Naruto fischiò, quando le sue converse malridotte fecero il loro ingresso nella casa di quell'uomo. Non sapeva il suo nome, non sapeva niente di lui, e la cosa era reciproca: nonostante ciò, lo aveva invitato a casa sua, e il biondo non riusciva ancora a capire perché.
- Vieni. - Disse il moro, e per un momento i suoi occhi color pece si concatenarono a quelli celesti di Naruto, che ebbe un brivido involontario. Erano così neri, quasi come se potessero contenere l'intera notte dentro di loro... Compresi i mostri che vi si annidavano. Riprese il controllo di sé, e per non destare sospetti sfoderò la sua lingua lunga: parlava sempre troppo, a volte questa cosa giocava a suo favore.
- Arrivo. Caspita, bella casa... Lo sapevo che eri ricco! Dì un po', ma che lavoro fai? - Era sincero, in fondo. I suoi piedi calpestarono un pavimento di legno nero, mentre vagava con lo sguardo vedeva un arredamento moderno con una grande televisione appesa al muro dipinto di bianco; persino il divano di pelle, su cui era poggiato un computer di ultima generazione, trasudava denaro!
- Non sono affari tuoi. Muoviti, la cucina è di qua. - Rispose quello in tono seccato, e imboccò il corridoio a sinistra, senza aspettarlo.
Naruto si imbronciò per il tono usato in risposta a un'innocua domanda, ma non ribatté, e seguì l'uomo. Si ritrovò in una cucina con un bancone a isola, un enorme frigorifero e degli sgabelli girevoli. Sembrava di essere entrati in una di quelle stanze pre arredate di Ikea, non c'era un piatto fuori posto.
- Siediti. - Gli intimò, frugando in uno dei tanti scomparti della stanza.
Il biondo obbedì, senza capire dove volesse andare a parare quell'irascibile sconosciuto; lo seguì con lo sguardo sospettoso, e quando questi si voltò mostrando, tra le mani lunghe e affusolate, un kit di pronto soccorso, rimase a bocca aperta.
- Stai scherzando? -
- Togliti la felpa, Dobe. - Fu la risposta che ottenne.
- Anche no! - Naruto si infiammò in un attimo. - Non ti conosco nemmeno, perché dovrei farmi medicare da te? -
- Parli tanto di fiducia, ma sei lo stesso che ha tentato di rubarmi il telefono. In modo ridicolo, tra l'altro. -
Naruto arrossí, e quello ghignò con fare derisorio. - Ehi! Non giudicarmi, stavo morendo di fame e tu eri là, a farti i cazzi tuoi in mezzo alla strada, con un iPhone 6s in mano... - Tentò di usare un tono più serio. - Non ho bisogno di cure. -
L'uomo alzò gli occhi al cielo. - Questo sarò io a deciderlo. Muoviti, non voglio avere più di un contatto necessario con te, puzzi. -
- E tu hai i capelli a culo di anatra, ma non te l'ho mai fatto notare finora. -
Sasuke si irritò. - Ma quanti anni hai, dodici? -
- Diciassette, per servirti. - E fece uno smagliante sorriso da copertina. Nonostante le pessime condizioni con cui girava per strada, quel ragazzino aveva i denti perfettamente bianchi.
Comunque sia, il moro rimase a bocca aperta: quella conversazione non aveva il minimo senso, eppure il biondino la stava tranquillamente portando avanti, pur di non farsi mettere a posto il braccio.
- Se non mi fai vedere quel maledetto braccio ti denuncio, Usuratonkachi. - Lo minacciò, non trovando modi per convincerlo a fare come voleva lui.
Naruto sbiancò. - No, ti prego! Se Iruka-Sensei mi vede ancora una volta in centrale mi sbatte in cella, dattebayo! - E in tutta fretta si tolse la felpa, lanciandola sull'isola con poca grazie.
Gli occhi di Sasuke saettarono verso il braccio sinistro del ragazzino, che indossava una semplice t-shirt bianca, questa ancora più lercia della felpa: la fasciatura partiva dalla mano bendando anche tutte le dita, e per messo spariva sotto il tessuto dell'indumento, ciò fece ipotizzare Sasuke che la creatura della notte lo avesse ferito a tutto il braccio destro. O che quel dobe fosse solo un incapace nel medicarsi.
- Adesso te la tolgo. - Annunciò, sedendosi sullo sgabello al lato del suo e voltandosi per guardarlo.
- Spero tu non sia sensibile al sangue o cose del genere, teme, perché fa abbastanza schifo. -
L'Uchiha cercò di non ridere per l'affermazione, dopotutto il ragazzino non poteva sapere che il sangue lo vedeva quasi quotidianamente, e quindi di certo più di lui. Ciò che Sasuke ancora non sapeva, era che pure Naruto aveva visto più volte scorrere quel liquido cremisi.
Sasuke srotolò la fasciatura piano piano, ma già all'altezza dell'avambraccio quasi impallidì: l'arto era ricoperto da un reticolo di tagli sanguinolenti, alcuni sanguinavano ancora, altri erano ricoperti di pus, ma nessuno pareva più vecchio di un paio di giorni.
- Chi ti ha fatto questo? - Chiese il moro, senza scomporsi davanti a quelle orrende ferite. Aveva visto di peggio, compresa la morte, fra le fila della sua organizzazione; ciò che lo stupiva era la tranquillità del ragazzino davanti a una ferita così dolorosa, sembrava quasi che non gli importasse di avere il braccio in quelle condizioni, e che non provasse alcun dolore.
- Il gatto dei vicini. - Rispose lui, in tono sarcastico.
Sasuke gli scoccò un'occhiata penetrante. La probabilità che quel biondino fosse solo un essere umano attaccato da creature sovrannaturali si allontanava sempre di più: qualsiasi cosa fosse, era nella tana del cacciatore e non lo sapeva nemmeno.
"Devo accertarmi che non abbia compiuto nulla di illegale." Ragionò, tornando sulla terra. "Il problema è come fargli delle domande senza espormi troppo."
- Sono serio. -
- Anch'io. Era un gatto molto grosso e molto arrabbiato. -
Fu una gara di sguardi, le gemme diamantine di Naruto cozzarono contro le ossidiane di Sasuke, nessuno era disposto a cedere, perché significava arrendersi e quindi perdere. Erano entrambi molto competitivi e orgogliosi, non avrebbero mai ammesso una sconfitta. Mai.
- Un gatto così grosso che ti impedisce di andare in ospedale? -
Naruto vacillò. - Io non ho... I soldi per pagare. -
Probabilmente era vero, ma non era il motivo principale per il quale si rifiutava di vedere un medico: con ferite del genere, Sasuke non faticò a capire perché.
- Qualunque sia il vero motivo, non posso lasciarti così. Morirai, se non ti curi. - Annunciò, aprendo il kit medico e tirando fuori un disinfettante. Se lo rigirò tra le mani. - Allora? Vuoi morire, Usuratonkachi? -
- Mi chiamo Naruto, e comunque no, non voglio morire. - Deglutí sonoramente, e strinse l'angolo dell'isola con l'altra mano. - D'accordo, accetterò il tuo aiuto. -
Sasuke si alzò in piedi. - Non posso applicare il disinfettante con del cotone, quindi lo verserò direttamente sulla zona infetta. - Spiegò. - Dato che non voglio macchiare il pavimento, vieni al lavandino. Naruto. - E scandì il nome del ragazzino, che sbuffò.
Naruto si avvicinò al lavabo e porse il braccio, libero per metà dalle fasciature insanguinate. Sasuke lo prese delicatamente per il polso, e il biondo avvertì una scossa elettrica che si propagò per tutto il corpo, causandogli un brivido caldo lungo la schiena. Non disse nulla, fu il moro a parlare per primo.
- Questo brucerà un po', resisti. -
- Fa quel che devi, ma fallo in fretta. -
Sasuke tolse il tappo dal disinfettante, lo inclinò e bagnò così il braccio di Naruto, a cui scappò un urlo, mentre gli si appannò la vista dal dolore.
- Porca puttana! - Gridò. - Altro che brucerà un po', è una tortura! -
L'Uchiha non rispose, continuando ad applicare il disinfettante sulle ferite e sentendo il braccio del biondo tremare per gli spasmi del dolore. Naruto non si lasciò scappare più neanche un suono da allora, conficcando le unghie del braccio libero nel fianco.
- Ho finito, tranquillo. - Mormorò l'uomo dopo interminabili minuti, mentre trattenne un brivido davanti al rumore della pelle che sfrigolava.
Naruto non emise un suono neanche quando l'Uchiha tirò fuori ago e filo, ma a stento si trattenne dal deglutire.
- C'è un taglio più profondo degli altri, se non lo suturo si infetterà. - Indicò con l'indice un graffio in particolare.
A quel punto, Naruto ritrasse il braccio con uno scatto repentino, e si mise in guardia. - Non è necessario, hai già fatto abbastanza. -
- È la ferita peggiore. - Disse Sasuke, fingendosi titubante. Piano piano, stava ricevendo informazioni interessanti senza che il ragazzino se ne rendesse conto. Era diventato categorico su quel taglio, il che poteva significare due cose: o era stato colto da un attacco di umiltà compulsiva e non se la sentiva di farsi ricucire da uno sconosciuto, oppure...
- Sai che non guarirà da sola, vero ragazzino? - Mise un'efficace punta di ironia nella frase, ma quando colse un lampo di esitazione negli occhi cerulei dell'altro, capì di aver fatto centro.
- Ovvio, non sono mica scemo! Andrò da un mio amico, lui è bravo con ago e filo. - Borbottò, poi prese la felpa e se la rimise, allacciandola, ma non prima di aver sistemato alla meglio le garze. - Grazie. Ritieniti onorato, non lo dico spesso. -
- Lo si capisce dal tuo raffinato modo di esporti. -
- Ma vaffanculo! -
- Visto? -
Naruto sbuffò, avviandosi poi verso l'uscita con Sasuke alle calcagna. Una volta davanti alla porta però, il moro non si fece avanti per aprirla.
Accadde in un attimo. Il biondo si sentì afferrare da dietro e sbattere violentemente contro il muro, in lui si innescò una nota d'allarme. - Ehi, ma che cazzo... - La voce gli morì in gola.
L'uomo scorbutico era a pochi centimetri da lui, ma non era questo che rese il corpo di Naruto tutto un fremito, bensì i suoi occhi. L'iride era rossa, la pupilla contornata da tre piccole tomoe nere, che lo scrutavano imperturbabili. Qualcosa nel suo animo si agitò nervosamente, ma non era lui..
- Uchiha... - Mormorò, terrorizzato. No, non era possibile. Con tutti i posti in cui poteva finire, proprio con un Dominatore dello Sharingan e membro della Akatsuki era capitato! Si sentì morire dentro dalla paura, gli si formò un nodo alla gola, che lo fece ansimare in cerca d'aria. Lo avrebbe ucciso, quel tizio lo avrebbe ucciso.
Sasuke sogghignò, accarezzando il braccio ferito dell'altro con un movimento mellifluo della mano, poi lo strinse, facendo presa sul taglio aperto. Naruto si lasciò andare a un sommesso grido di dolore, senza staccare gli occhi sgranati dall'uomo.
- Non importa la tua specie, so benissimo che cosa sei. Vedi di rigare dritto, sono stato chiaro? - Sibilò, freddo come il ghiaccio. - Altrimenti, userò le stesse mani che ho usato per curarti, e ti ucciderò. - Il pomo d'adamo di Naruto andava su e giù a una velocità impressionante, Sasuke gli storse il braccio facendolo urlare ancora. - Ci siamo capiti? -
- S-sì... - Gemette lui, gli occhi lucidi dal dolore, che si chiusero con forza quando il moro lasciò la presa sul suo braccio e si allontanò.
- Adesso sparisci, ragazzino. - Grugnì, senza smettere di fissarlo con quei suoi penetranti occhi rossi.
Naruto scappò via tenendosi il braccio, senza voltarsi neanche una volta. Sasuke lo sentì scendere le scale a velocità razzo, sogghignò nuovamente e chiuse la porta di casa, annullando lo Sharingan.
La parte preferita del lavoro era terrorizzare i teppistelli come quello, aveva corso un rischio nell'esporsi così, ma aveva avuto la conferma che cercava: quel tizio non era umano. Comunque sia, non era più un problema suo.
Sasuke si mise le mani in tasca, con l'intento di guardare l'ora sul cellulare... E non lo trovò. In un attimo, capì di essere stato fregato.
- Piccolo bastardo... - Mormorò, tentando di nascondere almeno a se stesso che era divertito. Chiuse la porta, tornando in casa, e sul suo volto diafano si distese un piccolo ghigno. - Alla fine non sei neanche così stupido, Naruto. -
STAI LEGGENDO
[Sasunaru] Un ragazzo fuori dall'ordinario
Fiksi Penggemar[SOSPESA] All'ombra di Tokyo, alle spalle dei cittadini ignari, dietro gli schermi luminosi e il caos tipico di una metropoli, sorge un'organizzazione segreta, che pone le sue radici nel mondo sovrannaturale: il suo nome è Akatsuki, e il suo scopo...