Capitolo 11 - Ossessione

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Quando Francesco superò le porte scorrevoli, si avviò direttamente al bancone, dove ad attenderlo c'era Matteo, intento ad asciugare alcuni bicchieri e con un ghigno disegnato sul volto.
«Ridi, ridi pure. Bello scherzo del cazzo, mi hai fatto!»
Il bruno spintonò l'amico, che per tutta risposta scoppiò a ridere, passandosi una mano fra i capelli biondi.

«Non sai quello che avrei dato per vedere la tua faccia quando te la sei ritrovata davanti. Dev'essere stata imperdibile!»
Il ragazzo si beccò un'occhiata glaciale dall'altro, che per il nervoso aveva assottigliato gli occhi e stretto le mani a pugno.

«Se non fossimo amici da una vita ti avrei già dato un cazzotto in faccia! Potevi dirmelo che lavorava lì, almeno sarei stato preparato.»
Francesco si appoggiò alla parete chiudendo gli occhi, liberando un sospiro che racchiudeva in sé molti segreti celati.

«Se te l'avessi detto, sono sicuro che avresti inventato qualche scusa per evitarla. Com'è stato rivederla?»
Le palpebre del ragazzo si aprirono e puntò le sue iridi chiaroscuro contro quelle azzurre dell'altro.

Dentro di sé, un turbinio di emozioni tornarono a prendere il sopravvento, mentre nella sua mente prese piede il ricordo di quegli occhi verdi che l'avevano colpito fin dalla prima volta.
Aveva raccontato a Matteo lo svolgimento di quella famosa serata di sette anni fa, beccandosi la sua derisione per diversi giorni. Non era entrato nei dettagli, perché era contro i suoi principi raccontare l'intimità delle sue conquiste, ma gli aveva parlato del carattere forte e deciso della mora e di come fosse riuscita a tenergli testa, senza dimostrarsi fintamente pudica.

Si grattò la barba con la mano, tergiversando prima di rispondergli.
«È stato intenso. Nonostante non ci vedessimo da anni e le nostre vite abbiano preso binari differenti, mi è sembrato di sentire lo stesso un legame. Forse è solo frutto della mia immaginazione, perché di certo Sophie non è stata felice di vedermi, anzi... mi avrebbe volentieri evitato fino alla fine dei suoi giorni.»

Il pensiero di averla ferita, a tal punto da farle provare tutto quell'astio a così tanta distanza di tempo, gli provocò un bruciore nel petto, lo stesso di quando aveva preso quella decisione che aveva portato le loro strade a dividersi definitivamente.

«Te lo dissi anche allora che sei stato un coglione! Ancora non ho capito perché hai voluto chiudere i rapporti in quella maniera.»
Quello era uno dei pochi segreti che aveva deciso di celare all'amico.

Non voleva sentire la conferma che le sue paure fossero fondate, quindi preferì rimanere in quel finto dubbio che la sua mente aveva creato per proteggerlo. Era convinto che se non avesse espresso i suoi sentimenti ad alta voce, allora non sarebbero stati reali e sarebbe riuscito a fingere che non fossero mai esistiti.

Per la gioia del bruno, il discorso venne interrotto dall'arrivo di Mattia, giunto per dare il cambio a Matteo.
«Vieni pure quando ti aggrada, eh... Tutti questi straordinari li detraggo dal tuo stipendio!» disse il biondo rivolgendosi al nuovo arrivato, incrociando le braccia al petto in maniera fintamente offesa.

L'uomo dai capelli scuri, color dell'ebano, si avvicinò ai due ragazzi con un sorriso baldanzoso, sistemandosi il colletto della camicia con fare volutamente spavaldo.
«Sono stato trattenuto da una bionda tutta curve niente male, che sembrava uscita dal mondo delle favole.» disse alzando entrambe le sopracciglia, in una sorta di danza della felicità.

«Al mio posto, anche tu non avresti badato all'ora, ma avresti puntato la lancetta direttamente a-» Non fece in tempo a terminare la frase, perché il biondo lo interruppe con un movimento repentino della mano.

«Okay, okay; non mi servono i dettagli, grazie. Piuttosto, per sdebitarti ti chiederei un cambio turno per domani. Ho in mente di portare il pranzo a una persona e questo qui» disse indicando con il pollice il bruno al suo fianco «mi deve fare da spalla.»

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