Capitolo 13 - Vorresti essere da un'altra parte?

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Pur essendo l'inizio di aprile, quella mattina faceva un caldo insolito. Il sole batteva alto in un cielo limpido senza nuvole.
Casualmente, quel giorno, Sophie indossò degli stivaletti di pelle nera senza tacco; diversamente avrebbe potuto usare la scusa delle scarpe per salvarsi da quel pic-nic imbarazzante.

"La mia sfortuna sta toccando picchi altissimi in queste ore, manco avessi rotto uno specchio. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se fossi passata sotto una scala o avessi aperto l'ombrello in casa!" pensò tra sé e sé la mora, mentre passeggiò meccanicamente dietro la coppia formata dalla sua migliore amica e Matteo, i quali camminavano l'uno affianco all'altra.
Li guardò sorridersi a vicenda, mentre chiacchieravano conoscendosi. Per la prima volta, vide negli occhi di Giorgia una luce nuova, una felicità insolita. Aveva assistito a molte delle sue fugaci frequentazioni e mai le era capitato di vedere la bionda in quella situazione.
Lei che solitamente era spavalda e sicura, arrossiva a un complimento o a un contatto involontario delle loro braccia; per la prima volta era in difficoltà dinnanzi a un uomo anche l'imperturbabile Giorgia Frisi.

«Vorresti essere da un'altra parte, vero?» La sua voce da dietro le spalle la distrasse dall'analisi di quella nuova coppia e la fece sussultare, portandola a inciampare nello scalino terroso dinnanzi a lei.
Sarebbe sicuramente caduta, se non fosse stato per la prontezza di riflessi del bruno, che prendendola per il polso riuscì a tenerla in piedi, spingendola a sé.
Quella vicinanza improvvisa provocò nel petto di lei un forte batticuore e uno sfarfallio involontario nel ventre. Una sensazione di calore si diffuse nel suo corpo, causandole dei brividi.

Si voltò a guardare il suo salvatore, perdendosi nella profondità dei suoi occhi castani per interminabili secondi, trattenendo il fiato senza accorgersene.
Com'era possibile che le potesse mancare così tanto la sua vicinanza, se erano passati così tanti anni da quel loro unico incontro?

Un sorriso sghembo si disegnò sul viso di lui, dando vita a quelle due splendide fossette che incatenarono lo sguardo della ragazza su quelle labbra piene, rimembrandone il sapore.

«Sophie? Sei su questo pianeta?»
A quella domanda la ragazza si ridestò; sbattè più volte le palpebre e si allontanò dal corpo invitante e caldo di lui, tornando così a respirare.

«Vorrei essere su Kinmoku*, ma purtroppo non mi è possibile teletrasportarmi dalla Terra.»
Francesco alzò un sopracciglio, sorpreso dalla risposta bizzarra della mora, senza capirne il significato. Si ricordò che era solita fare degli sproloqui alquanto stravaganti, ma che lui aveva sempre trovato divertenti.

«Lascia perdere, sono cose da fangirl! Grazie di avermi sorretta, evitandomi un incontro ravvicinato con il terreno.»
Sfuggì dallo sguardo di lui e riprese la sua marcia, anche se davanti a sé non vide più la coppia che prima le faceva strada. Li cercò per il parco, voltandosi prima a destra poi a sinistra, sbuffando irritata non scorgendoli da nessun lato.

Il profumo dell'erba appena tagliata riempì le loro narici, mentre gli alberi in fiore fecero da cornice a quel paesaggio naturale dove l'azzurro del cielo confluiva con il verde del prato. Una specie di paradiso all'interno della metropoli.
Lo sguardo di lei si soffermò su un olmo con due doppi tronchi, un albero molto accogliente. Le sue foglie piccole, ruvide e seghettate, su ramoscelli sottili, lo rendevano facilmente riconoscibile.

«Non hai risposto alla mia domanda, comunque» riprese il discorso Francesco, che osservò la ragazza camminando alle sue spalle, soffermandosi volutamente sul suo lato b.
Quando la ragazza si girò lo colse in flagrante, sogghignando subito divertita dall'imbarazzo che fece strada sul volto di lui.

«Quale domanda?» sbuffò, «Hai visto dove hanno svoltato quei due? Non è così immenso questo parco!»
Sophie terminò la sua marcia e si portò le mani ai fianchi, seccata dalla sparizione dell'amica.
Continuò a eludere lo sguardo del bruno, fingendo di scrutare l'orizzonte.

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