Teen FictionSamira non ha bisogno di etichette: quelle lasciamole al supermercato, sostiene. Il romanzo segue le vicende della sua vita, partendo dalla sua infanzia con il disturbo ossessivo compulsivo, fino ai suoi venti anni. Un unico filone narrativo che se...