Capitolo 37: who is behind me?

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angolo scrittrice:

"chi c'è dietro di me?" strano come titolo vero, perché potete pensare che ci sia davvero una persona oppure che stia solo parlando del passato...chi lo sa? io lo so, e voi lo scoprirete presto, commentate e buona lettura.


il giorno dopo io, Leonard, James e Rain ripartimmo per tornare da Sarah. Ci teletrasportammo velocemente e dopo averla salutata mi feci accompagnare da Amy e Brian: "Skye! Che sorpresa! Vieni entra che piove!" mi dissero abbracciandomi

"allora, raccontaci, com'è la nuova scuola?"

"è molto bella, è c'è un professore molto simpatico"

"tesoro, cosa ti sei fatta al braccio?" mi chiese Amy preoccupata

"n-niente"

"lo sapevo, quel teppista ti ha fatto cadere dalla moto!"

"no Brian, lui non centra niente, sono semplicemente caduta e ho picchiato contro una roccia"

"che sbadata! Sempre la solita! Fa niente, l'importante è che tu stia bene" mi disse Amy accarezzandomi

"sto bene, e sono felice, anche grazie a voi" li abbracciai "ora vado da Susan"

"ah sì, è arrabbiata vero?"

"sì, ma è normale, non ho potuto dirle la verità"

"certo, certo tesoro. Questo segreto non devi dirlo a nessuno"

"lo so, ora vado. Provo a vedere se vuole parlarmi"

"ciao, vieni a trovarci qualche altra volta"

"certo, se riesco verrò ogni domenica"

"noi ti aspetteremo, ciao Skye" li abbracciai e uscii frettolosamente per paura che delle mie tracce potessero ripristinarsi in casa. Non volevo che Edwin li trovasse, avrebbe potuto far loro del male! Mi incamminai verso la casa di Susan, ripercorrendo le strade tanto familiari: il marciapiede sul quale camminavo, le macchine che passavano, il panettiere...svoltai l'angolo per prendere la mia scorciatoia e in un batter d'occhio sbucai su un'altra strada secondaria, deserta come la solito. Non mi ero portata l'ombrello ed ero fradicia, ma ormai ero quasi arrivata. Dietro di me sentivo dei passi, ma mi dissi che era normale; il problema era che li sentivo da quando ero uscita da casa di Amy e Brian, e si facevano sempre più vicini a me. Così decisi di attraversare la strada per vedere in faccia chi avevo alle spalle, ma fu più veloce di me: appena mi girai mi prese da dietro la schiena e tappandomi la bocca mi trascinò in un vicolo buio. Mi scaraventò a terra e picchiai con forza la nuca contro l'asfalto e sentendomi smarrita e debole vidi una sfera d'acqua nella sua mano sinistra. Poi fu tutto buio.

Al mio risveglio ero sdraiata su un letto, mi trovavo in una stanza, più una cella in effetti: era un cubo regolare, tutto bianco sporco e con un'unica finestra sigillata da delle sbarre. mi sedetti ma improvvisamente un dolore lancinante alla nuca mi fece immobilizzare, adesso ricordavo tutto: ero stata aggredita da un uomo vestito tutto di nero, con la pelle scura e con il potere dell'acqua. Avevo diversi tagli sulle braccia, ma probabilmente mi si erano formati quando mi sbatté contro l'asfalto. La ferita che mi ero procurata in Accademia fortunatamente non era peggiorata, e in più era stata anche medicata, la garza era stata sostituita. Avevo un taglio su una guancia che sanguinava ancora, ma mi faceva molto più male la testa, fortunatamente però era solo una botta. Non sentivo particolarmente dolore, ma facevo fatica a ragionare, avevo davvero una dolorosa fitta alle tempie. Riuscii a sedermi del tutto e guardandomi attorno notai che accanto alla porta c'era un angolo sporgente che formava dell'ombra, ma mi sembrava di vedere qualcuno, e avevo ragione.


la figlia del traditoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora