Circa una settimana più tardi.
Naruto si accasciò contro il muro, tenendosi il fianco e sentendo le mani impegnarsi di sangue.
Ansimò, gettando un'occhiata fuori dal vicolo in cui si era infilato, e notò con piacere che aveva seminato i suoi inseguitori. O almeno così credeva.
- Eccoti qui, mostriciattolo. - Naruto si irrigidì. No, non era possibile. Si voltò lentamente, raggelato: due paia di inquietanti occhi gialli lo fissavano nel buio dello stesso vicolo in cui si era nascosto. - Non avrai sperato di scappare davvero? Sei più stupido di quanto pensassi. - Continuò quella voce graffiante e derisoria.
Dall'oscurità uscirono due esseri umani, più o meno: erano due ragazzi non troppo più grandi di lui, con occhi brillanti come fanali e zanne acuminate tese in un modo arcigno. Fecero scattare i loro artigli, che con un raccapricciante rumore di ossa e unghie spezzate vennero fuori dalle dita affusolate. Chimere.
Ora sì, che era nella merda.
- A-ascoltate, sono sicuro che sia tutto un malinteso... - Tentò Naruto, sudando freddo, e fece un piccolo passo indietro, verso la salvezza.
- Non provare a distrarci, Uzumaki. Dacci i soldi che ci devi, o questa volta non te la caverai con un taglio sul braccio. - Ringhió uno dei due, graffiando il muro con i suoi artigli.
- Va bene, va bene. - Appoggiò a terra una sottile mazzetta di banconote, e la fece strisciare fino alle due chimere.
Quello che non aveva ancora parlato la prese in mano, girando i soldi con il pollice, poi se li mise nella tasca del pantalone nero. - Non sono neanche la metà. - Disse con voce tagliente.
- I-il resto ve lo darò domani. Facciamo dopodomani, devo avere il tempo di rivendere la merce e... -
La chimera si avvicinò con uno scatto repentino, e lo prese per il colletto della maglia logora. - Sborsa i soldi, brutto bastardo. Adesso. - Ringhiò.
A quel punto, Naruto capì che se non voleva morire doveva prendersi un bel po' di botte. Prese un respiro profondo, poi tirò una ginocchiata in mezzo alle gambe della chimera, che si accasciò con un gemito di dolore.
- Spiacente, non ho soldi e voglio vivere almeno fino a diciotto anni. Quindi, fanculo. - E con una rapidità e una forza tutta nuova lanciò un intero cassonetto contro l'altra chimera, per poi darsi alla fuga.
Sentì le imprecazioni dietro di sé, e mentre aumentava la velocità si chiese che diavolo gli fosse appena venuto in mente. "Se mi prendono, questa volta sono morto." Pensò, abbastanza preoccupato. Imboccò una strada trafficata, durante la corsa si allacciò la felpa e si mise il cappuccio. Poi rallentò, tentando mi mischiarsi fra la folla: bastò guardarsi indietro una volta sola, per vedere le chimere puntarlo infuriate, mentre spintonavano la gente con poca grazia per raggiungerlo. Naruto imprecò.
Non poteva correre così velocemente, la folla lo intralciava e, anche se aveva scelto quella via per svantaggiare i suoi inseguitori, sapeva di avere i minuti contati. Il fianco ferito non aiutava più di tanto.
Il suo sguardo disperato si posò su uno dei tanti immensi palazzi di centro Tokyo. Sgranò gli occhi, mentre osservava le vetrate con immensi balconi di uno in particolare, e una lampadina invisibile si accese sulla sua testa.
"Uchiha..." Era una follia, quella che stava per fare. Probabilmente non avrebbe funzionato, probabilmente si sbagliava, ma... Se aveva ragione, e anche un po' di fortuna, allora aveva appena trovato un modo di liberarsi dei suoi aguzzini. Erano solo delinquenti, strozzini del ghetto che non sarebbero mancati a nessuno, come lui d'altronde. "No! Io vivrò, e se per farlo dovrò liberarmi do questo parassiti, allora..." Aveva deciso. Senza scusarsi con chi travolgeva, Naruto continuò a correre più veloce del vento, dritto nell'occhio del ciclone.Sasuke spense la televisione, dopo che per la terza volta era tornato al primo canale. Guardò l'orologio, erano le nove e mezza spaccate, dove diavolo era Suigetsu? L'Uchiha prese il suo nuovo cellulare (il solo pensiero di aver speso ventimila yen per colpa di quel piccolo bastardo di un dobe gli faceva prudere le mani), e quasi come se fosse stato interpellato, ricevette una chiamata dall'amico albino.
