Sasuke bevve un altro sorso di caffè dalla tazza, tranquillamente. Evitò con un movimento del capo un quaderno lanciato con una pessima mira, e tornò a leggere il fascicolo dell'Università, memorizzando ogni paragrafo.
- Prova a ripeterlo, Suigetsu! - Ruggì una rossa dalla montatura nera, il volto purpureo dalla rabbia e i pugni stretti. In mano aveva molta cancelleria, di certo armi da lanciare contro il Suddetto Suigetsu: questi, un giovane allampanato con i capelli color neve e i canini ridicolmente affilati, ghignò. - Dico solo che se trovassi un filtro d'amore abbastanza potente, non esiteresti a rifilarlo a Sasuk-Porca merda! - E si buttò di lato, schivando uno sgabello che si infranse contro il muro della cucina fino-a-poco-prima linda e pinta.
- Karin, Suigetsu... - Li ammonì l'ultimo membro del gruppo, un giovane robusto e abbronzato, con una ondeggiante chioma colo carota. - Non avevate detto che avreste studiato, questa volta? -
- Ha iniziato lui! -
- Ha iniziato lei! -
E si fulminarono con lo sguardo, delle smorfie infantili che gli decoravano il volto.
Intanto, Sasuke lottava per non strangolare i suoi compagni, ripetendosi che avrebbe passato dei guai se li avesse fatti fuori: piano piano però, stava quasi pensando che avrebbe corso il rischio.
Maledetto lui quando (di malavoglia) aveva offerto casa sua come "campo base" per lo studio collettivo: se ne sarebbe dovuto stare buono, quell'attacco di magnanimità gli stava distruggendo la cucina. E pensare che aveva paura di quello che avrebbe potuto fare Naruto, i suoi colleghi erano peggio del ragazzo...
- Sasuke si sta innervosendo, e anch'io. Quindi smettetela, chiaro? - Borbottò il pel di carota, si chiamava Juugo ed era il più calmo del gruppo, persino più di Sasuke stesso, e ciò significava solo una cosa: se stava perdendo la pazienza, Karin e Suigetsu dovevano avere un qualche talento.
- Se lui tacesse, riuscirei anche a studiare come si deve. - Attaccò la rossa, acida.
- E se lei non fosse venuta, allora anch'io ce l'avrei fatta. - Ribattè a tono l'albino.
- Siete impossibili. - Sospirò Juugo, arreso all'evidenza del fatto che fosse impossibile metterli a tacere.
Niente, ogni tentativo di calmare le acque era inutile con quei due: sempre pronti ad azzuffarsi e a battibeccare, la volta che smettevano era per dormire. Sasuke si chiedeva spesso come aveva fatto a sopportarli per tutti quegli anni. E questo era uno di quei momenti.
Ad un tratto, si rese conto che il telefono stava vibrando ripetutamente nella sua tasca, gli schiamazzi dei due litiganti dovevano aver coperto la vibrazione: il moro afferrò l'apparecchio, e corrugò la fronte.
- Chi è? - Chiese Juugo, e Karin e Suigetsu smisero di picchiarsi per prestare attenzione, incuriositi.
- Kakashi Hatake. - Mormorò Sasuke, assorto.
Suigetsu sgranò gli occhi violacei. - Aspetta, quel Kakashi Hatake? Il Dominatore Illegittimo dell'occhio rosso, anche detto Kakashi dello Sharingan? Perché diavolo hai il suo numero, scusa? -
- Deficiente, era il suo sensei alle superiori. - Sbuffò Karin, e poi si rivolse al moro, in tono più smielato. - Hai idea di perché ti stia chiamando, Sasuke-kun? -
Lui in risposta accettò la chiamata, portandosi il cellulare all'orecchio. - Kakashi. A cosa devo la tua telefonata? -
L'unico motivo che gli veniva in mente per cui l'uomo dai capelli d'argento avesse potuto chiamarlo era, pensò scocciato, che il dobe avesse combinato qualche casino a scuola. La cosa lo innervosì, gli aveva intimato di rigare dritto e lui cosa faceva? L'idiota, probabilmente.
Il tono con cui Kakashi rispose però, era davvero serio, privo della leggerezza che lo caratterizzava. E già questo lo mise in allarme. - Pensavo di doverti avvisare, Sasuke. Se sei insieme ai tuo compagni puoi mettere vivavoce, dovete sentire tutti. - Il moro lo fece, circospetto, e i Taka si sporsero curiosi. O meglio, due su quattro lo fecero. - Ascoltatemi bene, ora. Nella Konoha High School c'è un allerta Bijou confidenziale. È stato rivelato il potere di un demone qui vicino, e all'appello mancano tre studenti. - Kakashi fece una breve pausa, e mentre i ragazzi scattarono sull'attenti, un sentimento sconosciuto si legò allo stomaco di Sasuke, quando finì di parlare. - Aminori Misaki, della 1°C, No Sabaku Gaara della 2°A e Uzumaki Naruto, sempre 2°A. Non ci sono molte possibilità che io li trovi in tempo, se sono insieme al demone, quindi muovetevi. - E chiuse la chiamata, anche se non ce ne fu bisogno.
I Taka si erano già adoperati per muoversi in quei venti secondi: in quel brevissimo lasso di tempo, ecco che tutti avevano armi e tute addosso, nascosti da un ulteriore strato di abiti mondani. Sasuke prese la sua katana, studiandola per un istante, poi la mise nel fodero, allineandola dietro la schiena.
- È alla Konoha, esatto? - Chiese Suigetsu per avere conferma, e si stiracchiò, infilando i pugnali nella cintura.
- Esatto. - Rispose Sasuke, con un'espressione imperturbabile sul viso diafano, tradita però dal luccichio preoccupato dei suoi occhi d'inchiostro.
- Sei sicuro che sia affidabile, l'informazione? - Domandò invece Juugo, che non era un tipo diffidente in sé, ma solamente cauto.
- Hatake non è il tipo da urlare al lupo. Se non è un Bijou, di certo è qualcosa di anomalo. -
"Naruto... E anche quel Gaara." Rimuginò Sasuke, pensieroso. "Sei proprio un dobe."
STAI LEGGENDO
[Sasunaru] Un ragazzo fuori dall'ordinario
Fanfic[SOSPESA] All'ombra di Tokyo, alle spalle dei cittadini ignari, dietro gli schermi luminosi e il caos tipico di una metropoli, sorge un'organizzazione segreta, che pone le sue radici nel mondo sovrannaturale: il suo nome è Akatsuki, e il suo scopo...