Capitolo 55 - Inferno o Paradiso? (Parte 1)

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Francesco rimase a fissare la soglia per un tempo indefinito. La fitta lancinante, che gli stava squarciando il petto, sembrava aumentare ogni secondo che passava lontano dalla sua Sophie. A ogni respiro, mille spilli appuntiti gli trafiggevano quel muscolo cardiaco, che fino a qualche mese prima credeva servisse soltanto a pompare il sangue nelle vene. Non aveva mai compreso il dolore delle persone quando soffrivano per amore, credendo che una sofferenza mentale non potesse mai eguagliare una fisica; in quel momento capì quanto si fosse sempre sbagliato. Sentiva chiaramente il sapore amaro e viscido della propria bile salirgli su per la gola, il pizzicorino nella sclera, il quale gli rendeva difficoltoso tenere le palpebre aperte, e un'inspiegabile indebolimento fisico. Con la mente si era allontano da quella stanza, rivivendo i momenti trascorsi con la sua amata; rivide i suoi splendidi sorrisi, così luminosi quando erano rivolti a lui, i suoi smeraldi lucenti, nei quali poteva riflettersi ogni qualvolta si guardavano, poteva percepire persino il profumo fruttato della sua pelle intorno a lui, come se non fosse solo un ricordo quello che li vedeva legati. Non avrebbe mai permesso che tutte quelle sensazioni si trasformassero in mere memorie: avrebbe lottato per il suo unico amore e lo avrebbe fatto all'istante.

Si era dimenticato della presenza della causa dei suoi mali, finché non gli si avvicinò, mettendo le sue luride grinfie sulle spalle del bruno.
«Quella non era la ragazza giusta per te, Moto: quando lo capirai che io e te ci completiamo?» sussurrò carezzevole vicino al suo collo, credendo che il suo caldo respiro gli provocasse i soliti brividi di piacere, ma Francesco sentì solo un profondo disgusto e un'immensa rabbia innalzarsi per tutto il corpo. Prese il polso di Annie con forza, causandole una smorfia di dolore, e se la portò di fronte agli occhi. La odiava con una tale intensità che dovette costringersi a tenere lo sguardo puntato su di lei, nonostante la repulsione che gli aveva provocato.

«Non ho mai alzato un dito contro una donna e non lo farò nemmeno ora! Vattene e non farti più vedere, Annie.»
La spinse lontano da sé, augurandosi che accettasse il suo invito, ma non immaginava quanto potesse essere perseverante.

«Ora sei arrabbiato, lo capisco, ma presto comprenderai che solo io posso assecondare ogni tuo desiderio, ogni tua fantasia... Io sono una donna, lei è solo un'insulsa ragazzina che-» Non riuscì a terminare la frase, perché Francesco la bloccò, mettendole una mano sulla bocca e spingendola contro la porta.

«Non azzardarti a dire altro, Annie, o potrei dimenticare i miei buoni propositi! Tu non sei nemmeno lontanamente paragonabile a Sophie e mai potrai valere un quarto di lei!»
Annie sentì le lacrime scendere incontrollabili, rigandole le gote per fermarsi sulla mano del suo amato, che la stava respingendo. Non poteva credere alle sue parole, né che lui preferisse Sophie a lei.
Francesco si allontanò nuovamente, sentendosi in colpa per la forza usata contro di lei; era colpa sua se in quel momento stava così male, ma era pur sempre una donna e nessun motivo era valido per far loro del male.

«Io ti amo, Francesco. Perché non lo capisci?» chiese urlando, mentre copiose stille le bagnavano il viso. Il bruno emise una risata nervosa udendo le sue parole.

«Amore... tu non sai nemmeno il significato di questa parola, Annie. Non potresti mai far volontariamente del male a qualcuno che ami, come hai appena fatto tu!» Abbassò lo sguardo verso le fughe nere che separavano le mattonelle aranciate del pavimento.

«Io l'ho fatto solo per stare con te, amore mio. Lei ce lo impediva!» Provò ad avvicinarsi a lui, stando ben attenta a non fare movimenti troppo bruschi, come se fosse un cucciolo spaventato, pronto ad attaccare al primo segnale di pericolo. Voleva che lui comprendesse il motivo reale per cui si era comportata in quel modo.