- Dove diavolo sei? Hai rotto i coglioni tutta la settimana per andare in quella discoteca del cazzo. - Ringhiò a mo' di saluto.
- Scusa, amico. - Borbottò Suigetsu dall'altra parte della cornetta. - La serata è rimandata. Sono in missione, sembra che ci sia stato un avvistamento Bijou, io e gli altri siamo quasi arrivati. -
Il moro strabuzzò gli occhi d'onice, a bocca aperta. - Cosa?! E perché diavolo non mi avete avvisato? -
- Questo chiedilo a tuo fratello. Ora devo chiudere. Ci vediamo. - E chiuse la chiamata.
Sasuke appoggiò il telefono sul ripiano del mobile con forza, per poi tirare un pugno al muro, frustrato.
"Itachi... Questa me la paghi." La protettivitá del fratello nei suoi confronti doveva finire, e subito: alla prossima riunione, si sarebbe fatto sentire per davvero. Un bijou, cazzo! Per un attimo l'idea di raggiungere i compagni raggiunse il corvino, che subito dopo scosse la testa: una volta forse, avrebbe agito così imprudentemente. Ora era diverso, più maturo, e si sarebbe comportato da tale. Nondimeno, Itachi avrebbe dovuto avere una buona spiegazione per il torto che gli aveva fatto questa volta.
Era così arrabbiato che ci mise qualche secondo a realizzare che qualcuno stava battendo con forza sulla porta di casa, quasi disperatamente.
"Chi diavolo è?" Pensò Sasuke, furioso. Andò all'ingresso a grandi passi, non ci fu nemmeno bisogno di fare un'espressione torva come al solito, ne aveva una già preinstallata.
Divenne confusione in pochi attimi, quando aprendo la porta si ritrovò davanti una zazzera bionda spiacevolmente familiare. Naruto?!
- Tu... - Grugnì. - Non sono dell'umore, sparisci. -
Le gemme diamantino del ragazzino però erano accese di seria paura. Sasuke vide che si teneva il fianco, entrambe le mani impregnate erano di sangue. - Aiutami, ti prego. Stanno arrivando due chimere piuttosto incazzate, se mi prendono sono morto. -
Il moro tacque per un momento.
- Non è un mio problema. - Disse quello, con freddezza lapidaria, e fece per chiudere la porta.
- Eccolo là! Non ci sfuggirai più, figlio di puttana. Fatti ammazzare da bravo! - Urlò una voce graffiante dalla tromba delle scale, incurante di essere in un condominio zeppo di umani e che quindi chiunque avrebbe potuto sentirlo.
- Ti prego. - Mormorò Naruto, disperato. Gli occhi dei due si incatenarono ancora, azzurro e nero, diamante e ossidiana. Qualcosa scattò in entrambi, qualcosa di sbagliato e che probabilmente li avrebbe portati entrambi alla rovina. Solo che loro ancora non lo sapevano.
Alla fine, Sasuke cedette. - Vai dentro. Me ne occupo io. -
- Da solo? - Chiese il biondo esitante.
- Con quella ferita mi sarai solo d'intralcio. - Poi la sua voce assunse un tono più brusco, ma meno duro. - Non sono così incapace, dobe. -
Naruto si convinse, ma prima di entrare in casa diede all'uomo un ultimo avvertimento. - Sono criminali. Perciò, anche se li togliessi di mezzo, faresti solo un favore all'umanità. -
Sasuke allargò la cravatta, con un ghigno. - Buono a sapersi. - Mormorò, chiudendo la porta di casa e rimanendo da solo nel lungo corridoio piastrellato di bianco.
I delinquenti fecero la loro comparsa, i volti deformati da ringhi sordi e pieni di rabbia. Chimere, non c'era dubbio, visti gli occhi gialli e gli artigli troppo lunghi per un licantropo.
- Togliti di mezzo. - Ringhiò uno dei due, mostrando i denti sviluppati.
- Vi chiedo di andarvene. - Disse Sasuke, calmo ma solo in apparenza. In realtà sperava con tutto il cuore che quei tizi ignorassero il suo comando, così avrebbe avuto un buon motivo per pestarli e perché no, anche ucciderli.
- E noi dovremmo obbedire a te? Fatti da parte, coglione. -
"E pensare che non è neanche il mio compleanno." Pensò il moro, tirando su le maniche della camicia fino ai gomiti. Non disse nient'altro.
