constellations

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24\settembre\2017
tsukkiyama,

C

hiunque conoscesse quella giraffa con gli occhiali sarebbe stato capace di confermare con certezza che era più divertente e utile parlare con una roccia piuttosto che con lui. Non era molto strano pensarlo, visto che il soggetto a cui si riferiscono non è altro che l'altezzoso Tsukishima Kei. Un ragazzino di quindici anni alto quanto una pertica, e con un ego delle dimensioni di un mare. Se hai avuto la fortuna di conoscere il misterioso e raro suono della sua voce, probabilmente non ti sarai dimenticato dei successivi insulti che ti saranno piovuti addosso come un acquazzone, o perlomeno del muro di acidità che ti si è parato davanti.

Davvero, parlare con una roccia sarebbe stato molto meglio che parlare con Kei. Ma questo non era quello che pensava Tadashi.

Chi fosse quest'ultimo? In effetti non è nessuno che può attirare l'attenzione così tanto da far ricordare il proprio nome. Un sempliciotto, alto forse poco più della media, col volto pieno di lentiggini. Di speciale? Non ha fatto mai nulla.

Ma era l'unico che non avrebbe di certo preferito una roccia qualunque quando l'alternativa era stare con Tsukishima. Che si trattasse di chiacchierare su quanto la gente fosse idiota o restare in completo silenzio, a Yamaguchi andava bene.

Ma proprio perchè Yamaguchi amava così tanto passare il proprio tempo con l'amico d'infanzia, sapeva che c'era un argomento particolare che di certo non li avrebbe lasciati in silenzio, o almeno non Kei. Si trattava delle stelle e delle costellazioni.

In effetti, una tra le loro prime conversazioni "amichevoli" era nata proprio da quell'argomento. Era sera, mentre Tsukishima camminava con le proprie cuffie intorno al collo, al fianco del minuto e tremolante Tadashi, quest'ultimo terrorizzato dal buio. E il lentigginoso aveva chiesto, "quale fosse secondo lui la stella più vicina alla terra"

Inutile dire che Kei gli aveva praticamente riso in faccia, «Il sole, ovviamente. Non essere idiota.» aveva borbottato senza tono, e questo aveva un po' colpito una parte sensibile nel carattere di Yamaguchi.

Quest'ultimo infatti decise che, per non fare altre figuracce, avrebbe cercato di parlare di meno. Si era sentito il volto in fiamme dopo quella risposta, e allo stesso tempo così stupido. «Già, che stupido...» aveva risposto con i denti stretti, mentre si tormentava le mani per la sensazione forte di insicurezza che era appena nata dentro di sè.

Ma nonostante Tsukki fosse solito a fare questi commentini, l'amico sembrò quasi abituarsi al suo carattere, e finì per dedicargli più tempo possibile. Alla fine, gli piaceva così tanto stare in compagnia di Kei, restare al suo fianco e far ricadere il proprio sguardo sul suo bel viso, sul definito collo, sulla mandibola pronunciata e notare in che modo praticamente aggraziato i ricciolini biondi ricadevano vicino il suo orecchio e sulla sua fronte.

Una sera, dopo gli allenamenti del club di pallavolo, entrambi si ritrovarono in spaventoso silenzio, fino a quando Yamaguchi non cominciò a pensare con tutto sè stesso a qualcosa da chiedergli. «Ehi, Tsukki, quante sono le costellazioni?» domandò con un angolo delle labbra alzato.

Tsukishima si portò un dito sulla montatura degli occhiali in mezzo alle lenti, sistemandoseli meglio sul naso. «Ottantotto.» rispose con tono orgoglioso, come se fosse la prima cosa che avesse imparato quando venne al mondo. «E' il risultato dell'originario elenco tolemaico formato da quarantotto costellazioni cui si aggiunsero nei secoli le altre quaranta. Dal 1930 l'UnioneAstronomica internazionale ha ufficialmente adottato il numero di 88costellazioni e fino ad oggi non vi sono stati cambiamenti di sorta. All'iniziodel 2000 è stata avanzata l'ipotesi di modificare o addirittura cancellarealcune costellazioni poco visibili come il Cancro e la Chioma di Berenice...»

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