Francesco chiuse gli occhi incredulo; si portò una mano alla fronte, grattandosela quasi convulsamente.
«Lei non impediva proprio niente, Annie. In tutti questi anni non c'è mai stata Sophie di mezzo: non pensi che se avessi voluto costruire qualcosa di più, insieme a te, sarebbe successo prima?»

La mora si sentì colpita dritta nel cuore. Era così accecata dalla sua gelosia nei confronti di quella mora impertinente, che non aveva vagliato l'ipotesi che Francesco non volesse nessun risvolto sentimentale con lei. Era convinta che gli servisse solo del tempo per capirlo, ma la verità era ben diversa: nessun lasso di tempo avrebbe permesso a Francesco di ricambiare quel sentimento che sbocciava dentro di lei giorno dopo giorno.
Fece ciondolare le mani lungo i fianchi, abbassando lo sguardo in modo arrendevole, con il peso di quella consapevolezza che la rese improvvisamente fiacca.

«Non mi avresti mai amata...» Pronunciare quelle parole ad alta voce fu come infilarsi una lama in pieno petto, la quale le perforava ogni organo vitale, provocando una profonda emorragia.
«Addio, Francesco!» Spalancò la porta e si allontanò singhiozzando, scappando lontana dall'unico uomo che avesse mai amato e che era solo riuscita a distruggere con il suo amore velenoso. Se prima era convinta che non avesse mai avuto nulla da perdere, in quel momento realizzò che con le sue azioni rischiava di allontanare l'unica persona che in tutti quegli anni le aveva donato un amore incondizionato: sua cugina Veronica.

Doveva parlarle prima che qualcun'altro l'anticipasse, raccontandole una parte di verità, ovvero quella che la mostrava come la cattiva della storia, anziché la vittima.
Si affrettò verso la macchina di Veve, ingranando la retro per uscire dal parcheggio, dirigendosi a tutta velocità verso casa sua.

Francesco non perse altro tempo, ignorando la continua vibrazione del suo cellulare. Aveva controllato chi lo stesse cercando, solo perché sperava fosse Sophie a chiamarlo, anziché Matteo, seguito poi da Giacomo. Chiuse a chiave la porta di casa e si diresse a passo svelto verso l'appartamento di Giorgia, con un peso sul cuore che gli rendeva difficoltoso mettere un piede davanti all'altro. Persino respirare risultò un'impresa ardua; ogni passo, ogni azione, ogni movimento diventò improvvisamente pesante e difficile.

*Quando si è in cima a un immenso grattacielo, si ha una visuale magnifica del panorama che ci circonda. Ci si sente liberi, indomiti, come se nulla potesse scalfire quella invincibilità tanto agognata; non si fanno però i conti con la pericolosa altitudine e con il rischio che una caduta, da un'altezza tanto elevata, potrebbe provocare diversi danni, e fare un gran male!*

Premette il pulsante argentato a fianco del cognome Frisi, attendendo che qualcuno rispondesse. I secondi parvero interminabili e Francesco poteva udire chiaramente il palpitare del suo cuore rimbombargli nelle orecchie.
Quando sentì il rumore di sblocco del portone, potè tornare a respirare regolarmente; non si era neppure accorto di aver trattenuto il fiato, mentre aspettava.
Salì con lentezza le scale, camminando meccanicamente fino al secondo piano, ritrovandosi di fronte alla porta verde socchiusa, dove all'interno lo attendeva la sua ragione di vita, pronta a riportarlo in Paradiso o spedirlo direttamente all'Inferno.

*Spazio Autrice*

Anais ha finalmente capito che Francesco non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti... peccato abbia fatto un gran casino prima! Riusciranno i nostri innamorati a risolvere i loro problemi? Sophie riuscirà a credere a Francesco?
Per scoprirlo vi do appuntamento alla settimana prossima, per la parte due di questo capitolo.

Auguro a tutti voi una buona Pasqua; mangiate tante uova, mi raccomando! :P
Baci, Sara

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