Sasuke Uchiha era un uomo ordinario.
Studiava la facoltà di legge all'Università di Tokyo, una delle migliori in Giappone, rincasava a orari abbastanza buoni, aveva persino una buona cerchia di amici che lo sopportavano nonostante la sua indole schiva e andava a correre tutte le mattine per tenersi in forma.
Era anche dotato di un fascino non indifferente: occhi nero pece, capelli del medesimo colore sempre ordinati, labbra sottili che di rado si tiravano in un sorriso e fisico scolpito che faceva cadere ai suoi piedi tutte le ragazze che incontrava, fin dai tempi delle scuole elementari.
Ecco, l'unico aspetto che stonava nella sua vita era la sua professione: per mantenere il costoso appartamento in centro in cui abitava, Sasuke uccideva demoni.
Anche fattucchiere, vampiri e ogni genere di mostro in realtà, ma la sua principale occupazione sarebbe dovuta essere quella di dare la caccia ai demoni veri e propri (anche detti Bijou). "Sarebbe", perché il suo irritante fratello maggiore riteneva che a vent'anni suonati non fosse ancora pronto per affrontare un Bijou.
Ironico, visto che il suddetto Itachi ne avesse catturato uno alla tenera età di diciassette anni.
Quel sabato pomeriggio di aprile inoltrato, Sasuke camminava a passo spedito per le vie di Tokyo: era di ritorno dall'Università, dopo una sessione di esami di inizio anno parecchio stressante, e non vedeva l'ora di rincasare per godersi un po' di riposo; dopodiché, sarebbe uscito con Suigetsu e gli altri, magari girando di discoteca in discoteca.
Con un po' di fortuna, ci sarebbe scappato anche del sano sesso.
Il moro schiuse le labbra sottili, gli occhi d'ossidiana che vagavano rapidi sullo schermo del cellulare, intenti a leggere alcune notizie sul giornale online.
Fu un attimo, aveva abbassato la guardia in un momento di calma apparente, e gli costò caro.
Avvertì uno spostamento d'aria, e due secondi dopo qualcuno che lo superava con uno spintone; Sasuke strinse a pugno la mano che fino a un momento fa teneva il telefono, e gli scappò il primo sorriso della giornata.
Anche se era più simile a un ghigno.
Scattò, iniziando a correre al massimo consentito per non destare sospetti tra la gente comune, e decise di entrare anche un po' nella parte: quel tizio non aveva neanche idea di chi avesse appena derubato, la cosa lo divertiva.
- Ehi tu! Fermati! - Gridò. - Ladro! -
Qualcuno si girò al richiamo ma nessuno fece nulla, mentre il tipo, il quale aveva un cappuccio nero che gli copriva il volto, continuò a correre senza fermarsi.
- Spiacente amico! Compratene uno nuovo! -
Sasuke aggrottò la fronte: oltre a essere un buon corridore, il suo shippatore pareva dotato di un qualche senso dell'umorismo scadente.
Inoltre, se l'udito non lo ingannava, quello dalla voce era...
Comunque sia, non aveva speranze, il moro lo capì quando questi imboccò un vicolo a lato della strada: lo seguì, e l'oscurità non fu un problema per lui.
Dopotutto, non uccideva esseri sovrannaturali con un sorriso.
- Ti sei fregato da solo, idiota. - Annunciò Sasuke, sistemandosi la camicia tranquillamente.
Stazionava davanti l'unica uscita del vicolo cieco in cui lo shippatore si era infilato.
- Merda... - Imprecò a denti stretti quello. Si mise il cellulare di Sasuke in tasca, e si voltò, facendo un disperato scatto in avanti.
Purtroppo non servì a nulla, tranne a farsi dare un pugno in pieno stomaco da Sasuke stesso, che si era stancato di aspettare per riavere l'apparecchio rubato.
Il tizio si accasciò, cadendo in ginocchio, e si tenne lo stomaco gemendo dal dolore. - Cazzo! Colpisci forte, non me l'aspettavo. -
- Ridammi ora il mio cellulare e non ti denunceró. - Ribatté Sasuke calmo, e allungò la mano.