Scattò, così rapidamente che le chimere non riuscirono a vederlo; colpì la prima con un pugno ben assestato sui denti, e la seconda con un agile calcio nello stomaco. Seguì quest'ultima, rompendogli un polso con uno scatto secco e facendola urlare dal dolore. La prima chimera si avventò su di lui con i suoi artigli affilati, ma Sasuke arrivò lo Sharingan (facendo sgranare gli occhi ai suoi assalitori) e schivò ogni suo colpo con inquietante precisione: non ebbe bisogno di utilizzare davvero la sua arte oculare, quei tizi erano patetici.
- Tutto qui? - Li provocò, ma senza arroganza nella voce. Sembrava la prima volta che sperimentavano l'impotenza, dati i loro sguardi frustrati.
- Fottuto Uchiha... Chi sei? - Ringhiò quello colpito in faccia, tenendosi la mascella gonfia con una mano artigliata. L'altro piagnucolava in un angolino, con il polso rotto.
Sasuke, per finire in bellezza, pensò di dirglielo davvero. - Sono dell'Akatsuki. Non toccate più quel ragazzino, o la prossima volta non sarò tanto indulgente con voi. -
I due sgranarono gli occhi gialli, iniziando a tremare.
- A-Akatsuki? - Il tizio del polso deglutì invano. - Takeshi, andiamo via... Questo ci ammazza davvero. Ha lo Sharingan, ed è un cacciatore! - Mugolò in modo poco virile, mentre le unghie gli rientravano nella carne.
Takeshi grugnì, sfoderano un coraggio che non aveva. - Sei fortunato che ci sia uno della Akatsuki a proteggerti, Uzumaki. Aspetta che ti ribecchi, e ti caverò quegli occhi da mostro che ti ritrovi. - E i due sparirono, correndo via per le scale del palazzo.
Sasuke li guardò andarsene, e quando udì distintamente la porta del primo sbattere con forza, si concesse un piccolo sospirò e annullò lo Sharingan. Ma anche quella pace durò per poco.
- È stato fighissimo! - Naruto, la cui testa bionda sbucava dalla porta (quella che Sasuke pensava di aver chiuso, già), aveva gli occhi luccicanti di un bambino. - Gli hai detto di andarsene, e loro "neanche per sogno!", e poi gli sei corso addosso... Cazzo, non ti ho visto finché non li hai colpiti! E alla fine "sono della Akatsuki." Wow! -
Sasuke era basito. Quel combattimento violento e quasi mortale (bé, non per lui) aveva stupito il biondo come fosse uno spettacolino.
- Non farmi la telecronaca. - Sbottò il moro, irritato. - Perché diavolo hai condotto due chimere a casa mia? Ora sanno dove abito, deficiente. E ti avevo detto niente più casini. -
Naruto arrossì. - Ero nei paraggi, non sapevo a chi altro rivolgermi... Sono riuscito a portare via le mie cose da casa mia, prima che quegli stronzi la occupassero. - E mostrò fieramente un piccolo zainetto nascosto sotto la felpa. - Comunque tecnicamente ho fatto come mi hai detto (anzi, minacciato). Solo che dovevo dei soldi a quei tizi da molto prima, e diciamo che vendere il tuo telefono non me ne ha fruttati abbastanza, così si sono arrabbiati. -
- Aspetta, hai venduto il mio telefono? Io ti uccido. -
- Cosa pensavi che me ne facessi? Certo che l'ho venduto. Spero non ci fosse dentro qualcosa di importante, perché ho resettato tutto prima di darlo via. -
Sasuke si avvicinò pericolosamente al ragazzino, con uno sguardo truce, e chiuse la porta dietro di sé per non attirare maggiore attenzione: lo superava di una decina di centimetri, senza contare che metteva timore anche da lontano. - Era il mio telefono. - Scandì il "mio", quasi con un ringhio.
Naruto si guardò intorno, trovando una salvezza sul ripiano nel vasto salone. - Ma vedo che ne hai già comprato un altro, quindi direi che siamo a posto, eh? -
L'uomo lo prese per la maglietta logora. - Mi devi trentamila yen, più ventimila per quello che mi sono dovuto comprare. -
Il ragazzo sgranò gli occhi. - E chi li ha mai visto, cinquantamila yen? Teme, dovrei prostituirmi per guadagnare una cifra del genere. -
- E allora fallo. - Sbottò il moro, facendo deglutire l'altro. - Non mi interessa come, dovrai ripagarmi. -
- Rimpiango le chimere, almeno erano stupide! - Si lagnò il biondo. - Non ho soldi per te. Cosa vuoi che ti dia? Non è in problema se è illegale, ma con l'immoralità ho dei problemi, sai com'è, con un animo nobile come il mio... -
- Inizia a stare zitto. - Grugnì Sasuke spazientito, e la bocca di Naruto si chiuse a doppia mandata.
