Capitolo 35 - Pasquetta con chi vuoi (Parte 2)

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«Non si accorgeranno che gli manca un salame?» Jessica guardò la sua complice con aria preoccupata, mentre nascondeva un piatto con le fettine di quel prelibato affettato, tagliate poc'anzi.

«Non preoccuparti, JJ, adesso porto fuori le zucchine e poi ce lo mangiamo, fingendo di preparare l'insalata!»
Sophie, con il piatto bianco in mano contenente la verdura appena tagliata, le fece l'occhiolino, allontanandosi poi dalla cucina per uscire nel cortile e avvicinarsi all'affascinante ragazzo in tuta che stava grigliando la carne.
Francesco, quando la vide arrivare, le sorrise e gli occhi gli si illuminarono; aveva proprio perso la testa per quella sfrontata.

«Zucchine in arrivo!» affermò, avvicinandosi a lui per posare il piatto sul ripiano laterale del barbecue e osservare il suo operato.
«Volevi dirmi qualcosa prima?» Con la sua solita curiosità, pose quel quesito al bruno, approfittando di quel momento di solitudine, poiché Mattia, nel vederla uscire, ne aveva approfittato per raggiungere la sua compagna ancora in cucina.

Il ragazzo sospirò, poggiò la paletta sul ripiano e si voltò verso di lei, cercando di comunicarle quella notizia, sperando che non se ne andasse in fretta e furia.
«Sì, non ti ho detto che sta arrivando una persona che hai già conosciuto e con cui non hai avuto un approccio molto... amichevole!»

Sophie si irrigidì di colpo, capendo dove volesse andare a parare lui; la sua fidanzata sarebbe arrivata a breve e le avrebbe sicuramente chiesto di non dirle quello che era successo la sera prima.
Si diede mentalmente della stupida più volte, per aver sperato che fosse cambiato in quegli anni; aveva pensato che forse era pronto a lasciarla entrare nel suo cuore, a farsi travolgere da quell'uragano che lei custodiva nel petto e che anelava condividere con lui.

«Dovevo dirtelo prima, hai ragione, ma avevo timore che non saresti venuta; poi quando ieri hai detto che-». Per la seconda volta il ragazzo fu interrotto, ma questa volta da un'argentina voce, proprio alle sue spalle.

«Chicco, sei qui!» La bionda lo abbracciò da dietro, cingendolo alla vita, staccandosi subito dopo per stampargli un bacio sulla guancia; si accorse dopo che il giovane non era da solo, ma in compagnia della mora che aveva incontrato qualche giorno prima, ubriaca e barcollante, fuori dal locale.

«Ci rivediamo...» le sorrise maliziosa, facendo desiderare a Sophie che una crepa nel terreno si aprisse sotto di sé e la inghiottisse; qualsiasi cosa, pur di allontanarsi da quella scena che le stava spezzando il cuore. Sentì le lacrime pizzicarle la sclera, pronte a fuoriuscire, ma non avrebbe mai dato a quei due la soddisfazione di vederla stare male.

«Sophie, posso presentarti Isabella? La mia sorellona, che tu stessa hai definito simpatica ieri sera.»
Gli occhi della mora si spalancarono per lo stupore nell'udire la parentela che li legava; la loro unione era dovuta a un affetto fraterno e non un sentimento d'amore.

«Beh, ha ragione; tra i due io sono quella bella e simpatica! Tu sei carino sì, ma sei fastidioso come una mosca che ti ronza nelle orecchie quando si cerca di dormire!» lo canzonò lei, beccandosi un'occhiataccia da parte del fratello, facendo però scoppiare a ridere l'altra che, con quella risata, aveva cancellato ogni tensione creata precedentemente.

La bionda si voltò verso di lei, studiando quella ragazza così semplice che era riuscita a colpire il suo Chicco come mai nessuna prima. Se non fosse stato per le diverse donne con cui lo aveva intravisto intrattenersi, avrebbe pensato che i gusti di lui fossero di tutt'altro genere, più vicino ai suoi che a quelli di un altro uomo, dato che non aveva mai presentato alcuna di loro a lei o alla madre. Ricordava perfettamente il dispetto che quella mora aveva fatto a Francesco, baciandosi con un altro sotto ai suoi occhi, ma decise di lasciar correre ed evitare battutacce, le quali avrebbero potuto rovinare la giornata a quei due.
Si soffermò sullo sguardo rapito di lei, mentre osservava il fratello con occhi sognati, dopodiché si volto verso quest'ultimo, sorpresa di trovarlo nella medesima condizione, con un sorriso da ebete che non gli aveva mai visto prima.

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