- Ma anche no. Sembri proprio uno ricco, puoi comprartene un altro. - Fu la risposta seccata.
In quel tono, ci fu una nota fanciullesca che alimentò i sospetti del giovane.
Prese il tizio per il tessuto della felpa logora, e lo sbatté senza alcuno sforzo contro il muro del vicolo, togliendogli il cappuccio.
Si ritrovò davanti due impaurite gemme celesti.
- Come sospettavo... - Mormorò Sasuke.
Il ladro altro non era che un ragazzino, con una zazzera di capelli biondi e la pelle abbronzata, interrotta da degli strani segni neri, simili ai baffi di un felino. "Non avrà più di sedici anni." Pensò scocciato.
Questo complicava le cose, il suo codice d'onore personale non gli avrebbe mai premesso di picchiare un bambino, nonostante avesse tentato di derubarlo.
- Non mi serve la tua pietà. - Sputò quello, duramente. Aveva lo sguardo di chi era dovuto crescere troppo in fretta, notò Sasuke. - E non ti ridarò il cellulare. Devo pur mangiare, no? -
- Senti, non... - Il moro si interruppe, notando una fasciatura improvvisata sulla mano del ragazzino.
Sulle bende, una macchia rossastra andava allargandosi.
Il biondo seguì il suo sguardo, e nascose la mano dietro la schiena, anche se era troppo tardi per occultarla.
- Sei ferito. -
- Ma dai? E fa un male cane. - Asserì lui, acido. - Se mi lasci andare potrei correre in ospedale. - Fischiettò poi.
Sasuke lo guardo allibito. Ma che diavolo stava dicendo? Quello era di certo il ragazzino più strano con cui avesse mai parlato.
- Non stiamo prendendo un tè. Dammi il telefono, o me lo riprenderò con la forza. E non sarà piacevole. - Disse cupo.
Sembrò ottenere l'effetto sperato, il ragazzino rabbrividí da capo a piedi, e sembrò esitante. - E va bene, va bene! Ma non ti scaldare! - Poi, con uno sguardo diffidente, prese il telefono dalla tasca con la mano fasciata, e lo porse a Sasuke.
Lui però, non era più interessato all'apparecchio: con una velocità sovrumana, prese il biondo per un polso, e scoprì la manica della felpa.
La fasciatura continuava fino al gomito, ed era impregnata di sangue.
I segni sotto le bende somigliavano tremendamente a dei graffi.
"Una creatura della notte." Pensò in un primo momento. Quel ragazzino era stato attaccato da una chimera, o da chissà quale altro essere sovrannaturale.In qualsiasi caso, doveva accertarsi che non fosse mortale.
Ma alla fine, che cosa gli importava?
Era un ragazzino sconosciuto, che aveva addirittura tentato di rubargli il telefono... Perché voleva esporsi così tanto? "Se andasse in un ospedale normale l'intero mondo sovrannaturale sarebbe a rischio. Non posso permettere che l'Akatsuki venga allo scoperto ai civili solo per colpa di un moccioso."
- Tu vieni a casa con me. -
Gli occhi cerulei dell'altro si sgranarono dal terrore, trattenne il fiato. - Oddio, scusa! Scusa amico, è che non mangio da giorni... Non ruberò mai più niente, te lo giuro! - E iniziò ad andare nel panico.
Sasuke sospirò, interrompendolo sul nascere. - Non voglio farti nulla, stai tranquillo. - Poi, vedendo che continuava a blaterare. - Dobe, stai un po' zitto! -
Il ragazzo gli lanciò un'occhiataccia, lamentandosi. - Non chiamarmi Dobe, teme! -
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[Sasunaru] Un ragazzo fuori dall'ordinario
Fanfic[SOSPESA] All'ombra di Tokyo, alle spalle dei cittadini ignari, dietro gli schermi luminosi e il caos tipico di una metropoli, sorge un'organizzazione segreta, che pone le sue radici nel mondo sovrannaturale: il suo nome è Akatsuki, e il suo scopo...