Terzo Capitolo

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ALCUNI GIORNI DOPO, PAUSA PRANZO.

"Ehi Celty, cosa penseresti se ti dicessi che stavo per prendere a botte Izaya ma l'ho lasciato andare?" domandò Shizuo, gli occhi dorati a fissare un punto non ben definito all'orizzonte.

"C-cosa?" digitò la Dullahan sul suo ipad, realmente sorpresa dalla rivelazione.

"Hai capito bene, l'ho lasciato andare."

"E c-come mai?" si affrettò a scrivere lei.

"Con quello stronzo non mi sono mai trattenuto, abbiamo sempre combattuto alla pari. Ma giorni addietro, nel suo sguardo, ho intravisto qualcosa che non avrei mai pensato potesse appartenergli: è come se un velo più oscuro del solito lo circondasse. Mi ha fatto ricordare in parte il me stesso che ero da bambino." confessò l'Heiwajima, un po' a disagio.

"Sono proprio un coglione vero?" rifletté poi, lasciandosi sfuggire un lieve sospiro.

"Io non credo! Shizuo, a dispetto di ciò che dice la gente, nel profondo sei una persona di cuore e sei onesto. Non c'è niente di cui vergognarsi in questo!" lo consolò Celty.

"Forse... Comunque è già da qualche tempo che la pulce si comporta in modo strano!" rispose lui, ripensando ai fatti accaduti in quel mese.

Eh già...

Nelle ultime settimane l'informatore aveva fornito un quadro di sé assai differente dal solito, e il biondo non riusciva a smettere di pensarci.

Che cos'è che aveva scorto nei suoi occhi?

Dolore?

Angoscia?

Tormento?

"Non dimenticarti mai che anche quel pazzo, alla fine di tutto, è pur sempre umano. Per quanto possa essere meschino, anch'egli probabilmente ha le sue giornatacce, proprio come te!" gli scrisse l'amica.

"Beh... In fondo hai ragione tu! Ti ringrazio per la chiacchierata!" le disse il giovane, sorridendo.

"Ora devo andare, tra mezz'ora ricomincio a lavorare, salutami Shinra!" esclamò un attimo dopo, avviandosi verso la strada.

La motociclista lo salutò con la mano.

"Celty dice il vero, ma è meglio fare attenzione! Con quello lì non si sa mai dove si va a parare!" pensava il mostro di Ikebukuro, mentre camminava lungo la via, fumandosi una sigaretta.

Era talmente assorto nei suoi pensieri...

Non si accorse nemmeno che lo stesso Orihara, seduto al tavolino di un bar lì vicino a sorseggiare un caffè, lo stava osservando dal vetro, in silenzio, senza muoversi né aizzarlo per farsi inseguire.

Non avrebbe potuto fare altrimenti.

Dall'ultima volta che si erano visti le cose erano cambiate, il loro intero rapporto era mutato.

Shizuo lo aveva risparmiato.

Non l'aveva picchiato in quel vicolo, non l'aveva nemmeno sfiorato...

E Izaya avvertiva una terribile frustrazione.

Per le persone come lui, che non conoscevano altro se non il linguaggio della violenza, quell'evoluzione costituiva un impasse.

E ora che non poteva più divertirsi col suo giocattolino preferito si sentiva irritato e deluso, se dal biondo o da sé stesso non avrebbe potuto dirlo.

Perché tutta quella agitazione?

Forse la lontananza forzata impostasi l'aveva destabilizzato?

Provava un'amara sensazione.

Proprio come il caffè che stava bevendo.

D'improvviso uno squillo lo fece sobbalzare.

Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e rispose distrattamente.

Dall'altro capo del telefono qualcuno della Raira lo informò che c'era stata una sparatoria davanti a scuola quella mattina.

Mairu era stata ferita e l'avevano ricoverata.

"Vado immediatamente." esclamò l'informatore, di nuovo un'espressione indecifrabile sul volto.

Ma che stava succedendo?

La sua vita continuava a venir stravolta, giorno dopo giorno, come se qualcuno si stesse divertendo a metterlo in difficoltà...

Proprio come aveva fatto fino ad ora lui con gli altri.

Si alzò improvvisamente dalla sedia e cominciò a camminare sempre più velocemente fino a che si ritrovò a correre in direzione dell'Ospedale, un macigno invisibile nel petto.

Il collasso era prossimo.

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Ricordo ai lettori che questa storia non mi appartiene in alcun modo, tutto quello che ho fatto è stato semplicemente portarla su questa piattaforma.

Vi ringrazio per essere passati a dare un'occhiata!

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