Quattordicesimo Capitolo

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Aiuto.

Quante volte da piccolo aveva sussurrato tale parola, immerso nella propria solitudine...

E quante volte ancora l'aveva ripetuta mentre si trovava in riformatorio...

Nessuno, però, l'aveva mai udito, il suo tacito ed angosciato grido di dolore, e alla fine persino lui aveva smesso di ascoltarlo, convincendosi di poter riuscire a seppellire, per sempre, ogni emozione in fondo al cuore, insieme al resto.

Quel perfido sorrisino era divenuto l'unica espressione che si era concesso di mostrare, ma con gli avvenimenti degli ultimi mesi molte cose erano cambiate, e ora, lo sguardo smarrito e confuso che aveva sembrava appartenere ad un'altra persona.

Se Izaya si fosse visto ad uno specchio, probabilmente avrebbe riso di sé stesso.

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"S-Shizu-chan...Che... Che cosa hai detto?" mormorò incredulo.

"Ti ho detto che vorrei offrirti il mio aiuto, se me lo consenti... E, ripeto, io non ti odio, pulce." affermò di nuovo lui, con sguardo serio.

"M-ma io sì! Io... Io invece ti odio con tutto me stesso!!!" replicò l'informatore, con voce un po' stridula, lasciandosi involontariamente sfuggire di bocca quelle parole, in un ultimo patetico tentativo di "proteggersi" e di negare il calore che le precedenti gli avevano smosso nel cuore.

"Si... Me l'hai ripetuto centinaia di volte... Però... Mi chiedo... Se a scuola io non avessi reagito a quel modo... Oggi mi parleresti lo stesso in maniera tanto ostile? Oppure no?" gli domandò l'altro, osservandolo pensieroso ed inclinando la testa di lato.

"Che... Che c'entra adesso tutto questo???" sbottò l'Orihara, sgranando gli occhi, inquieto.

"Prima, fuori di te dalla collera, mi hai urlato contro quel SEMPRE come se le mie parole di tanti anni fa ti arrecassero tutt'oggi disagio... E' così, Izaya? Noi, per tutto questo tempo... Abbiamo saputo solo combatterci, incapaci di comportarci da persone civili. Alla fine, però, non siamo mai arrivati ad ammazzarci. Perché? Te lo sei chiesto? Eppure le occasioni ci sono state. Per entrambi." esclamò Shizuo, sempre più serio, intanto che faceva un altro tiro dalla sigaretta accesa prima.

Il brunetto si rimescolò da capo a piedi, spaventato al pensiero della direzione, nella quale, tale discorso li avrebbe portati.

"Sai, nonostante mi pesi molto farlo, devo ammettere che, per quanto mi riguarda, le nostre scorribande, in un certo senso, a dispetto delle incazzature... Allo stesso tempo... Mi divertivano. Tu non avevi paura ed io potevo essere completamente me stesso, perché, sin dall'inizio, sei riuscito a tenermi testa benissimo. E' difficile da spiegare, ma in qualche maniera... Azzuffandomi con te... Mi sentivo meno... Solo." concluse infine, sospirando ancora e abbassando gli occhi, lievemente accigliato.

L'informatore trasalì, turbato.

"Ma... Ma sei serio?" gli domandò, cercando di nascondere il proprio stato d'animo e di sembrare il più ironico possibile.

"In effetti... in alcuni momenti avrei voluto ammazzarti per davvero, lo confesso." asserì l'Heiwajima, corrucciato, grattandosi la testa.

"Sai essere parecchio rompicoglioni quando ti ci impegni! Comunque... Per tornare al discorso di prima: l'altro giorno sul fiume, per esempio, se avessi voluto avresti anche potuto uccidermi, dato che, parole tue, sono pur sempre un essere umano. Perché non l'hai fatto allora, se mi odi così tanto?" seguitò, tornando ad osservarlo, ed aspirando di nuovo dalla cicca.

L'Orihara trasalì ancora, ma non rispose a quella domanda.

"Mi odi sul serio? Izaya, il nostro rappor-

BREAKDOWN | by LavrielDove le storie prendono vita. Scoprilo ora