Cosa poteva ottenere da lui? Non aveva soldi, questo era certo, né pareva particolarmente utile per qualcosa in particolare. E allora? A cosa poteva servirgli, quel Naruto... Gli lanciò un'occhiata, studiandolo con occhio critico: partì dalle scarpe, praticamente da buttare, salì per i jeans malconci e la maglia logora, coperta in parte dalla stessa felpa che indossava durante il loro primo incontro. Non aveva più alcuna fasciatura alla mano, notò il moro, senza sorprendersi più di tanto: quasi tutte le creature sovrannaturali erano dotate di autoguarigione.
Una cosa era certa, a conti fatti: quel ragazzino si sarebbe cacciato nei guai non appena uscito dal palazzo, era molto probabile che le chimere lo stessero aspettando. In altri casi, a Sasuke non sarebbe importato nulla, ma quella volta gli parve tutto diverso: quel biondino dagli occhi celesti lo era. Forse avrebbe potuto fare una buona azione, e tenerlo per qualche giorno. Sì, avrebbe fatto così, un atto di carità non gli avrebbe fatto male, senza contare che da quello che aveva capito il ragazzino davanti a lui non aveva più un posto dove andare.
- Tu rimani qui, per ora. - Proclamò infine, senza più dubbi.
Naruto sobbalzò, e lo guardò come se avesse appena bestemmiato in ostrogoto o in qualche altra lingua strana. - Cosa? -
- Hai sentito benissimo. Sono sicuro che nessuno ti aspetta, a casa, quindi qual è il problema? -
- Potresti essere più delicato sull'argomento famiglia? Fa ancora male. - Borbottò quello. - E cosa ne sarà di me? Diventerò la tua cameriera? Mi è già successo di vestirmi da maid, ero ubriaco. -
- Grazie per gli incubi. No, non mi servi per pulire. - Rispose Sasuke, che in realtà provò uno strano e caldo brivido nell'immaginare il biondino con una gonna. - Voglio solo... Un animale da compagnia. -
- Eh?! - Urlò Naruto. - C'è un anime per adolescenti ormonate con questa trama, e sai che fine fanno i due protagonisti? Comprati un cane, oppure un gatto, di quelli obesi e pieni di pelo, ce lo vedo per te. -
- Se vuoi puoi tornare a vivere in mezzo alla strada, dove sono sicuro che quelle Chimere ti stanno aspettando per riempirti di botte. - Ribattè l'uomo, giocando una carta che considerava vincente. Aveva ragione.
A quel punto, il ragazzo sembrò a corto di parole. Per qualche minuto, ci fu silenzio da parte di entrambi. Naruto si stava scervellando come mai aveva fatto: un Uchiha, un membro della Akatsuki... Pericoloso, decisamente, ma a tratti anche molto vantaggioso. Dopotutto, chi avrebbe mai osato avvicinarsi a lui se si spargeva la voce che conviveva con un Dominatore dell'occhio rosso? Di certo nessuno. E la cosa gli avrebbe fatto comodo. L'unico rischio era non farsi scoprire in alcun modo, alla fine Naruto si decise: quando l'Uchiha avrebbe sospettato la verità su di lui, se ne sarebbe andato, molto molto lontano. - Io... D'accordo. Non so quale sia il motivo di questo tuo improvviso gesto magnanimo, Uchiha, ma accetto. -
Il moro provò un'inspiegabile emozione al centro del petto, a quelle parole, ma come al solito niente nel suo viso lo esprimeva: a causa di un brutto passato e della sua indole seria e scostante, Sasuke era diventato incredibilmente freddo con gli anni.
- Mi chiamo Sasuke Uchiha, sono un membro della Akatsuki. - Si presentò, porgendogli la mano, che l'altro però non strinse, mettendosele entrambe dietro la nuca.
- Mi chiamo Naruto Uzumaki, e quello che sono è confidenziale. - Fece il ragazzo, con uno smagliante sorriso.
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[Sasunaru] Un ragazzo fuori dall'ordinario
Fanfic[SOSPESA] All'ombra di Tokyo, alle spalle dei cittadini ignari, dietro gli schermi luminosi e il caos tipico di una metropoli, sorge un'organizzazione segreta, che pone le sue radici nel mondo sovrannaturale: il suo nome è Akatsuki, e il suo scopo...